Intorno alla venuta per la prima volta di una delegazione di basi d’appoggio zapatiste dell’EZLN in Italia, si costruisce una nuova dinamica politica, anticipazione di molti eventi degli anni successivi.
E’ il ragionamento sullo spazio europeo come dinamica della lotta contro il neoliberismo, il pensiero unico della globalizzazione selvaggia, e come affermazione della possibilità della trasformazione e della liberazione.
Il Meeting e la manifestazione a Venezia, dal 12 al 14 settembre 1997, contro il secessionismo razzista della Lega sono l’affermazione di un federalismo della solidarietà e rappresentano la sperimentazione di un “agire capace di parlare” e di “una parola che si fa azione”.
Il tratto dell’unione tra teoria e prassi, tra “dire e fare” tra discutere e praticare sarà infatti una delle basi su cui ci muoveremo nei prossimi anni così come la capacità di far agire in comune soggetti e realtà differenti.
Tutto questo ancora non lo sapevamo ma l’inventiva, la creatività politica dell’evento veneziano, la sfida di trasformare l’arrivo degli zapatisti in uno spartiacque verso un nuovo modo dell’agire politico sono stati la molla che porta a quattro giorni per certi versi indimenticabili.
DIARIO
La cronaca della presenza zapatista parte dal Chiapas, dal villaggio de La Realidad dove Maribel e Moises, un uomo e una donna basi d’appoggio zapatiste, vengono prese in carico da una delegazione coordinata dall’Associazione Ya Basta.
Il viaggio prima a Città del Messico poi fino in Italia porta i nostri ospiti a Roma, poi a Venezia.
Giovedì sera nel Palazzetto Taliercio di Mestre appare la delegazione dell’EZLN per un primo dibattito sull’Utopia dell’orizzonte. Scrittori come Edoardo Galeano e Gianni Minà insieme a Gianfranco Bettin e Ramon Mantovani si confrontano a partire da provenienze diverse sull’attualità dell’utopia come forzatura dell’esistente.
Venerdì sarà la giornata in cui attraverso l’approfondimento di Yvon Le Bot si parla dell’autogoverno, delle comunità in lotta confrontando l’esperienza zapatista con le realtà europee come quella dei sans papier. La pratica dell’autodeterminazione e della costruzione di comunità in lotta mette in comunicazione il cuore della metropoli europee con la profondità della Selva Lacandona.
“Un mondo … molti mondi” che iniziano a confrontarsi a partire dall’aspirazione e dalla pratica del cambiamento. In fondo come dice il Subcomandante Marcos il problema “non è cambiare il mondo ma costruirne uno di nuovo”.
La sera saranno 99 Possè e gli Estra a iniziare le danze per cantare note che non sono solo musica ma un modo di essere in movimento.
Sabato si inizia presto con un confronto inedito tra politica, scrittori, rappresentanti di associazioni intorno al nodo dell’Europa, il federalismo e lo stato sociale. Temi che ancora oggi vedono una voluta miopia della sinistra classica ammalata di statalismo e immobile nel non saper leggere le modificazioni sociali e del lavoro.
Alle 15.00 si parte in corteo, alla fine in Piazza Santo Stefano saremo più di 20.000 per dire che vogliamo un Europa diversa a partire dalle nostre città.
Una manifestazione che oscura l’iniziativa della Lega e che dimostra che “se puede”, si può rompere l’esistente.
La sera saremo ancora in migliaia con i Litfiba, i Bisca e i Ritmo Tribale ad applaudire Maribel e Moises.
Si chiude con un incontro europeo, un arrivederci alle prossime fermate in compagnia di Africa Unite e Area.
Per tre giorni il palazzetto, il Centro Sociale Rivolta, la città di Venezia hanno aperto un varco nell’Europa di Maastricht per una rete di soggetti e comunità solidali.
Materiali originali disponibili presso:
Caminantes – Centro Studi e Documentazione sul Messico e l’America Latina
Napoli – Largo Banchi Nuovi NAPOLI Mail: csdm-caminantes@yabasta.it