Al Festival Be Comics a Padova è stata esposta per la prima volta in Italia una mostra dedicata al fumetto in Iraq, “C’è fumetto in Iraq?“. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Oblò, che per l’occasione ha pubblicato un intero album dedicato ai fumetto iracheni.
Per l’inaugurazione della Mostra grazie alla collaborazione con Ya Basta e Un ponte per ... è stato ospite in Italia Shirwan Can, curatore della Tobacco Factory e animatore di Karge Comics Studio.
KARGE COMICS STUDIO
La Tobacco Factory a Sulaymaniyah è un’inedita esperienza attraverso la quale si sta trasformando l’enorme area di una fabbrica di tabacco dismessa, destinata a diventare un centro commerciale, nel più grande Centro Artistico e Culturale del Medioriente.
All’interno della Tobacco Factory è iniziato il progetto Karge Comics Studio per sviluppare l’utilizzo del linguaggio del fumetto nell’intero Iraq.
Lo scopo di Karge Comics Studio è quello di mettere a disposizione dei giovani iracheni uno spazio in cui potersi formare ed imparare le tecniche del linguaggio dei fumetti , anche con scambi internazionali.
Oltre a questo KCS si propone di organizzare mostre, eventi, seminari, attività nelle scuole e per l’animazione nel cinema.
Un vasto campo di iniziative per arrivare alla creazione di una Scuola del fumetto iracheno.
SHIRWAN CAN – Tobacco Factory Sulaymaniyah
Nel suo viaggio in Italia Shirwan Can ha avuto modo di raccontarci l’importanza di questa innovativa esperienza, che disegna un’immagine ben diversa da quella stereotipata che possiamo avere dell’Iraq.
Le varie espressioni artistiche e culturali, come il linguaggio dei fumetti, sono un potente veicolo di comunicazione attraverso il quale giovani donne ed uomini cercano di costruire un futuro diverso in un paese che troppi vorrebbero strangolare con guerre e conflitti.
“La Tobacco Factory venne costruita nel 1961 e nel 1991 ha smesso la produzione.
Allora c’era la proposta di distruggerla e trasformare l’area in un centro commerciale ma nel 2012 abbiamo creato una ONG per salvare la Tobacco Factory e trasformarla in un Centro culturale e creativo.
L’area è di 66.000 metri e sarà il più grande Centro culturale in Medio oriente.
Una delle attività che abbiamo creato è il primo studio di creazione e animazione di fumetti in Iraq per sviluppare i comics e l’animazione.
Abbiamo iniziato a sostenere i fumetti perché abbiamo alcune discipline artistiche come caricature e riviste ma non abbiamo graphic novel.
I fumetti sono molto importanti in Iraq e Kurdistan perché sono una lingua pacifica per parlare dei conflitti giornalieri e dei conflitti politici. Possono essere uno spazio davvero critico per noi.L’anno scorso abbiamo avuto il primo work shop con Claudio Calia dall’Italia. Ora siamo felici di presentare il nostro primo fumetto e graphic novel con Oblò magazine, qui al Festival dei fumetti, Be Comics a Padova.”
UNA SETTIMANA CON I FUMETTI IRACHENI IN ITALIA
Be Comics
Durante i giorni di Festival Be Comics si è svolto un incontro presso lo spazio espositivo alla Fiera di Padova, in cui i diversi ospiti hanno sottolineato l’importanza del fumetto per costruire innovative relazioni tra Italia ed Iraq che ci accrescano tutti.
Ad introdurre i lavori è stato Matteo Stefanelli, direttore artistico del Festival
“Il motivo di questo appuntamento è la mostra organizzata dal Festival di Padova Be Comics al Centro San Gaetano fino al 7 aprile e una pubblicazione. Entrambe mettono a fuoco un fenomeno editoriale ed artistico nuovo, ovvero la nascita del fumetto in un paese come l’Iraq, apparentemente lontano dai radar culturali e dalle dinamiche dell’editoria tradizionale. Il fumetto in questo contesto sta trovando un suo spazio e delle prime esperienze di produzione, creatività e scambio internazionale. In questo Padova ha giocato un gioco un ruolo di primo piano e ne parleremo con i nostri ospiti.
Siamo qui con una curiosa sensazione di originalità a fare la prima mostra in Italia ed anche la prima chiacchierata, quasi “carbonara” intorno ad una futura scuola nascente, che potrebbe diventare la “Scuola del fumetto iracheno”.
Stiamo parlando di un paese che di tradizione fumettistica non ne ha mai avuta, pur avendo una tradizione di caricatura. Per rappresentare questo progetto nascente abbiamo avuto l’opportunità di invitare il principale animatore culturale di questo movimento fumettistico in Iraq: Shirwan Can.
Nella conversazione sarà accompagnato da Claudio Calia che sulla sponda italiana e padovana è il principale punto di contatto con il gruppo di autori ed artisti iracheni.
Io mi limito a dir che questi sono proprio quei piccoli progetti, esperienze e segnali
che sono importanti da dare perché ci raccontano un altro modo di guardare il mondo editoriale e della creatività fumettistica, che è molto più vasto e interconnesso di quello che i media tradizionali ci raccontano.
Anche nei luoghi più lontani dai radar dei giornali, dai media e dei nostri giornalisti, accadono fenomeni artistici molto contemporanei.
In un settore come il fumetto, che nell’editoria italiana continua a crescere a fronte di altri comparti che faticano o vanno indietro, è bello poter dare un ulteriore ingrediente, un ulteriore semina di energia, come abbiamo fatto stamattina dando voce al fumetto cinese ed ora a quello iracheno. L’Italia era e continua ad essere un perno, un punto di riferimento, un luogo di interscambio tra le culture fumettistiche internazionali anche quelle apparentemente un po’ più lontane e marginali. Quella di oggi e’ una piccola occasione con un valore qualitativo molto consistente.
Concludo salutandovi e ringraziandovi e passerei la parola all’ospite di casa: l’amministrazione comunale di Padova che ci ha aiutato nell’organizzazione di questa iniziativa. Padova ha una particolare vicinanza alla nascente “scuola dei fumetti iracheni” e per raccontarci il contributo della città lascio la parola all’Assessore che ha una delega alla cooperazione internazionale.”
FRANCESCA BENCIOLINI – Assessorato alla Cooperazione internazionale, Comune di Padova
“Grazie a tutti e a tutte per essere qua. Credo che l’esperienza che ci verrà raccontata sia veramente un’esperienza che vorremmo vedere più spesso.
E’ l’esperienza delle contaminazioni. Quando ambiti diversi che pure trovano una loro concretezza all’interno del nostro territorio, si incontrano e si riconoscono e si mescolano.
Sono qui perché mi occupo di cooperazione internazionale, avendo la delega del nostro sindaco. Per questa ragione ho avuto la fortuna di conoscere e sostenere il progetto che da diverso tempo Ya Basta, come partner del nostro territorio, assieme ad una rete di altre associazioni, svolge in Iraq.
L’idea che viene maturata è che anche nei territori che a noi sembrano più fragili, attraversati da momenti di crisi, in realtà le persone che ci vivono hanno voglia di vivere. Vivere vuol dire anche esprimersi, portare avanti cultura e iniziative. Incontrarsi nel nome della cultura e dell’arte. Arte che può essere la musica o come in questo caso il fumetto.
Stare anche in un territorio che è travagliato (ma se si riflette ciascun territorio lo è a modo suo) e riconoscere che comunque qualsiasi sia la storia di un Paese c’è il desiderio di incontrarsi in nome dell’arte è l’idea brillante di questo progetto, che come Comune abbiamo appoggiato, nel campo della cooperazione internazionale.
Da questo nasce qualcosa di bello: appoggiare un progetto di questo tipo significa principalmente accorgersi che quel mondo ha bisogno e noi abbiamo bisogno di quel mondo, perché quando ci ritroviamo e ci incontriamo in nome dell’arte ci troviamo insieme.
L’arte ci accomuna.
Abbiamo avuto, grazie a questo progetto, la possibilità di ospitare dei musicisti iracheni che stanno lavorando assieme ai nostri musicisti e ora, attraverso questa esperienza del fumetto iracheno, che ci incontra in un contesto in cui si parla di fumetto quindi non più di cooperazione internazionale, ci accorgiamo di molte cose.
Capiamo come siamo tutti esseri umani accomunati dal desiderio del bello, dell’espressione, dell’arte e che quando ci troviamo in nome di questi paradigmi riusciamo veramente a collaborare per il bene di tutti.
Non c’è più una cooperazione dove qualcuno prende e qualcuno dà, in cui c’è un noi o un loro ma c’è un noi dato dal condividere insieme il piacere, la bellezza e il benessere, che ci da un arte capace di esprimere anche le fatiche che possono esserci all’interno di un contesto travagliato.
Sono veramente grata nei confronti degli organizzatori. Ringrazio Claudio Calia che ci ha fatto da ponte in questo senso, ringrazio tutti coloro che sono qui, chi ha organizzato, ringrazio Be Comics che ha accolto questa iniziativa all’interno di questo contenitore. Sono veramente contenta perché credo che questo sia il futuro di qualsiasi progetto: mescolarsi in tutte le formi possibili che ci vengono proposte. . “
CLAUDIO CALIA – Fumettista e Presidente Oblò APS
“Faccio fumetti. Proprio da qui è partita questa mia avventura in Iraq. Grazie all’Associazione Ya Basta di Padova e Un Ponte Per… sono stato, per la prima volta, durante l’estate del 2016 per due settimane nel Kurdistan iracheno con lo scopo di fare dei workshop di fumetto e, successivamente, ho scritto un libro su questa esperienza.
Devo dire una cosa che mi ha colpito appena pubblicato il libro. Sono stato intervistato dalla trasmissione Fahrenheit e l’intervistatore mi ha chiesto:
“Hai fatto il turista in Iraq due settimane, adesso torni. Ma cosa pensi di aver lasciato?”. Ho risposto: “Guarda che io ci ritorno tra un mese.” Questo per sottolineare che la mia esperienza di due settimane in Iraq non è assolutamente finita: è stata l’inizio. Ci sono tornato almeno quattro volte.
Prima ho fatto dei workshop nei Centri giovanili di Un ponte per… che sono nati appositamente per fare comunicare le diverse minoranze presenti nel Paese. Avevo studenti ezidi, cristiani e musulmani, siriani etc…
Nel corso dei miei viaggi ho avuto modo di conoscere la realtà di autori di fumetti che già disegnavano. In particolare ho incontrato i ragazzi di Mesaha Comics,una sigla già girata per qualche grosso festival europeo di fumetti, come Angouleme ed altri. Anche se questi autori iracheni non hanno mai potuto partecipare a festival in Europa per via delle difficoltà con il visto.
Ho incontrato questi giovani fumettisti iracheni in questa realtà pazzesca che ho conosciuto la penultima volta che sono stato in Iraq: quella della Tobacco Factory.
Parliamo di un’enorme fabbrica di tabacco in centro a Sulaymanhiya, tolta alla speculazione dove Shirwan Khan, il nostro ospite, ha costruito uno spazio in cui tantissimi giovani cooperano per fare arte a 360 gradi. Dal cinema alla sala prove, al punto di ristoro e un’area espositiva e di studio fondata da Shirwan Can che è Karge Comics Studio. Un posto pazzesco in Iraq in cui chiunque appassionato o che voglia avvicinarsi al fumetto può andare e trovare servizi che lo agevolino a farlo: tavolette grafiche, computer etc ..
Shirwan ha deciso, ancora inspiegabilmente per me e ce lo spiegherà poi lui, di investire molto di questo enorme progetto nel cuore di Sulaymanhyia sul linguaggio del fumetto, che effettivamente in Iraq non esiste. Al massimo c’è la caricatura, la satira ma siamo ancora lontani dall’esistenza di una editoria a fumetti.”
L’incontro si conclude con l’intervento di Shirwan, che spiega come in Iraq ci siano diverse espressioni artistiche nonostante manchi un lavoro sulla visual art e il fumetto sia appena all’inizio. A suo avviso l’importanza dell’uso del fumetto è data dal fatto che rappresenti uno strumento di democrazia.
Attraverso il fumetto si può fare protesta o addirittura fare una critica ai problemi che si vivono nella società.
E’ un mezzo che può inoltre rafforzare altre espressioni artistiche e di comunicazione come il cinema con le animazioni, o il giornalismo.
Shirwan conclude dicendo che hanno molte idee che vogliono sviluppare, dopo i primi laboratori, per promuovere il fumetto con altri workshop, una grande esposizione ed anche nelle scuole.
Incontro a Ca’ Sana – Padova
Domenica 24 marzo a Ca’ Sana l’incontro con Shirwan Can è stata l’occasione per approfondire insieme a Claudio Calia e Luca Chiavinato l’importanza dello sviluppo di nuove realtà artistiche in Iraq. Naturalmente il percorso sui fumetti si incrocia con l’ampio lavoro musicale che ha portato alla nascita dell’Ensemble MSHAKHT, che è composta da più di 150 tra ragazze e ragazzi iracheni.
Da questa effervescente scena artistica sta nascendo Walking Arts. Una ONG con base a Baghdad e a Padova che ha come scopo proprio quello di promuovere e rafforzare scambi tra giovani artisti di diverse discipline.
Incontro a Mogliano Veneto
Nella serata organizzata da Officina 31021 la presenza di Shirwan ha introdotto il racconto di quello che si sta muovendo in Iraq a livello di realtà di base.
Denny Castiglione ha raccontato la Conferenza Internazionale a Baghdad dell’ICSSI.
I ragazzi e le ragazze del Centro giovanile di Mogliano Veneto hanno poi confermato il loro impegno per arricchire la biblioteca del Monastero di Deir Mar Musa a Sulaymaniyah con 5000 volumi che sono in viaggio verso il Kurdistan Iracheno.
Iniziativa in collaborazione tra Oblò-Aps, Associazione Ya Basta – Caminantes e il Comitato Locale Un ponte per ..