San Cristobal 25 luglio 2016
La nostra prima tappa, arrivati in Chiapas per partecipare a CompArte, è il blocco dei maestri in lotta alla periferia nell’autostrada verso Tuxla Gutierrez.
Cosa sta succedendo cin i mastri?
E’ dal 15 maggio che la protesta dei maestri attraversa il paese.
Le richieste sono radicalmente semplici: abolizione della Riforma Educativa per difendere la scuola pubblica e le condizioni di lavoro del corpo insegnante.
La riforma, come d’abitudine in tutto il mondo in questa fase, si inserisce nelle riforme strutturali del paese. Ottica è quella del deficit zero: ovvero tagliare radicalmente le spese per l’istruzione così come per altre voci sociali come la sanità.
Mentre l’’iter della Riforma viaggiava spedito dall’approvazione federale e fino alla conferma dei vari stati, i maestri, che hanno iniziato la mobilitazione fin dal 2013, dal 15 maggio di quest’anno hanno indurito la protesta. Blocchi stradali, presidi, azioni hanno accompagnato lo sciopero a tempo indefinito, che dura tutt’ora.
Quello che il governo non si aspettava è la solidarietà sempre più ampia che si è stretta attorno ai maestri. I famigliari degli alunni, studenti, cittadini stanchi delle politiche di immiserimento portate avanti dal governo di Pena Nieto, comunità locali ed indigene in lotta per la difesa del territorio hanno portato aiuti e sostegni di ogni tipo ai maestri, che dall’inizio della lotta non stanno ricevendo il loro salario.
Più che una semplice solidarietà è cominciata a serpeggiare una complicità.
Il rifiuto alla Riforma Educativa è diventato un modo per dimostrare la contrarietà complessiva alle scelte economiche, politiche e sociali di un governo e di un sistema dei partiti, sempre più corrotto, più attento a permanere ad ogni costo negli standard internazionali diventati norma nel tempo della crisi che alle reali condizioni del paese.
La risposta repressiva non si è fatta attendere.
Molti maestri sono stati arrestati e il mese scorso un violento attacco poliziesco a Nochixtlán, nella zona mixteca del meridionale stato messicano di Oaxaca, è costato la vita a 11 manifestanti.
Le proteste seguite a questo attacco militare, che ha suscitato anche alcune proteste internazionali, si sono via via allargate. La pressione creatasi attorno alla vergogna di un Governo, che invia la sua polizia ad attaccare chi ha la sola colpa di difendere dei diritti collettivi, ha portato il Governo ad aprire un tavolo di confronto, articolato in due sezioni. La “Mesa1” in cui i maestri esigono la liberazione dei prigionieri, 33 in tutto il paese, e che vengano sbloccati gli stipendi arretrati, la “Mesa2” dedicata alla revisione radicale della Riforma educativa.
La lotta continua nonostante sia formalmente periodo di vacanza scolastica così come continua ad allargarsi la solidarietà, come si è visto dopo l’attacco di poliziotti e paramilitari al blocco dei maestri di San Cristobal del 20 luglio scorso.
Al fianco dei maestri anche gli zapatisti.
Negli ultimi comunicati l’Esercito di Liberazione Nazionale ha comunicato la decisione delle comunità indigene di devolvere ai maestri in lotta gli alimenti raccolti per permettere a centinaia di basi d’appoggio di partecipare al CompArte.
L’iniziativa lanciata nei mesi scorsi fa parte del percorso a tutto campo aperto dagli zapatisti con il Seminario “Il Pensamiento critico contro l’Idra Capitalista”, dello scorso maggio, di discussione per comprendere il presente e costruire alternative. La scelta dell’EZLN di sospendere la propria partecipazione trasformandola in solidarietà ai maestri non ha fermato lo svolgimento del CompArte che è in corso presso il Cideci e si sposterà dopo l’invito dell’EZLN al Caracol di Oventic il 29 luglio.
INCONTRO CON I MAESTRI DI SAN CRISTOBAL
Il blocco dell’autostrada si estende per circa un chilometro.
Dai due lati all’inizio delle postazioni di avvistamento e poi il corpo centrale del presidio. Nelle tende si organizza la resistenza. Al blocco si cucina, si discute, si preparano le iniziative. I turni servono per coprire giorno e notte. La gente che porta solidarietà arriva ad ogni ora. Chi porta cibo, che serve anche per le famiglie dei maestri che non ricevono da tempo lo stipendio, chi attrezzature, chi si ferma a parlare ed a discutere.
Dopo l’aggressione del 20 luglio da parte di polizia e paramilitari che hanno distrutto tende, equipaggiamento e alimenti, il blocco è stato ricostruito e continua ad essere un punto di riferimento collettivo.
Restiamo al blocco per un paio d’ore, chiaccherando con le maestre e i maestri. Ci fanno assaggiare le tortillas arrivate dalle comunità zapatiste in solidarietà con la loro lotta. Da Tuxla attraverso il loro sistema di comunicazione giungono le notizie dell’iniziativa di blocco dell’aereoporto. Tutto bene. Dopo un breve momento di tensione, ora il blocco si è posizionato all’entrata. Ci raccontano come mantengono costanti le relazioni con i loro alunni, fornendo dei kit informativi per non far perdere l’anno ai ragazzi.
Nei prossimi giorni sono previste nuove iniziative. Ci allontaniamo dal blocco per raggiungere il Cideci e come molti altri partecipanti al CompArte saremo con i maestri in lotta, perchè quello che stanno difendendo appartiene a tutti noi.
Carovana in Messico CompArte Estate 2016
INTERVISTE COMPLETE AL BLOCCO DEI MAESTRI
Intervista al portavoce del blocco
L’attacco di polizia e paramilitari del 20 luglio
La prima cosa che i maestri ci tengono a raccontare è l’attacco del 20 luglio. Come sia provato e dimostrato che l’aggressione al presidio con la distruzione e l’incendio di alimeti, attrezzature e materiali sia stato fatto ad opera di poliziotti e paramilitari.
Un operativo deciso dal governo locale e federale per cercare di intimidire la lotta.
Ma la violenza repressiva non è servita. La solidarietà intorno al blocco è cresciuta. I maestri chiedono con forza al governo locale di mettere fine alle provocazioni, l’allontanamento del sindaco di San Cristobal, tra i responsabili dell’attacco, l’individuazione dei colpevoli dell’uccisione di , maestro ucciso nei mesi scorsi.
La solidarietà attorno alla lotta
la mobilitazione dei maestri è iniziata nel 2013, ma è in questi ultimi mesi che attorno alla loro lotta si è costruita una forte solidarietà non solo come risposta agli attcchi repressivi ma come riconoscimento di una battaglia che vale per tutti. Al presidio ci raccontano di come la popolazione di San Cristobal. famiglie, lavoratori ma anche piccoli impresari aiutino l’iniziativa con donazioni di alimenti e materiali ma anche partecipando alla mobilitazione.
L’organizzazione della lotta e il confronto con il governo
Il cuore dell’organizzazione è la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE), che fa parte del più ampio Sindicato Nacional de Trabajadores de la Educación (SNTE) che i maestri definiscono corporativo e filogovernativo. La lotta è duplice contro la Riforma ma anche per la democratizzazione piena dell’intero sindacato. E’ la CNTE che coordina le lotte a livello nazionale e lancia le giornate di mobilitazione.
Al blocco ci spiegano chiaramente i punti irrinunciabili presentati dai maestri al governo: la revisione totale della Riforma e la fine della criminalizzazione del movimento. C’è la determinazione a continuare la lotta, nonostante le difficoltà dovute al blocco degli stipendi per gli insegnanti impegnati nella mobilitazione.
La precarietà dei diritti e la falsa autonomia sono alla base della protesta
Addentrandoci tra le tende del presidio una giovane insegnante ci spiega insieme alle sue colleghe uno dei punti centrali della protesta contro la Riforma Educativa. Si tratta della trasformazione della figura dell’insegnate da lavoratore stabile con dei diritti a figura precaria e flessibile. Il tutto avviene con dei test di valutazione.alquanto arbitrari, a cui gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti. Chi non passa viene lasciato a casa. al suo posto si vorrebbe assumere nuovi maestri già inquadrati in un quadro normativo privo di diritti. E’ il trionfo della precarietà per un lavoro che abbisogna di stabilità e di continuità.
Un altro punto molto discusso è il tema dell’autonomia.
Il governo, come in tutto il mondo la presenta come un’occasione di innovazione. In realtà in un paese dove le diversità socio-economiche sono fortissime (in molte regioni le scuole sono carenti di ogni servizio) ben presto si assisterà, mancando fondi pubblici, alla fine la formazione nelle comunità più povere e deboli diventerà un lusso che pochi si potranno permettere.
La lotta dei maestri diventa così l’occasione per affermare dirittiuniversali per tutti.