Gennaio 2000 – Chiudere il CPT in Via Corelli

Fin da quando si aveva avuto notizia della costruzione del Centro Detentivo per migranti in via Corelli le nostre proteste avevano cercato di svelare la sua essenza perversa e barbara.

Nel 2008 ad ottobre mentre si stava costruendo la struttura si era svolta una occupazione dei tetti per svelare cosa c’era dietro quei muri.

L’occupazione era servita perchè tutti vedessero quello che si stava costruendo.

In seguito le manifestazioni fino ai cancelli con migliaia di persone ne avevano chiesto a gran voce la chiusura. Ma il governo di centrosinistra fedele alla sua legge Turco- Napolitano continuava a mantenere aperti Via Corelli, così come Ponte Galeria a Roma.

Il 29 gennaio siamo in migliaia al corteo per raggiungere Via Corelli.

Il corteo aperto dalle tute bianche ha un obiettivo chiaro: chiudere questo lager.

Dopo un primo pezzo di manifestazione arriviamo in Piazza. Fin qui tutto autorizzato poi da quel momento in poi è una scelta andare avanti. Si prosegue in Via Corelli fino al civico …?

Il questore avvisa che oltreppassare quel limite ci mette nell’illegalità.

Non c’è esitazione, protetti dagli scudi si avanza, la polizia carica, spara lacrimogeni . Si resiste. Dopo gli scontri una delegazione entra dentro il centro. E’ la prima visita che non fa che rafforzare la convinzione che non si può più aspettare. All’uscita della delegazione giunge la notizia che il governo ha dato l’avvio alla chiusura di via Correlli, o meglio ha deciso di chiudere questa fatiscente struttura per attivarne una più moderna. Ma almeno per ora Via Corelli è chiusa. Le cariche, l’autodifesa, l’oltre passare il divieto hanno permesso una sospensione nella brutalità dei CPT.

Diario

Mani sulle sbarre

Avevo visto le foto interne quando alcuni di noi erano saliti sul tetto mentre si costruiva.

Ma mai avrei potuto immaginare quelle gabbie con uomini all’interno, le mani che stringono le sbarre, la luce delle fotocellule. Sembravano animali in gabbia ma sono uomini.

Quando ci avviciniamo iniziano ad urlare, raccontano con parole sconnesse chi sono. Cerchiamo di capire, di registrare, di mandare in diretta quelle voci.

Giri lo sguardo e vedi poliziotti, guardie e Croce Rossa un moderno lager. Cosa rende queste gabbie diverse dalle normali galere? Niente, anzi quelle gabbie sono ancora più inumane.

Per vedere con i nostri occhi abbiamo dovuto oltrepassare il divieto, scontrarsi con i poliziotti, resistere con gli scudi. Ma quello che può esserci costato non è niente rispetto a quello che deve provare un uomo dentro una gabbia. Di fronte a quelle sbarre ti rendi conto della volgarità, della strumentalità delle discussioni sulla legalità.

Quando usciamo è difficile raccontare quello che abbiamo visto.

Da una finestra aperta si sente il TG “Il governo ha deciso la chiusura del Centro per immigrati di via Corelli a Milano dopo gli scontri con i manifestanti”.

L’unica cosa che ti viene da pensare e che sarebbe da farne uno al giorno di scontri fino a chiuderli tutti, i CPT,

Aver superato il numero civico della legalità è stata la cosa più legittima che si poteva fare.


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