Sta facendo discutere la costruzione che dovrebbe essere ultimata nel 2016 di una stazione spaziale cinese a Neuquen in Patagonia, che occupa 200 ettari.
Ma, come su tutto quello che riguarda lo spazio, le notizie sono poche e contradditorie.
Per capire cosa ci sia dietro la costruzione di una struttura simile bisogna zoommare a quel che succede nello spazio, o meglio nello spazio extratmosferico.
Il Trattato multilaterale Outer Space Treaty, è quello su cui si basa il diritto internazionale aerospaziale: consente l’utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti solo per scopi pacifici, proibendone usi militari, e vieta agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate “patrimonio comune dell’umanità”. L’articolo 2 del trattato afferma, infatti, che “lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo”.
Ma come sempre quel che è scritto nei trattati internazionali non rispecchia quel che avviene nella realtà.
Nello spazio è in corso una guerra di posizionamento, o forse è meglio dire che la guerra nella sua accezione contemporanea agisce e si sviluppa anche fuori dall’atmosfera terrestre.
Lasciamo parlare chi di queste cose se ne intende: “Non esiste una qualche operazione condotta in qualsiasi luogo, a qualsiasi livello, che non sia in qualche modo dipendente dallo spazio e dal ciberspazio“, ha dichiarato il generale William L. Shelton, comandante del Comando Spaziale di Forza Aerea alla Peterson Air Force Base nel Colorado, il 21 settembre scorso. Guardando a fondo i documenti militari si comprende infatti che la proliferazione dello spazio e del ciberspazio in campo militare è la prossima sfida per far sì che tutte le truppe siano collegate e che tali connessioni siano sicure.
Quando parliamo di satelliti e basi spaziali, così come di notizie su esplorazioni lunari o di “terraformare” altri pianeti, stiamo parlando non di scenari di fantascienza ma del risiko delle vecchie e nuove potenze che si posizionano tra le stelle.
Gli interessi che vi si rispecchiano sono gli stessi del posizionamento geopolitico globale a cui assistiamo in questa fase: assenza di un forte attore che possa controllare in maniera unipolare il mondo ma scontri e alleanze in continua mutazione sui piani economici, militari, regionali etc…
Essere ben piazzati nello spazio, avere satelliti fondamentali per le movimentazioni militari e per il commercio civile è una priorità irrinunciabile per chi vuole contare nei nuovi scenari multipolari internazionali.
Ma c’è un altro campo di battaglia che si combatte nello spazio: le forzature per oltrepassare i limiti formali del Trattato e diventare padroni di quel che esiste nello spazio.
Che sia una battaglia aperta lo si capisce guardando agli States. Lo scorso novembre il Presidente Obama ha firmato una legge (U.S. Commercial Space Launch Competitiveness Act) che è la versione finale della carta commerciale spaziale approvata dalla Camera e dal Senato. Il tutto si riferisce al commercio spaziale e alle restrizioni riguardanti la sicurezza dei partecipanti.
In queste norme, in via di definizione, traspare la volontà di affermare che i cittadini americani dovrebbero avere il diritto su qualsiasi risorsa estratta da asteroidi o altri corpi spaziali “compreso il possesso, il trasporto, l’uso e la vendita” di queste risorse.
Ovviamente il tema è controverso perchè sancire il diritto privato a quel che si estrae o si potrebbe ottenere da asteroidi, pianeti ed altro è in controtendenza con il Trattato multilaterale Outer Space Treaty, che come dicevamo afferma il contrario.
Chiaro ed esplicito nel definire cosa sta dietro a questa discussione è Bob Richard, il direttore esecutivo del Moon Express, che paragona l’uso del materiale spaziale ai pesci nelle acque internazionali: “le persone non possiedono ne le acque ne i pesci, ma hanno il diritto di metterci delle reti e pescarli. Una volta catturati, i pesci sono loro”.
Ricapitolando stiamo parlando di rendere spaziali le logiche della proprietà privata e del commercio e dell’ecnomia globale.
Così come quando si parla di cambiamento climatico c’è chi propone di scagliare l’anidride carbonica, magari insieme ai rifiuti nucleari o nocivi, nello spazio. Oppure quando si parla di estrattivismo c’è già chi vede le potenzialità minerarie, magari di metalli rari, scavando asteroidi e pianeti.
A quando la lottizzazione della Luna, degli asteriodi e di possibili altri pianeti? Con la quotazione in borsa del loro valore?
Non stiamo parlando di fantascienza, lo ripetiamo, e quello che si sta discutendo dal punto di vista delle normative, così come la guerra dei satelliti, ce lo dimostra.
Torniamo sulla terra tra Argentina e Cina.
La base spaziale di cui parliamo è frutto di un round di accordi siglati con la Cina fin dal 2015 dalla Presidente Kirchner.
La Agenzia Statale Cinese di lancio, tracking e controllo dei Satelliti (CLTC, ), nel 2012, ha firmato due accordi di cooperazione con l’Argentina: uno con la Comisión Nacional de Actividades Espaciales (CONAE) e l’altro che riguarda la provincia di Neuquén.
Con questi accordi si è stabilito che la base spaziale fosse costruita nella località di Bajada del Agrio. Obiettivo dichiarato dal progetto è “appoggiare attività come l’esplorazione interplanetaria, l’osservazione astronomica, la manutenzione e il controllo di satelliti in orbita e l’acquisizione di dati”.
Negli accordi si stabilisce la cessione in comodato delle terre della provincia di Neuquen ai cinesi per 50 anni in cambio del fatto che gli argentini abbiano accesso all’uso del 10% all’anno dell’antenna.
Inoltre si è stabilito che l’impresa costruttrice cinese, China Harbour Engineering Company Ltd. -CHEC, come l’Agenzia che operà nella base, saranno esantate da pagare l’IVA, i diritti di dogana e le tasse interne per i 50 anni della concessione.
A questo si aggiunge che gli impiegati cinesi che lavoreranno a Neuquén saranno registrati ed opereranno sotto la legislazione cinese.
Questo lo stato dell’arte: svendita totale di un pezzo del proprio territorio.
A questo va aggiunta un’altra considerazione: quando parliamo di tutto questo la presenza delle strutture militari è scontato.
Se prendiamo ad esempio la tecnologia che i cinesi utilzzeranno in Argentina gli esperti sottolineano che “si sta utilizzando qualcosa di sensibile e di uso duale civile/militari, visto che la Cina ha integrato questi programmi, anche perchè l’Agenzia Spaziale cinese dipende direttamente dall’Esercito Popolare di Liberazione, per la precisione dal Dipartimento Generale degli Armamenti”.
Gustavo Girado, coordinatore dell’osservatorio Asia-Pacifico dell’Università Nazionale di La Matanza, ha confermato che vari operatori dell’Agenzia cinese sono militari, come peraltro succede in tanti altri organismi nel mondo connessi con l’operatività dello spazio.
“In generale tutti gli organismi di studio spaziale hanno qualche grado di relazione con l’apparato militare, come peraltro con l’industria” ha aggiunto il professore “per questo è probabile che il personale militare, possa partecipare alla gestione dell’installazione, questo però non significa che possa essere considerata una base militare cinese. La struttura sarà come quella gestita dall’Unione Europea e se abbiamo il dubbio che quest’ultima possa essere usata come struttura militare la stessa cosa vale anche per l’altra”.
Un altro appunto sulla base militare cinese ci viene da Diego Guelar, ex ambasciatore argentino negli Stati Uniti, che ha affermato, dopo aver recitato che non c’entra l’uso militare: “è una base d’appoggio e osservazione cinese per il viaggio lunare visto che per questo o il prossimo anno è previsto il primo sbarco di tre astronauti cinesi sulla Luna”.
Per completezza d’informazione torniamo alla base similare europea visto che la CONAE si è difesa dicendo che l’accordo per la base cinese è simile all’altro firmato con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per l’installazione di una base nella località di Malargüe.
Stiamo parlando di una base di mantenimento e tracciatura dei satelliti dell’ESA, inaugurato nel 2012 dopo accordi firmati nel 2009. Come per i cinesi l’accordo vale per 50 anni e l’investimento dell’ESA è stato di 45 milioni di euro e le istituzioni argentine possono utilizzare le antenne per un tempo del 10%.
Capire le strategie cinesi nello spazio traendo spunto dal Libro Bianco dell’Esercito Popolare di Liberazione serve per capire come le implicazioni per l’Argentina e l’intera regione abbiano una rilevanza che va oltre le loro frontiere.
Illuminanti sono le dichiarazioni dell’ingegniere aereonautico Ricardo Runza dedicate agli scenari per l’America del Sud, aperti dalla base cinese in Argentina.
Si parte dal ruolo dello spazio nei conflitti d’interessi tra le principali potenze del mondo.
“Nello spazio ci sono due ambiti importanti.
Quello delle attività militari, avere un certo potere militare nello spazio per assicurare la propria presenza, e quello delle attività economiche che riguardano lo spazio, di cui si parla poco.
Attualmente una delle cose più importanti che si stanno sviluppando dal punto di vista economico è la rete di satelliti di posizionamento globale, che serve per automatizzare tutto il transito terrestre, marittimo e aereo. Per completare l’automatizzazione dei trasporti c’è bisogno del sistema globale ad alta precisione. Questo sistema ha un margine di errore di 2 cm, comparati con i 200 metri circa del GPS normale.
Oltre agli usi civili, è fondamentale per l’attuale tecnologia militare di eserciti sviluppati come quelli degli Stati Uniti, sia per i sistemi d’armi ed equipaggiamento dei soldati che per la vigilanza e lo spionaggio.
La tecnologia cinese attualmente non permette di arrivare ai 20.000 km di altitudine, necessari per arrivare a questo tipo di satelliti, ma si stima che per il prossimo anno lo potrà fare.
E’ in questo contesto che la base di Neuquén ha una particolare rilevanza per l’eventuale ruolo che gioca nel conflitto d’interessi attorno ai satelliti di posizionamento globale.
L’ingegnere aeronautico continua spiegando che “l’antenna che si vede nella base di Neuquén può essere utilizzata per il comando e il controllo per viaggi nello spazio profondo ma ha anche la possibilità di servire per scopi militari, di comando e controllo dei satelliti, come quelli che circolano in determinate orbite, che passano per l’emisfero occidentale, quello che riguarda l’America. Probabilmente la base potrà servire per essere interconnessi con una serie di altre stazioni che la Cina possiede creando una rete in grado di servire come nesso d’informazione, per la triangolazione di informazioni, per il comando e il controllo del sistema ASAT (anti-satellite)”.
La spiegazione che offre la Cina è che la base potrà avere un ruolo per un eventuale viaggio cinese sulla luna nel 2017. Ma gli esperti in sistemi di difesa sanno che il sistema Terra-Luna è un obiettivo principale nella scena spaziale per la sua posizione vantaggiosa in caso di guerra spaziale.
Secondo Runza la vera intenzione cinese è stabilire una base militare sulla Luna, per posizionarsi in maniera migliore in materia di sistemi spaziali nel confronto con Russia e Stati Uniti ed europei.
Fatte queste premesse Runza arriva alla conclusione che la regione sudamericana non è una zona di pace.
“Smette di essere una zona di pace perchè c’è già concretamente una base paramilitare cinese nel Cono Sur, che avrà un ruolo molto importante in una futura guerra spaziale, specialmentre tra Cina e Usa. Ci sono già tensioni. Il futuro per tutto il Sudamerica è che non potrà essere esente da quel che succede. Ma i governi della regione non lo capiscono”.
La riflessione si sposta giustamente sull’insieme della situazione dell’area sudamericana. Sulle sue relazioni con il gigante asiatico, che permeano la struttura economica e non solo.
“Non c’è una strategia complessiva nella regioni, nè piani a lungo termine, e questo lascia i paesi vulnerabili di fronte agli interessi delle potenze che hanno una strategia. Questo si è visto chiaramente con l’avanzare cinese nella regione.
Da vent’anni la Cina sta cercando di avere un ruolo chiave in Sudamerica, lo ha fatto anche con la vendita di armi in molti paesi.
Ha operato una strategia molto aggressiva in tutti i campi.
Questo perchè il Sudamerica è un grande fornitore di risorse streategiche per la Cina: dal litio boliviano alla soia brasiliana.
Per la Cina l’Atlantico del Sud è una zona di alta priorità strategica e in un futuro prossimo vedremo che la Cina non solo vuole stabilire queste prime basi paramilitari pionieristiche ma farà anche pressioni per installare basi militari, basi navali per controllare la flotta cinese nell’Atlantico del Sud.”
Come non vedere in questa descrizione il riflesso degli scenari che d’altro lato portano l’America a impegnarsi nel fronte asiatico?
C’è una scarsa comprensione della posta in gioco nello spazio sia da un punto di vista militare che economico.
Si pensa alla guerra come combattimento militare ma non è solo questo oggi. E’ un combattimento di intelligence che ha interessi contrapposti e che si muovono in diversi campi di battaglia. Non è una guerra con i soldatini. Ma un’insieme articolato di tecnologia che agisce dall’alto e che si salda con il controllo sulla rete.
In campo economico il capitalismo finanziario del mercato unico globale non esita ad intravvedere nuove frontiere di accumulazione e saccheggio mettendo a valore quel che esiste non solo nel pianeta ma anche oltre l’atmosfera, incurante degli equilibri che si possono distruggere.
La base cinese di Neuquen in argentina non è che una piccola rotella di questi perversi meccanismi.