Settembre 2000 – A Praga con il treno zapatista contro FMI e BM

A Praga nel settembre 2000 deve svolgersi il 55° incontro del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, due tra le strutture che rappresentano in maniera emblematica l’arroganza del potere globale. Sherpa, ministri, consulenti, apparati sono attesi nella città per discutere le politiche finanziare con cui strangolare il pianeta. Non a caso l’incontro si tiene in una città dell’est Europa.

Non solo strutture locali, raccolte intorno all’INPEG ma molte reti europee si organizzano, fin dalla tarda primavera, per dar vita alle giornate di contestazione.

Il governo dell’ex dissidente dal pensiero dell’est Vaclav Havel non esita a voler fare la propria bella figura nello scenario del potere iniziando chiudendo le frontiere ai contestatori: vecchi sistemi per nuovi governi.

Dall’Italia nasce l’idea di un nuovo treno che attraversi l’Europa per giungere a Praga.

Il treno che partirà dall’Italia il 24 settembre 2000 è stracolmo, alcune migliaia di persone raccolgono l’idea di dare corpo materiale ad un movimento che vuole trapassare le frontiere per affermare la centralità dell’umanità.

A bordo siamo in tanti, con noi anche associazioni, comitati ed anche Giovani Comunisti del Partito di Rifondazione Comunista e Verdi.

Arriviamo di notte, ancora mezzi addormentati dalle ore di viaggio, a Horni Dvoriste, frontiera tra Germania e Cecoslovacchia. Il treno viene bloccato. Quando ci accorgiamo che alcuni compagni vengono fatti scendere e portati in un furgone, ci rendiamo conto che esiste una lista nera di attivisti che il governo ceco non vuole far entrare.

Iniziamo a difendere i compagni che la polizia vuole bloccare, scendiamo tutti dal treno. Nasce così un blocco della stazione. Parte il tam, tam a Praga si protesta direttamente alle sedi del Governo. Formalmente interviene anche l’Ambasciatore italiano che alla fine di 15 ore di proteste garantisce di accompagnare i 4 compagni fermati, dopo nuovi controlli a Praga. Peccato che come spesso succede il suo impegno in seguito si dimostrerà inaffidabile. Intanto noi eravamo già partiti dopo aver trasformato lo sconosciuto paesino di Horni Dvoriste nel luogo della protesta contro le frontiere.

Arrivati a Praga il nostro luogo di concentramento è lo stadio Strahov.

Per tutta la notte l’intero stadio si trasforma in un’officina creativa per costruire strumenti di protezione, per essere pronti alla giornata di disobbedienza a chi si riunisce al Centro congressi blindato.

Durante il corteo che ci porta fuori dello stadio, nel cuore di Praga viene smontato  completamente un Mac Donald: un’azione di smantellamento concreto di uno dei simboli della globalizzazione dello sfruttamento. Altri Mc Donald saranno oggetto di altre azioni: il minimo per una catena che racchiude in sé lo sfruttamento dell’ambiente, dei lavoratori, delle logiche di consumo.

Quando arriviamo a Piazza Miru il concentramento è pieno. In piazza le diverse anime del movimento no global.

Il nostro spezzone parte per andare verso il Centro Congressi. Arrivati al ponte  Nusle ci troviamo di fronte il blocco della polizia ceca. Non ci fermiamo e per diverse ore continua la resistenza contro la polizia che cerca di allontanarci.

Intorno a noi le strade che portano al Centro congressi sono teatro di innumerevoli azioni.

Il blocco giallo, noi con le nostre tute bianche insieme a molti altri compagni europei e la disobbedienza attiva, il blocco blu con l’azione diretta, il blocco rosa con l’iterferenza creativa: strade e forme diverse di agire un terreno di contestazione comune.

Alla fine della giornata una cosa è certa: la riunione del FMI e BM si può dire bloccata, disturbata realmente da un movimento plurale a cui si pensa di poter rispondere in forma repressiva.

Nella notte lasciamo Praga che ancora le orde di barbari, cioè la polizia ufficiale, tenta di rastrellare la città. Uno scenario di cariche ed arresti che sono la faccia unica del potere.


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