2002/2003 – Not in my name, dentro la guerra globale

Continuiamo ad essere all’interno dei vari percorsi nati dai disobbedienti, nello spazio più ampio del movimento no global.

Sono anni segnati dalla guerra nella sua nuova fase iniziata formalmente il 20 marzo 2003 con l’invasione dell’Iraq.

Not in my name, disertare, disobbedire alla guerra globale, alla guerra dell’impero, alla guerra al terrorismo, come veniva declinata la pervasità della ricerca di nuovi meccanismi di comando globale.

Diplomazia dal basso come capacità di agire direttamente dove c’è la contraddizione e di costruire nuove relazioni libere tra comunità locali, per opporci agli interessi economici e politici che guidano le relazioni internazionali tra stati ed apparati di potere e si materializzano in una diplomazia ufficiale fatta di cinismo ed opportunismo.

Carovana come forma per praticare la diplomazia dal basso in maniera collettiva. Un’azione internazionale che rompa con la pura solidarietà per costruire complicità con chi nel mondo vuole cambiare radicalmente il presente e costruire un futuro di dignità e libertà.

2002

25 gennaio smontaggio CPT Bologna

L’anno si apre con lo smontaggio del CPT in Via Mattei a Bologna: un centinaio e più di disobbedienti di Bologna e del Nord Est entrano nella struttura in costruzione e ne vengono portati fuori i pezzi. Il CPT è smontato letteralmente. Una azione chiara per affermare nella “rossa” Emilia, dove oltre a Bologna un altro CPT è in costruzione a Modena, che la nostra Europa non ha confini.

27 gennaio Incontro Nazionale Ya Basta

Ci ritroviamo a Bologna. Nell’incontro molto partecipato facciamo un bilancio della Carovana che abbiamo fatto in Chiapas, dove siamo tornati dopo la partecipazione alla Marcia del 2001, approfondiamo la discussione sulla Colombia e condividiamo quello che alcuni di noi hanno fatto in Palestina con Action for peace, decidendo di partecipare in massa alla prossima iniziativa europea in Palestina e di incentivare il boicottaggio di Israele.

Della Colombia avevamo iniziato ad occuparci seguendo la Campagna internazionale in difesa degli Uwa, indigeni in lotta per preserverare il loro territorio ancestrale dagli interessi legati al petrolio delle multinazionali, prima la Occidental Petrolium e poi la Repsol. Sarà la prima occasione per iniziare ad andare e conoscere la Colombia, le sue complessità, le sue resistenze. Un cammino che continuerà negli anni seguenti, tessendo relazioni con altre realtà urbane e rurali. Un paese in cui la guerra assume il volto di civile e narcotica.

26 marzo – 6 aprile Palestina Action against Global War

Partecipiamo in massa all’iniziativa Action for peace in Palestina, promossa da numerose strutture italiane ed europee.

Action against Global War, così chiamiamo un’esperienza fortissima che ci mette di fronte a come la guerra globale viene declinata in questo pezzo di terra.

Una decina di giorni intensissimi in cui rompiamo il divieto di entrare a Ramallah, bloccata dall’esercito israeliano, raggiungiamo l’ospedale nella città piena di carrarmati e sotto coprifuoco, partecipiamo a rompere l’assedio del compound dove si trova Arafat, manifestiamo a Gerusalemme. Disobbediamo collettivamente alla guerra, alle zone rosse  in nome dell’umanità.

Le immagini e quello che abbiamo vissuto in questi 10 giorni ci sono rimasti dentro.

Quando torniamo a casa il minimo ci pare costruire, inventare nuove iniziative per boicottare le complicità di ogni tipo con un regime israeliano, che definiamo di apartheid. Ci impegniamo nella campagna contro la Caterpillar, i cui bulldozer demoliscono le case e la vita dei palestinesi. Sosteniamo il Medical Relief, struttura di base per la salute. E continuiamo ad andare in Palestina per dire Stop the wall.

Marzo in Ecuador

Mentre siamo in Palestina un paio di noi vengono espulsi dall’Ecuador per aver partecipato a iniziative del Campamento Internacional del Lago agrio contro l’oleodotto OCP in Amazzonia. Da allora le lotte contro l’estrattivismo selvaggio in Ecuador saranno un nostro terreno d’azione.

Si concretizza l’importazione del caffè dalle comunità zapatiste: il Cafè Rebelde Zapatista arriva in Italia. Da allora grazie alla costanza di Ya Basta Milano i chicchi del caffè viaggeranno oltre l’oceano trasformandosi in pacchetti che arrivano in tutta la penisola per riempire le moke italiane. Una complicità concreta tra mondi diversi.

6-10 dicembre Firenze FSE

All’interno del Laboratorio delle disobbedienze nei giorni del Forum Sociale Europeo partecipiamo alla sperimentazione di innovativi spazi comunicativi, Global Radio, che poi ci accompagnerà in Palestina, America Latina etc.., Global TV con cui saremo sul satellite dal Chiapas a fine anno da San Cristobal durante la manifestazione fatta dagli zapatisti, Global rivista per approfondire il mondo che sta mutando, il tutto coordinato dal portale di Globalproject. A Firenze manifestiamo in migliaia contro la guerra.

2003

L’anno si apre con i venti di guerra che soffiano come la bora verso l’Iraq.

Febbraio – Trainstopping

Scegliamo di materializzare il rifiuto alla guerra in Iraq bloccando i treni carichi di morte, che partono dalle varie basi militari in Italia, come quelli che da Camp Ederle a Vicenza devono raggiungere Camp Derby in Toscana, punto logistico per la guerra in Iraq. Con un tam tam serrato si attuano diversi blocchi nelle stazioni di percorrenza, fino alla Toscana. Un modo diretto per cercare di disobbedire alla guerra e fermare la macchina bellica anche a casa nostra.

15 febbraio – Not in My name

In tutto il mondo, in più di 600 città, si scende in piazza contro la guerra .

A Roma manifestiamo in migliaia, dal palco Heidi Giuliani la madre di Carlo, ucciso a Genova durante le giornate contro il G8 legge una lettera che arriva dall’EZLN.

La guerra formalmente inizia il 20 marzo 2003 con l’invasione dell’Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d’America con il beneplacet dell’ONU.

L’obiettivo dichiarato la deposizione del dittatore Saddam Hussein. Il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione, dopo un paio di settimane il presidente statunitense George W. Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala.

Da allora l’Iraq ancora non ha ancora trovato pace.

Oltre a partecipare allo sciopero generale e alle varie iniziative, sentiamo la necessità di fare di più per disobbedire alla guerra, come con le azioni contro la Esso, compagnia petrolifera che trae profitto dal controllo del petrolio nell’area di guerra.

30 maggio – 8 giugno Viaggio in Medioriente dalla Palestina all’Iraq

Diplomazia dal basso, creare legami diretti con le comunità irachene, affermare un’altra solidarietà non quella a senso unico con le divise militari, queste le nostre motivazioni.

Nella iniziativa per andare dalla Giordania in Iraq e Palestina coinvolgiamo diverse amministrazioni locali italiane, quelle disposte a mettersi in gioco localmente e globalmente.

Alcuni di noi vanno in avanscoperta in Iraq per preparare il nostro arrivo.

Arrivati in Giordania, nonostante le precedenti assicurazioni, il nostro convoglio viene fermato alla frontiera con l’Iraq una prima volta.

Torniamo ad Amman e occupiamo l’ambasciata italiana, riotteniamo le carte del convoglio, rifacciamo la strada per la seconda volta dalla capitale giordana fino al confine.

Di nuovo, questa volta in maniera più dura, i militari americani ci bloccano al confine con l’Iraq.

“Ya Basta Antiglobalisation = no autorisation”, più o meno la frase che ci dicono i militari puntando il carro armato su di noi.

Non si passa o meglio passano solo le merci e i convogli militari autorizzate verso l’Iraq e le cisterne in uscita.

Una frontiera invalicabile anche per le centinaia di persone, più di 1200, che vediamo abbandonate nella terra di nessuno, lasciate nella terra di mezzo tra Giordania e Iraq. Di cui continueremo a denunciare l’esistenza prima invisibile.

RWEISHED CAMP,CAMPO PROFUGHI NELLA TERRA DI NESSUNO TRA IL CONFINE IRAKENO E IL CONFINE GIORDANO,I RIFUGIATI IN SCIOPERO DELLA FAME FOTO SIMONA GRANATI

Torniamo in Giordania e arriviamo al confine con Israele. Anche qui siamo bloccati. Siamo persone indesiderate: le frontiere blindate del tempo della guerra.

Al ritorno lanciamo una Campagna per rompere il silenzio intorno alla situazione delle centinaia di persone che abbiamo visto abbandonate nella terra di nessuno.

Vogliamo costruire relazioni libere dalle divise militari con le comunità irachene, andare in Iraq: oggi lo stiamo facendo, ma allora non sapevamo che ce l’avremmo fatta. 

Il 15 luglio 2003 inizia la missione italiana denominata “operazione Antica Babilonia”, sotto controllo inglese, con base a Nassirya, sotto la guida inglese. Autorizzata dalle Camere il 15 aprile, definita “operazione militare con finalità di peacekeeping.

Estate in Chiapas verso Cancun e in Palestina

Partecipiamo in Messico alle iniziative per la nascita dei Caracoles, ulteriore passo nell’autonomia zapatista.  Poi una delegazione si reca a Cancun dove si terranno le proteste che bloccheranno i lavori della riunione del WTO.

Andiamo anche in Palestina all’interno della campagna Stop the Wall, come racconta Ya Basta Bologna in un accurato resoconto.

Novembre al FSE in Francia

Partecipiamo al Forum Sociale Europeo a Saint Denis, in cui portiamo la proposta di costruire delle carovane, che abbraccino l’intero Medioriente, il nostro euromediterraneo.


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