Kurdistan Iracheno – Viaggio tra musica, fumetti ed arte

” … forse possono essere le Arti a ricordare all’umanità che la persona non soltanto distrugge e ammazza, impone e sottomette, disprezza e dimentica, ma che è anche capace di creare, liberare e produrre memoria”
Subcomandante Insurgente Moisés – Subcomandante Insurgente Galeano

E’ difficile racchiudere in parole scritte le tante emozioni, riflessioni e sorprese che una settimana nel Kurdistan Iracheno lascia.
Ci proviamo usando parole scritte ed immagini, sperando al più presto di incontrarvi dal vivo per raccontarvi anche quello che non può essere contenuto in questo testo.
Al ritorno dal viaggio siamo ancora più convinti dell’importanza del conoscere direttamente quel che avviene in Iraq come in qualsiasi posto dell’altra sponda dei nostri confini europei.
Solo la conoscenza diretta sfata stereotipi e preconcetti e può avvicinarti a società, certo diverse profondamente dalla nostra, ma ricche di complessità e vivacità, nonostante i drammi causati da guerre e conflitti passati e recenti.

IL VIAGGIO
Partiamo dall’Italia dopo che sono stati riaperti i voli internazionali negli aereoporti del Kurdistan Iracheno. Dopo il referendum del settembre scorso, ci sono state forti tensioni tra Governo locale e quello Centrale, in particolare attorno a zone importanti per la produzione di petrolio come Kirkuk. Per riaffermare il proprio potere il Governo Centrale di Baghdad aveva ripreso il controllo diretto degli aereoporti e per arrivare nel Kurdistan Iracheno bisognava passare da Baghdad, avendo lo stesso visto necessario per entrare nel paese.
Avere il visto per entrare in Iraq non è semplice. In genere lo ottengono diplomatici, operatori di ONG, giornalisti e militari. Ma se è difficile per noi entrare in Iraq ben più difficile è per un iracheno entrare in Europa. La domanda molte volte viene respinta oppure ritardata nel solito gioco al ribasso a cui sono sottoposti i cittadini extra-europei di determinati paesi.

Il nostro viaggio ha uno scopo particolare: partecipare ai Laboratori di fumetti e di musica che si svolgeranno nei Centri Giovanili coordinati da Un ponte per … nella zona di Sulaymaniyah. I Centri sono due: uno a Arbat Camp, campo per rifugiati siriani e un altro presso il Monastero della Comunità di Deir Mar Musa in città.
I laboratori curati dal fumettista Claudio Calia e dal Maestro Luca Chiavinato  fanno parte delle attività del Progetto Grow up together.
Alla delegazione partecipano i ragazzi di Officina 31021 di Mogliano Veneto.
Una parte di noi arriva ad Erbil, l’altra a Sulaymaniyah direttamente e Luca passerà invece da Baghdad.

ARRIVO AD ERBIL

Lunedì 9 aprile, giorno del nostro arrivo, è festa in Iraq. E’ la “Giornata della liberazione” ovvero la caduta di Saddam e del regime baathista in quel lontano 2003. La gente, come in tutto il mondo nelle giornate festive, ne approfitta per stare in famiglia, per fare una gita fuori città.
Passiamo a salutare al Centro Giovanile di Erbil, dove funziona la radio comunitaria aperta nell’autunno 2017. Si trasmette anche se è festa.

I programmi sono in lingue diverse (arabo, curdo ed assiro), affrontano argomenti di carattere sociale accompagnati da momenti culturali. La radio copre tutta Erbil e trasmette 5 ore al giorno.
Trasmettere programmi comuni per tutte le diverse comunità religiose ed etniche vuole contribuire a rafforzare la coesione sociale, la comunicazione tra gruppi diversi, rifugiati siriani, sfollati interni, residenti curdi e non. Questi territori, da sempre un crogiolo di differenze, da quel lontano 2003 ad oggi sono stati continuamente attraversato da conflitti e tensioni, frutto del complesso scacchiere geopolitico regionale ed internazionale.

I Centri giovanili coordinati da Un ponte per… hanno proprio lo scopo di essere luoghi possibili di tolleranza e condivisione. Attraverso le radio il messaggio viaggia nell’etere raggiungendo l’intera città ..
Diamo un’occhiata alle nuove attività, come i prodotti del laboratorio di riciclo, e ai bellissimi nuovi quadri frutto del Laboratorio di disegno. Uno in particolare ci colpisce è un quadro collettivo dipinto nella giornata per la pace.
Lasciamo Erbil, le sue centinaia di costruzioni edilizie bloccate, come segno della crisi economica dell’area, dopo lo sviluppo economico drogato frutto dell’iniezione di fondi internazionali fatta una quindicina di anni fa.
Attraverso un paesaggio ancora verde, prima che tutto diventi giallo ed assolato per l’arrivo dei caldi estivi, ci dirigiamo verso Sulaymaniyah.

MONASTERO DEIR MAR MUSA – SULAYMANIYAH

Lungo la strada principale della città alcuni murales parlano della questione di genere, delle difficoltà delle donne ad avere gli stessi diritti degli uomini e denunciano la violenza dei matrimoni coatti. Anche se Suly è considerata una città relativamente aperta non mancano le discriminazioni verso le donne. Una situazione peraltro acuita dalla situazione costante di tensioni e conflitti. Ma qui come in tutto il paese non manca la voce delle donne e la loro voglia e autodeterminazione.

Arrivati al Monastero un incontro “emozionante” per Claudio Calia. A riceverci è Padre Jaques Mourad uno dei personaggi principali del libro “Kurdistan. Dispacci dal fronte iracheno”.

Padre Jaques Mourad da due anni vive fuori dalla sua terra natale, la Siria, come scelta di condividere la sorte delle migliaia e migliaia di donne ed uomini costretti a scappare dal paese per la guerra.
In queste ore così convulse per tutta l’area mediorientale e non solo, mentre volano i proclami via twitter di Trump accompagnati da bombe propagandistiche, i comunicati stampa di Putin e delle tante altre potenze che hanno fatto della Siria il loro terreno di scontro sulla pelle dei siriani, il punto di vista di Padre Jaques ci pare molo utile per guardare la realtà, cioè la verità.
Ce n’è veramente bisogno per non essere volutamente miopi, rinchiusi in dogmi ed ideologie morte e sepolte.

Con Padre Jaques parliamo anche delle molte difficoltà del ritorno della gente nelle città e villaggi prima occupati da Daesh, come la zona di Mosul, l’intera pianura di Ninive e il Nord. Dopo la “liberazione” restano moltissimi problemi. Le famiglie delle minoranze come cristiani, ezidi, assiri fanno fatica a tornare perchè le loro case sono distrutte, non ci sono attività produttive, scuole ed università funzionano a singhiozzo ed in più i legami sociali con altre componenti religiose come i sunniti sono minati da quanto successo o come gli sciti inquinati dal dubbio che vogliano far crescere la loro presenza per creare una sorte di cambiamento demografico.
Questo del cambiamento demografico è un problema che riguarda l’intera regione.
Basta pensare come il Governo di Erdogan vuole riallocare i rifugiati siriani arabi che sono in Turchia portandoli nella zona di Afrin, o come dietro le milizie scite iraniane si creino nuovi insediamenti o come anche gli stessi curdi si spostano. Alla luce di questi spostamenti di intere comunità si capisce chiaramente che niente ritornerà come prima.

LABORATORIO DI FUMETTI

Non è facile parlare di fumetti con ragazze e ragazzi che non conoscono i fumetti, che normalmente non se li possono comperare in edicola o libreria, che al massimo conoscono i supereoi per i film, ma Claudio ci riesce pienamente.

Superato il problema della lingua che qui è una costante perchè alcuni parlano arabo, altri curdo, altri sorano … l’approfondimento sulla storia dei fumetti e l’uso delle graphic novel per parlare della realtà diventa l’occasione di uno scambio reale di esperienze.
Sarà così per tutto il Laboratorio, che diventa anche una discussione collettiva tra la nostra delegazione e i ragazzi sui luoghi comuni che ci strangolano tutti. Tutto è partito da “semplici” domande: è vero che in Europa si pensa che tutti gli arabi siano terroristi? Noi in Iraq pensiamo che l’Europa sia un paradiso, voi che dite?

Nei giorni successivi i ragazzi scelgono il tema della storia che ognuno di loro vuole raccontare.
Uno dei temi ricorrenti è la questione delle frontiere, dell’impossibilità di muoversi liberamente, dell’incubo dei visti così difficili da ottenere.
Altre storie riguarderanno la questione di genere.
Altre ancora la devastante situazione con l’arrivo di Daesh.
Altre storie saranno sogni e desideri …

Le illustrazioni realizzate saranno pubblicate in un ebook collettivo, che sarà realizzato al nostro ritorno.

ARBAT CAMP

Al Campo nel paesino di Arbat sono sistemati diversi migliaia di rifugiati siriani.
ll loro numero purtroppo non accenna a diminuire, visto che la guerra nel paese non si ferma. Se infatti qualcuno tenta di tornare a casa in particolare nell’area del Nord Est della Siria, nonostante le difficili condizioni che trova, molti non possono neanche sperare di tornare in tempi brevi perchè la situazione di distruzione materiale e sociale dei luoghi di provenienza è totale.
Per queste famiglie non resta che la scelta di strutturare in maniera sempre più stabile la presenza nei campi nel Kurdistan Iracheno. Se si gira nei Campi rifugiati si vedono piccole casette molto precarie che iniziano a prendere il posto delle tende. Naturalmente la provvisoria stanzialità dei rifugiati siriani fa crescere le necessità sociali di servizi educativi, sanitari etc.. mettendo a dura prova il sistema dell’emergenza.

Il Centro Giovanile aperto da Un ponte per … nel campo svolge moltissime attività.
E’ stata da poco aperta una radio, in cui i ragazzi stanno imparando ad essere comunicatori professionisti. I programmi riguardano informazioni sui servizi per i rifugiati e campagne di sensibilizzazione.

Nel Centro Giovanile si svolgono corsi professionali, attività per donne, animazione e doposcuola per i bambini. E ovviamente attività sportive.

Per sostenere in particolare le attività sportive a Mogliano Veneto è stata raccolta parecchia attrezzatura sportiva, mute, palloni etc … che viene consegnata tra la contentezza di operatori e ragazzini.

LABORATORIO DI MUSICA

“.. abbiamo la fortuna di poter interloquire con persone diverse attraverso il linguaggio comune della musica”.

La prima tappa del Laboratorio musicale con Luca Chiavinato è ad Arbat Camp. Vi partecipano ragazze e ragazzi rifugiati siriani.

Ad accompagnare Luca come formatori sono alcuni dei giovani musicisti che hanno collaborato al CD Walking Sounds. A questo serve anche il Laboratorio di musica … a formare i formatori. Cioè a far sì che gli stessi ragazzi a loro volta diventino capaci di insegnare musica, di farne uno strumento di crescita ed espressione.

Il laboratorio si sposta poi al Monastero a Suly. Arrivano giovani da diversi posti, sono più di una quarantina.
Ragazze e ragazzi delle diverse città del Kurdistan Iracheno, coordinati da Luca Chiavinato provenienti dalle varie comunità che rendono questo paese un mosaico di differenze, iniziano fin dalla mattina a fare prove e performance. In piccoli gruppi si formano, provano poi si presentano agli altri, … poi si mischiano e riprovano sonorità e musiche.

Per tre giorni, divisi in tre gruppi provano e creano per preparasi all’evento finale.
per tre giorni parlano, ridono, discutono assieme nonostante le diverse provenienze e comunità. Non importa se uno parli arabo e l’altra curdo. La musica unisce, crea comunità di desideri ed espressioni.

Domenica sera è il gran finale. Le porte del Monastero si aprono al pubblico. I ragazzi coordinati da Luca eseguono i pezzi che hanno preparato

Ragazze e ragazze delle diverse città del Kurdistan Iracheno, coordinati da Luca Chiavinato provenienti dalle varie comunità che rendono questo paese un mosaico di differenze, iniziano fin dalla mattina a fare prove e performance. In piccoli gruppi si formano, provano poi si presentano agli altri, … poi si mischiano e riprovano sonorità e musiche.

#WalkingSounds continuerà il suo cammino nei prossimi giorni con nuovi concerti … con note che costruiscono uno spartito comune oltre ogni divisione e frontiera!

TOBACCO FACTORY – SULAYMANIYAH

E’ stata una incredibile sorpresa incontrare l’esperienza della Tobacco Factory.
Si tratta di un’area immensa nel centro città che doveva diventare un Centro commerciale ed invece grazie all’impegno di alcuni artisti, professori ed intellettuali, al posto dell’ulteriore speculazione, sta diventando un grandissimo Centro Culturale ed Artistico.

Per ora c’è una parte, di centinaia e centinaia di metri, dove giovani studenti e studentesse hanno attrezzato spazi vari come cinema, palestra, sale d’arte, caffè, sala danza, sala musica, installazioni artistiche.

In un’altra parte, diversi capannoni ristrutturati saranno inaugurati tra un mesetto come spazi espositivo e di workshop.
Qui incontriamo artisti ed anche diversi fumettisti di Baghdad, qui chiaccheriamo con attivisti impegnati in campagne ambientaliste come quelle per la difesa dei fiumi Tigri ed Eufrate.
L’esperienza della Tobacco Factory è veramente incredibile. Difficilmente se non l’avessimo vista di certo non avremmo potuto immaginare che in un paese che ci viene descritto come arretrato e statico, ci possa essere tanta energia.
Ma l’energia e la voglia di vivere c’è nel Kurdistan Iracheno, in Iraq come in tutti i luoghi se interessi economici e di comando geopolitico non travolgessero vite e desideri.

RITORNO

E’ giunta l’ora di tornare. La strada del ritorno ad Erbil si snoda attraverso montagne e vallate.

E’ una giornata di festa e al Lago Dukan le famiglie si godono il paesaggio tra selfie e spuntini. Come accade o dovrebbe accadere in ogni parte del mondo.


La delegazione e le attività fanno parte del Progetto Grow up together

Il progetto con il contributo della Regione del Veneto è coordinato da Associazione Ya Basta, Via Barbarigo 17, Padova.
Info: padova@yabasta.it tel. 0498751003


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