“La nostra scienza è una goccia, la nostra ignoranza un mare”
William James – tratto dal capitolo Offuscare il sole da “Una rivoluzione ci salvera” di Naomi Klein
Quando si parla di cambiamenti climatici è necessario capire fino in fondo cosa è in gioco: false soluzioni o la costruzione di un’alternativa radicale.
Tra le false soluzione c’è la geoingegneria, ovvero l’idea che non serve cambiare modello di sviluppo ma basta “aggiustare” con la tecnologia quello che l’attività umana ha compromesso.
Peccato che le tecnologie proposte su larga scala, in grado di alterare equilibri che vanno anche oltre il pianeta, siano più dannose che utili.
Per combattere qualcosa bisogna conoscerlo, per questo vi proponiamo una selezione di materiali dedicati alla geoingeneria perchè “è molto più pericolosa di quanto crediamo, farà qualcosa di molto peggio che domare le vestigia della natura selvaggia. Potrebbe far sì che la Terra impazzisca in modi che neanche riusciamo ad immaginare, rendendo la geoingegneria non l’ultima froontiera del sapere, ma l’utimo tragico atto di una favola secolare incentrata sul controllo del pianeta”. (Naomi klein).
Di tutto questo si è parlato Il 16 novembre 2015 alle 21.00 presso la Multisala Astra, per la seconda serata di Rassegna Oblò #2, Difendere la terra, in cui è stato distribuito l’opuscolo con i materiali tradotti da ETC.Group.
Che cos’è la geoingegneria
Il termine fa riferimento ai piani di intervento su grande scala negli oceani, i suoli e l’atmosfera terrestre con il fine di ridurre gli effetti del riscaldamento globale, in genere in maniera temporanea.
La geoingegneria include un ampio spettro di tecniche incentrate principalmnte nel bloccare la luce solare o nel riflesso della luce verso lo spazio per rimuovere anidride carbonica dall’atmosfera terrestre o per permettere che il calore si disperda nello spazio.
I piani di modificazione climatica attraverso la geoingegneria non vogliono affrontare le cause di fondo del riscaldamento globale, prodotto dalle emissioni di gas effetto serra. Molte delle proposte della geoingegneria tanto meno toccano altri grandi problemi, come la contaminazione dell’aria, la distruzione ambientale derivata da una insostenibile estrazione di combustibili fossili o l’acidificazione degli oceani. Invece di fare questo, ogni progetto o piano è solo un tentativo per attaccare solo uno dei molteplici effetti del cambiamento climatico . l’innalzamento della temperatira – attraverso manipolazioni a su grande scala nell’atmosfera, nei suoli od anche nello spazio esterno della Terra. Dato che le proposte di applicazione della geoingegneria del clima rappresentano sforzi intenzionali per cambiare il clima su scala globale, risulta cruciale raccogliere tante più informazioni possibili sui rischi e gli effetti potenziali di queste tecniche.
Ragioni per opporsi alla geoingegneria
Esistono due tipi di ragioni per opporsi alla geoingegneria del clima:
1) gli impatti negativi diretti delle tecnologie utilizzate
2) le attività dannose che possono prodursi a partire dal fatto che si sceglie una falsa soluzione tecnologica che ci allontana dalle soluzioni reali.
Questo è quello che sappiamo: le tecniche di geoingegneria non fanno niente per affrontare le cause di fondo del cambiamento climatico e le prove disponibili puntano con alta probabilità al fatto che, invece di migliorare il clima, le tecniche di geoingegneria peggioreranno le cose.
Impatti negativi e pretensioni magiche
Non sono stati realizzati finora molti esperimenti di geoingegneria nel mondo, fondamentalmente per il problema della scala di realizzazione: gli esperimenti su piccola scala non riflettono necessariamente quello che può succedere su grande maggiore e fare esperimenti su grande scala costituisce de facto, l’applicazione stessa della geoingegneria.
Nonostante questo, numerose ricercatori hanno cercato di elaborare modelli degli effetti potenziali che provocherebbero l’applicazione di questo tipo di tecniche nel clima, la biodiversità, l’agricoltura e gli ecosistema.
In alcuni casi, come con la tecnica di Riduzione della radiazione solare (SRM), l’intenzione è bloccare la luce solare mediante il lancio di sostanze chimiche come anidride solforosa nell’atmosfera superiore, oppure per mezzo del posizionamento di “ombrelli” giganti nell’orbita terrestre, il che potrebbe avere un effetto refrigerante della temperatura sulla superficie della Terra.
Comunque, gli stessi modelli mostrano che tali manipolazioni sarebbero accompagnate da rischi potenzialmente molto elevati: regioni intere potrebbero affrontare intense o prolungate siccità e se si comincia con l’impiego della tecnica della SRM per poi abbandonarla, l’aumento della temperaura globale potrebbe essere molto rapido.
La Fertilizzazione Oceanica consiste nel versare tonnellate di polvere di ferro negli oceani per stimolare la crescita del plancton, con la speranza che assorba anidride carbonica per poi precipitarsi fino al fondale marino. Gli studi basati su modelli con computer suggeriscono che questa tecnica probabilmente non avrebbe l’effetto sperato e che, al contrario, potrebbe creare delle zone morte negli oceani pe la perdita di ossigeno nell’acqua.
Cattura e stoccaggio del carbonio (Carbon Capture and Storage – o Sequestration CCS) è considerata una tecnologia di geoingegneria in certi casi.
Chi lo propone afferma che possiamo continuare bruciando combustibili fossili se solamente “succhiamo” il carbonio dall’aria prima che salga nel camino. Questa tecnica è estremamente cara e non è certo che funzioni. Se si applica su grande scala, dove si immagazzinerebbero migliaia di milioni di tonnellate di carbonio catturato? Che popoli e ecosistemi saranno messi a rischio di avvelenamento in caso che “scappi” l’anidride carbonica (che può essere letale ad alte concentrazioni? Inoltre, la maggior insistenza per l’adozione di questa tecnica proviene da settori che desiderano impiegare la CO2 catturata per quello che viene chiamato “recupero migliorato del petrolio”.
Quelle che vengono chiamate Tecnologie di Emissioni Negative, come la Bio-energia con la cattura e stoccaggio del carbonio (Bio-energy with carbon capture and storage BECCS) possono presumibilmente incrementare la produzione di energia mentre diminuisce le emissioni. Questi si basano sul coltivare e bruciare quantità massicce di biomassa in superfici della misura di nazioni intere che ignorano le emissioni di carbonio e gli impatti ecologici che porteranno alla devastazione di milioni di ettari di terra ancora una volta per coltivare queste coltivazioni .
La Bio-energia con la cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS) è basata sulla falsa promessa che bruciare biomasse sia un’attività “neutrale in emissione di carbonio”. I sostenitori affermano che la cattura e immagazzinamento sotto terra del carbonio che proviene da processi “neutrali”, convertirà le attività che utilizzano questa tecnica in “emissioni negative di carbonio”. Questa logica fallimentare omette di tenere in conto l’abbondante e crescente letteratura scientifica che dimostra quanto siano ampie le emissioni di CO2 della maggior parte dei processi bioenergetici e come possano addirittura arrivare ad essere maggiori delle emissioni derivate dal bruciare combustibili fossili, se si considera anche l’impatto in termini di biodiversità e ecosistemi. Milioni di ettari di terra dovranno essere convertiti in una gigantesca piantagione di alberi e coltivazioni destinati alla Bio-energia, se si applica su larga scala questa tecnica.
Le cosiddette Tecnologie di Emissioni Negative sono basate sulla fantasia che sostiene che possiamo incrementare la produzione di energia e allo stesso tempo diminuire le emissioni. Utilizzando la retorica del “guadagnare-guadagnare”, vengono chiamate in causa un’ampia gamma di tecnologie, tra le quali ci sono i biocombustibili, che hanno come uno dei loro derivati il Biochar (carbone vegetale) o l’impiego di CO2 per coltivare alghe e realizzare altri processi.
L’approccio a rimedi tecnologici contro quello di attaccare le cause di fondo.
Il punto di vista che favorisce l’utilizzo di tecnologie si basa sulla presunzione che sia possibile risolvere i problemi senza affrontarne le cause. Ogni volta che ci sentiamo minacciati da un disastro causato dalle diseguaglianze strutturali e dall’abuso del potere concentrato in poche mani, chi detiene il potere o guadagna dalle diseguaglianze afferma: possimao risolvere il tutto”. Se ci crediamo, non solo possiamo essere ingannati ma anche prendere strade che non risolvono i problemi andando alla radice ma fanno solo ritardare l’adozione di soluzioni reali.
La “riparazioni tecnologiche” non funzionano realmente: la loro funzione è servire da distrazione temporanea ma non efficace.
La geoingegneria offre a molti soggetti politici e imprenditoriali l’opzione per evitare di prendere decisioni difficili. Invece di smettere di bruciare i combustibili fossili, di allargare l’agro-business e di promuovere una crescita economica infinita, questi soggetti possono intraprendere la strada meno controversa, offrendo il loro appoggio all’idea di poter riparare il tutto con l’uso delle tecnologie.
E’ chiaro che il cambiamento climatico deriva da molteplici fattori incrostati in un sistema economico basato sulla crescita costante e il consumo sempre maggiore.
Per questo la crisi climatica non può essere risolta con la con la “pallottola d’argento” della riparazione tecnologica.
Se si regolamentassero effettivamente le emissioni di gas effetto serra si perderebbero bilioni di dollari di guadagno e si svaluterebbero gli investimenti in infrastrutture dell’industria petrolifera,
Proprio per i guadagni e gli investimenti che si perderebbero, se si affrontassero a fondo le cause del cambiamento climatico, la geoingegneria costituisce un pericoloso rischio morale. Se le imprese del petrolio vedono nella geoingegneria una possibilità, possono favorire la falsa soluzione tecnologica, presentandola come un’opzione reale, invece che smantellare le loro operazioni.
L’industria dell’energia fossile lo sta facendo in maniera silenziosa e discreta, ma utilizzando carrettate di denaro.
La banda della geoingegneria
Numerosi commentatori hanno messo in guardia sull’esistenza di una “cricca della geoingegneria” che promuove con forza l’approccio della riparazione tecnologica. Queste prominenti voci si fanno sentire lodando la geoingegneria. Si tratta di un gruppo ridotte di persone. La maggior parte di loro sono bianchi e ricchi, specialmente in Europa ed America del Nord. Alcuni hanno connessioni dirette con l’industria dei combustibili fossili e vari hanno vincoli con il settore militare. David Keith, ad esempio, uno dei principali difensori della geoingegneria, è proprietario di un impresa finanziata con i fondi che provengono dallo sfruttamento delle sabbie bituminose.
Mentre questa cricca proietta all’esterno un immagine autocostruita di “appoggio reticente” alla geoingegneria, “solo come Piano B”, per ridurre le emissioni di gas effetto serra, in realtà, nasconde che esistono numerose motivazioni e interessi dietro la geoingegneria, inclusi interessi commerciali e militari.
Molti dei prominenti difensori della geoingegneria sono stati in passato negazionisti del cambiamento climatico, o almeno lo minimizzavano. Alcuni commentatori chiamano questo cambiamento “manovra di Lomborg”, alludendo all’ambientalista proimpresariale Bjorn Lomborg,che prima negava il cambiamento climatico e poi si è convertito in sostenitore della geoingegneria. Gruppi di destra come Instituto Heartland e l’American Enterprise Institute, così come politici quali Newt Gingrich sono saliti anche loro sul treno della geoigegneria.
La commercializzazione delle tecniche di geoingegneria porta con sé il rischio che si contribuisca a formare un gruppo di interessi che si dedica sempre di più a promuoverla. Se la cricca cresce sarà sempre più difficile prendere decisioni razionali attorno alla crisi climatica.
Ci sono già le soluzioni al cambiamento climatico
Le soluzioni reali, profonde, di basso o nullo rischio, migliorative e di larga scala al cambiamento climatico sono già disponibili. Tra loro ci sono l’agroecologia, la riduzione di emissioni e di consumo delle risorse, l’applicazione di limiti rigidi per le emissioni, gli investimenti nel trasporto pubblico, così come in comunità abitabili e dove si possa lavorare, senza dimenticare anche il freno alla deforestazione. Il problema non è che queste soluzioni non funzionino, ma che sono incompatibili con gli obiettivi e gli imperativi di un sistema economico che ricerca l’espansione permanente a partire dallo sfruttamento di risorse finite. La riduzione delle emissioni dei gas serra provoca l’opposizione delle grandi imprese petrolifere. Il trasporto pubblico vede l’opposizione dell’industria automobilistica, l’agroecologia si scontra con le ire delle corporations dell’agrobusiness.
Perché le soluzioni reali funzionino, deve aumentare il potere dei piccoli agricoltori, delle comunità e dei lavoratori in rapporto a quello degli impresari e dell’industria. Le principali barriere all’applicazione di vere soluzioni sono le industrie contaminanti e i loro investitori. Una maniera rapida di constatare la credibilità e la buona fede di qualsiasi difensore della geoingegneria consiste nell’esaminare quanto è reale lo sforzo che ha fatto per contrastare le soluzioni reali e investigare da dove arriva il denaro che lo sostiene.
Governance e armi
Uno dei maggiori problemi della geoingegneria consiste nel fatto che l’applicazione di progetti di questo tipo su larga scala, può creare vincitori e vinti. Se si applicano i progetti di geoingegneria alcune regioni del pianeta potranno vedere migliorate le proprie condizioni mentre altre affronteranno cambiamenti disastrosi per quanto riguarda le piogge e l’inaridimento.
Chi decide che progetto applicare e come farlo?
Alcuni sostenitori della geoingegneria hanno suggerito che i progetto possono avanzare solo con l’appoggio di alcune superpotenze e che il consenso globale è necessario. Le superpotenze si assicureranno che gli effetti nocivi della geoingegneria ricadano fuori dalle loro frontiere? Anticipando la difficoltà nel raggiungere un consenso globale rispetto alla governance della geoingegneria, i geoingegnieri hanno detto che non hanno bisogno dell’approvazione di ogni paese che sarà colpito.
La preoccupazione rispetto agli impatti della geoingegneria provoca una questione ancora maggiore. Chi impedirà a chi controlla le tecniche della geoingegneria di usarle come mezzo di manipolazione geopolitica e controllo e cioè come guerra climatica? Esistono dei precedenti: gli stati Uniti per esempio, hanno usato la semina di nuvole come arma, tentando di prolungare la stagione dei monsoni in Vietnam del Nord tra il 1967 e il 1972, così come pretendeva di seccare la raccolta di zucchero cubano nel 1969. Chi impedirà che questo accada di nuovo e su scala più vasta
Scie chimiche e sfiducia
L’aumento di popolarità delle discussioni in Internet sulle scie chimiche (conosciute chemtrails) mostra il livello esistente di sfiducia nei poteri costituiti. Molti credono che la geoingegneria sia già applicata. Un effetto sfortunato di questa sfiducia è che vari dei materiali che si trovano in rete si basano su speculazioni più che su ricerche e fatti. Mentre il discorso sulle scie chimiche riflette un legittimo malessere in relazione al tema della trasparenza delle notizie, il suo effetto reale è di promuovere l’opposizione alla geoingegneria a partire da presunzioni infondate, screditando l’opposizione a queste pratiche agli occhi di molte persone. Esistono ricerche e dati verificati sulla bioingegneria che offrono molte ragioni fondamentali e di peso per opporsi ad esso. Da questo possiamo iniziare.
RIDUZIONE DELLA RADIAZIONE SOLARE (Solar Radiation Management SRM)
Tecnologie che hanno come obiettivo riflettere la luce solare nello spazio prima che entri nell’atmosfera terrestre, aumentando la temperatura. Queste tecniche dovrebbero in teoria fermare la radiazione solare in varie maniere: per esempio, lanciando biossido di zolfo o idrogeno solforato fino alla stratosfera (i livelli superiori dell’atmosfera terrestre), innalzando una “barriera” di 300 chilometri quadrati in orbita heliosincronica, per mezzo della creazione od innalzamento dell’albedo (potere riflettente) delle nuvole o mediante il lancio di migliaia di milioni di globi riflettenti nella stratosfera.
Iniezione aereosol nella stratosfera (Stratospheric Aerosol Injection SAI)
Una proposta di SRM consiste nella diffusione aerosol di grande quantità di particelle di zolfo (per esempio anidride solforosa) nella stratosfera (cappa superiore dell’atmosfera) perché queste attuino come una barriera riflettente contro la luce solare ed impedirne l’arrivo sulla Terra. Le proposte per il loro posizionamento variano dallo sparale con cannoni di artiglieria fino all’impiego di una gigantesca pompa in cielo, passando per la proposta di lanciale dagli aerei a grandi altezze. Si è anche considerata la possibilità di disegnare particelle autolievitanti così come di produrle a partire da altri materiali riflettenti come alluminio e titano.
Coltivazione di Alto-Albedo e disboscamento di foreste in zone nevose (High-Albedo Crops and Snow Forest Clearance)
Vari proposte suggeriscono che seminare coltivazioni che riflettano maggiormente la luce, ossia con un albedo superiore, potrebbe raffreddare l’atmosfera riflettendo più luce solare nello spazio. Altri suggeriscono il disboscamento dei boschi che esistono in aree coperte di neve la maggior parte dell’anno per incrementare la quantità d luce che la neve può riflettere da una superficie piana.
(Ndt albedo di una superficie è la frazione di luce o, più in generale, di radiazione incidente che viene riflessa in tutte le direzioni, essa indica dunque il potere riflettente di una superficie)
Sbiancamento delle nuvole marine (Marine Cloud Brightening MCB) o Ampiamento della Riflettività delle nuvole (Cloud Reflectivity Enhancement)
Le proposte di MCB cercano di incrementare il candore delle nuvole perché così riflettano maggiormente la luce solare verso lo spazio. Una proposta è quella di spruzzare, tipo spray, una leggera bruma (per esempio di acqua marina) sulle nuvole marine di bassa altezza, il che genererebbe maggiori nuclei di condensazione nuvolosa (le particelle che creano una superficie sulla quale si condensa il vapore) per (in teoria) rendere le nuvole più bianche. Altri propongono di seminare le nuvole con nuclei biologici o di altri tipo.
Microbolle
Queste proposte suggeriscono che attraverso la generazione di milioni di minuscole bolle di airia nell’oceano si potrebbe far sì che grandi estensioni degli oceani riflettano grandi quantità di luce verso lo spazio.
RIDUZIONE DELLA RADIAZIONE TERRESTRE (Earth Radiation Management ERM)
Le tecniche ERM si riferiscono alla possibilità di incrementare il flusso di aria calda dalla Terra allo spazio.
Diradamento del cirri
Alcuni ricercatori hanno proposto che, offuscando i cirri (nube presente nell’alta troposfera), si permetterebbe maggior uscita di calore verso lo spazio esteriore, creando un sistema di raffreddamento del clima.
RIMOZIONE DEL GAS EFFETTO SERRA (Greenhouse Gas Removal GGR) e Rimozione Anidrire Carbonica (Carbon Dioxide Removal CDR)
Fanno riferimento alla tecnica impiegata per rimuovere in maniera meccanica i gas effetto serra dall’atmosfera. CDR è un termine comune che non include i metodi per rimuovere altri gas di effetto serra, come il metano.
La cattura e sequestro (o stoccaggio) del carbonio (Carbon Capture and Storage – o Sequestration CCS)
Cattura meccanica delle emissioni di CO2 da impianti che generano energia o altre fonti industriali. Usualmente la CO2 è catturata prima che le emissioni salgano dai camini, attraverso un assorbente chimico. La CO2 liquefatta è poi pompato nel sottosuolo per l’immagazzinamento su larga scala. Secondo la definizione della Convenzione sulla Diversità Biologica dell’ONU la tecnica di CCS non è considerata come geoingegneria. .
Cattura diretta dell’aria (Direct Air Capture DAC)
Estrazione di CO2 o altri gas effetto serra dall’atmosfera attraverso sostanze chimiche od interventi meccanici, generalmente usando una sostanza chimica assorbente e enormi ventilatori per muovere l’aria attraverso dei filtri. La CO2 catturata sarebbe così disponibile per essere immagazzinato attraverso CCS, per utilizzarlo nel EOR (Recupero ottimizzato di petrolio) o altro.
Cattura, uso ed immagazzinamento di anidride carbonica (Carbon Capture Use and Storage CCUS)
L’idea è che la CO2 catturata dall’industria o dall’atmosfera possa essere usato come materia prima per la manifattura, creando prodotti in cui è immagazzinata la CO2. Un esempio ipotetico sarebbe l’alimentazione di alghe marine con CO2 per produrre biocombustibili; un’altra proposta è di far reagire la CO2 con minerali calcificanti per produrre cenento per costruzioni.
Bioemergia con Cattura, uso ed immagazzinamento di anidride carbonica (Bioenergy with Carbon Capture and Storage BECCS)
Questa proposta suppone la cattura della CO2 che deriva da applicazioni bioenergetiche (per esempio dalla produzione di etanolo o dal bruciare biomasse per generare elettricità) e in seguito il suo immagazzinamento con tecniche CCS o CCUS.
La teoria è che la BECCS sia “negativa in emissione di carbonio”, a partire dall’idea supposta che la bioenergia ha “emissioni di carbonio neutrale”, secondo l’ipotesi che le piante torneranno a crescere per fissare il cabonio che hanno emesso. Molti critici dicono che questa interpretazione omette di menzionare (e contailizzare) le emissioni derivate dal cambiamento dell’uso del suolo e le emissione del cicli di vita dei prodotti.
Fertilizzazione oceanica (Ocean Fertilization)
Fa riferimento al versamento di ferro (in forma di solfato di ferro) e altri nutrienti nell’oceano in aree di bassa produttività biologica marina per stimolare la crescita del fitoplancton. In teoria, il fitoplancton che ne risulta attrarrebbe la CO2 atmosferica e poi morirebbe, precipitando nel fondo dell’oceano con la CO2 che ha incamerato.
Ottimizzazione degli agenti atmosferici (Enhanced Weathering EW)
Propongono di dissolvere minerali triturati (speciamente silicati) in terra e mare perché reagiscano e fissino l’anidride carbonica dell’atmosferica nell’oceano e nel suolo.
Biochar (Carbone di legna, specificamente quello ottenuto dalla pirolisi della biomassa)
Le tecniche di biochar propongono di bruciare biomasse e residui solidi in assenza di ossigeno per produrre carbone. Questo sarebbe poi mescolato al suolo come additivo, mediante interramento.
MODIFICAZIONE DEL CLIMA
La modificazione del clima si riferisce a varie tecniche per cambiare il clima e le precipitazioni piovose senza voler cambiare i parametri generali del clima. All’interno si inseriscono la semina di nuvole e altre cose simili.
ALTRI TERMINI
Bio-geoingegneria (Bio-geoengineering
Fa riferimento agli sforzi per raffreddare il clima impiegando la vita vegetale. Le tecniche proposte includono l’elevazione dell’albedo (la riflettibilità) di grande aree attraverso la semina di piante che assorbono la CO2. Tecniche come BECCS, la fertilizzazione degli oceani o l’ingegneria genetica delle alghe per convertire il CO2 in biocombustibili possono essere considerate come bio-geoingegnieria.
Recupero ottimizzato di petrolio (Enhanced Oil Recovery EOR)
La EOR non è una tecnica di geoingegneria, però è un attività destinataria di grandi quantità di anidride carbonica liquefatta ottenuta da tecniche di CDR. La EOR consiste nel pompare CO2 liquefatto in depositi sotterranei di petrolio per forzare un flusso maggiore di petrolio ed altri idrocarburi. Molte imprese di CDR cercano di vendere il loro CO2 liquefatto all’industria del petrolio nei mercati di EOR.
Materiali dal sito www.geoengineeringmonitor.org