Gennaio 2013 – Sbeitla: incontro internazionale tra esperienze di cittadinanza e autogestione

Si è svolto dal 16 al 18 gennaio 2013 a Sbeitla il Workshop Internazionale Italia – Tunisia all’interno del Progetto Periferie attive, coordinato dal Gvc, con il finanziamento della Commissione europea.

Al centro dell’incontro lo scambio tra esperienze impegnate nella costruzione di attività collettive di impegno sociale.


Aperto dai saluti di Antonella Liberatore della regione Emila-Romagna, che cofinanzia in progetto, il seminario è stato introdotto dai saluti di Liù Fornara del Gvc e Khaled Amami di Accun.
A parlare per primi le esperienze dei tre CMC (Centre Média Citoyen) aperti nel sud della Tunisia a Sidi Bouzid, Menzel Bouzaienne, Regueb. Partita ormai due anni fa l’esperienza dei CMC non solo sta costruendo uno spazio libero di informazione e comunicazione ma soprattutto rappresenta un’inedita esperienza di protagonismo soprattutto di giovani ragazze. Sono loro, giovani attiviste dei CMC, che gestiscono, elaborano, promuovono i Centri come veri spazi di libertà. Un importantissima esperienza proprio in territori, quelli interni della Tunisia, dove la crisi economica è fortissima e molte delle attese della rivoluzione sono rimaste irrisolte.

I CMC dimostrano giorno dopo giorno che non si torna indietro. Che la “cittadinanza attiva”, un termine abusato per molti versi, qui rappresenta un’energia in continuo divenire, capace, pur tra mille difficoltà, di cambiare il presente per costruire un futuro diverso.
Il racconto del lavoro dei CMC, partiti grazie al Progetto Periferie attive e al sostegno del Progetto Shaping The Mena Coalition for Freedom of Expression, oggi funzionano come capacità informativa, iniziative sociali, punto di aggregazione soprattutto per le donne. Diversi tra loro anche per il contesto nel quale sono inseriti, i CMC stanno anche rappresentando un’iniziale sperimentazione di produzione di percorsi per autofinanziarsi, per inventarsi modalità economiche collettive.

Al centro della prima mattina del seminario il tema della comunicazione, intesa nella sua accezione di azione comunicativa e le esperienze di intervento sociale. Dall’Italia viene raccontata da Simona Bruni, l’esperienza di Csapsa 2 di Bologna impegnata nel sostegno di giovani minori attraverso i percorsi dell’educazione di strada.

Mariem Bribri, blogger ed attivista di Sfax parla delle campagne per la libertà, delle battaglie sociali attraverso i social. “Anch’io ho bruciato un commissariato”, dedicata al contrasto della criminalizzazione di chi è stato protagonista della rivoluzione, ha rappresentato un percorso che ha permesso di mettere al centro dell’attenzione il tema dei diritti, proprio nel momento in cui nel paese è in corso la discussione sulla “giustizia transizionale”. Un’occasione per far sì che non solo si fermi l’accanimento contro le azioni collettive che hanno caratterizzato la rivoluzione ma soprattutto perché nelle nuove leggi vengano posti dei limiti all’azione repressiva della polizia, si garantisca realmente il diritto a manifestare ed a esprimersi. Tutte questioni all’interno di una nuova iniziativa dal basso Men 7°99i   presentata durante il seminario dall’Associazione Accun.

La giornata continua con il racconto della Voix d’Eve, associazione post-14, nata cioè dopo la rivoluzione, formata da donne per migliorare le condizioni in particolare a Sidi Bouzid.

Tante le iniziative che vengono portate avanti per spezzare discriminazioni e mancanza di diritti, come emerge con drammaticità per le femmes rurales, le donne che lavorano per quattro euro al giorno in agricoltura, costrette a restare in contatto con pesticidi ed agenti chimici e a obbedire al sistema del caporalato locale. Una situazione che peraltro è al centro di un altro progetto curato dal Gvc”Eco de femmes”, sia in Tunisia che in Marocco, proprio per dare nuove possibilità e diritti alle donne nel settore agricolo.

Dopo un laboratorio pratico curato da Manuela Pecorari, in serata il seminario si trasforma in un condiviso momento culturale. La proiezione del docu-film “Un retour” narra le radici della rivoluzione attraverso le voci della realtà del sud e poi la voce di Lobna Noomen, bravissima cantante, porta tutti i partecipanti attraverso le sue canzoni dentro la Tunisia in cambiamento, dalle vecchie canzoni popolari, alle note dei giorni della rivoluzione fino ai versi poetici scritti per l’assassinio di Chokri Belaïd per mano degli integralisti.

Nella seconda giornata del Workshop International dall’Italia come esperienze di imprenditorialità sociale parlano Manuela Pecorari, Le Maus che porta l’esperienza di donne nella comunicazione etica e Simona Granati, Cooperativa Rosa Blu, impegnata in laboratori sociali in zone di degrado e nella promozione di esperienze di autogestione.

Proprio l’autogestione, l’idea di non aspettare che dall’alto giunga la soluzione dei propri problemi ma invece la possibilità di creare esperienze orizzontali di reddito e costruzione di alternativa è al centro di tre interventi tunisini.


Tahar Etthari, Association Jemna parla di una realtà poco conosciuta: la gestione autonoma dell’Oasi di Jemna – Kebili, nata nei mesi della rivoluzione e che continua il proprio percorso per salvaguardare le risorse locali e creare posti di lavoro.
Wassim Ltaief,Blech7ess racconta in maniera approfondita l’esperienza di autogestione di Blech7ess, spazio sociale centro di Tunisi, le difficoltà ma anche i risultati delle partiche di autofinanziamento. La giornata continua con la proiezione di “Eco de Femmes” e si conclude con un laboratorio dedicato all’organizzazione delle donne disoccupate curato da Tahani Moulahi.

Sono state due giornate intense, specchio di realtà diverse che in Tunisia costruiscono con determinazione ed energia una possibilità: quella del cambiamento, di un’alternativa fuori e contro ogni integralismo ed ogni autoritarismo.

E’ questo che come Associazione Ya Basta abbiamo voluto appoggiare con la nostra partecipazione ai progetti che hanno reso possibili i Centri Media nel sud del paese. E’ stata ed è una scommessa che vale la pena di affrontare per costruire nella realtà lo spazio di un Euromediterraneo fatto di nuovi diritti, nuove libertà.

Un antidoto reale alla reazione barbara portata avanti dalle bandiere nere dell’islam politico radicale, alla subdola propaganda ed azione dell’islam politico moderato che anche in Tunisia voleva e vuole stringere la società nelle maglie strette dell’osservanza religiosa ed anche ai tentativi più o meno restauratori, che si presentano come modernità.

Certo la strada è lunga, complessa e difficile ma è una sfida che ci riguarda. I ponti ed il legami che costruiamo servono per crescere insieme, per costruire sulle due sponde del Mediterraneo spazi di libertà e di alternativa, percorsi da molti diversi ma accomunati dalla volontà di cambiare il presente.

Prossima tappa: fine marzo per attraversare il Forum sociale che si svolgerà a Tunisi . . .


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