Nuovo progetto sociale di Ya Basta Bologna in sostegno alla popolazione di Kobane, in collaborazione con il Comitato Economico del Cantone di Kobane e le cooperative locali.
L’obiettivo di Kobane Roots è di permettere a 80 famiglie di costruirsi un’opportunità di lavoro e sviluppo per sé e per i propri figli a Kobane, che abbiamo visitato durante il nostro viaggio nelle terre della Rivoluzione nella Siria Confederale del Nord nel maggio 2018.
Come sostenere Kobane Roots?
Si può sostenere il progetto con donazioni dirette sul conto intestato all’Associazione Ya Basta Bologna
IBAN: IT31D0501802400000011094273 presso Banca Popolare Etica –
Causale: Kobane Roots
Contesto del Progetto
Durante la guerra degli scorsi anni, nella regione di Kobane (Siria del Nord), migliaia di ulivi sono morti. L’ulivo siriano, famoso in tutto il mondo, è la colonna portante dell’economia agricola della Siria del Nord, ma durante la guerra contro l’ISIS tanti uliveti sono stati danneggiati o distrutti. Ora, due anni dopo la liberazione della regione di Kobane, il popolo curdo sta rimettendo in piedi la città intera, dagli edifici fino alla sua economia. La morte di questi ulivi sarebbe catastrofica per il futuro economico di questa regione in quanto un ulivo impiega cinque anni per fare frutti e dieci-quindici anni perché raggiunga la piena fioritura e dunque la piena produzione.
Origini del progetto
I 15 mila ulivi destinatari dell’intervento sono divisi in 10 uliveti, situati sulle sponde del fiume Eufrate e sui pendii che dividono il fiume dalla città di Kobane. La coltura dell’ulivo in questa regione ha origini riconducibili al 4000 a.C., e tutt’ora l’oliva è un ingrediente primario in molte ricette e in molti prodotti locali, come l’olio e il sapone. Questi ulivi, coltivati sugli aridi pendii, rappresentano i custodi di questa terra, che altrimenti rischierebbe l’erosione e la desertificazione. Prima della guerra civile, la Siria era il quarto paese al mondo per la produzione di olive, con un raccolto di 180 mila tonnellate all’anno, per un valore di 25 miliardi di lire siriane (quasi 43 milioni di euro).
Nel 2009, gli uliveti e i prodotti ricavati da essi hanno provveduto al sostentamento di 25.420 agricoltori, di cui il 26% erano donne. Gli abitanti arabi e curdi della regione di Kobane stanno lentamente ritornando alle loro case in seguito alla liberazione della regione da parte delle Forze Democratiche Siriane (SFD), avvenuta nell’estate 2015. Tuttavia, dovendo far fronte a case danneggiate, infrastrutture distrutte e campi pieni di mine, la popolazione non è ancora in grado di riabilitare gli uliveti. Inoltre, la mancanza di questo tradizionale guadagno intralcia ulteriormente la ricostruzione delle infrastrutture e della società, creando così un circolo vizioso di povertà.
Dopo che gli uliveti sono stati ripuliti dalle mine, l’ostacolo principale è diventato la consistente irrigazione di cui hanno bisogno questi alberi.
L’ISIS ha distrutto la maggior parte delle infrastrutture esistenti, tra cui i pozzi, motivo per cui gli ulivi non sono stati irrigati per più di 5 anni. Questo ha portato alla morte di quasi 2000 alberi e altri 1000, se non si interviene tempestivamente, sono destinati a estinguersi. Per impedire che altri alberi muoiano, le cooperative che li possiedono hanno chiesto aiuto al Comitato Economico dell’Amministrazione Autonoma del Cantone di Kobane.
Il Comitato Economico ha designato Mohammed Ibrahim, ingegnere specializzato nei sistemi idrici, a coordinare la ricostruzione del tradizionale sistema di irrigazione che si basava sulle fonti della zona e a supportare le cooperative per quanto riguarda la parte logistico-organizzativa.
Tuttavia né le cooperative né il Comitato Economico dispongono dei mezzi finanziari per implementare il sistema.
Per questo motivo il supporto estero diventa fondamentale.
Attraverso la ricostruzione dei pozzi e il recupero degli ulivi, sarà possibile sviluppare un sistema eco-sostenibile che garantirà migliori prospettive di vita per gli alberi e per gli abitanti dei villaggi.
Progettazione e realizzazione del progetto
La riabilitazione di questi ulivi è un progetto a lungo termine che impiegherà almeno un anno. Si prevede l’avvio della prima fase ad ottobre 2019, con la potatura degli alberi; a cui seguirà il trattamento trattati per evitare malattie, funghi e parassiti e successivamente l’irrigatura. La maggior parte del lavoro avverrà nei mesi estivi, e dopo il raccolto, nel mese di novembre, gli alberi saranno preparati per affrontare le basse temperature dell’inverno, in modo tale che rimangano sani per l’anno successivo.
Per quanto riguarda il sistema di irrigazione, in cinque uliveti i pozzi sono ancora presenti e necessitano di sistemazione, mentre negli altri cinque bisogna scavare nuovi pozzi. Il sistema di irrigazione è basato sui tradizionali metodi agricoli della regione. Dopo che i pozzi saranno stati scavati, bisognerà scavare piccoli canali attorno e tra gli alberi, per permettere all’acqua di scorrere da un albero all’altro. I generatori acquistati, le pompe d’acqua e i tubi per innaffiare saranno donati alle cooperative per assicurare l’irrigazione negli anni a venire.
La ristrutturazione dei pozzi verrà attuata in contemporanea alla potatura e cura degli ulivi. Dopodiché, quando il sistema di irrigazione sarà pronto, gli alberi verranno innaffiati tre volte durante il periodo di giugno-ottobre, con un’irrigazione iniziale di 400 litri d’acqua per ogni albero. Le successive irrigazioni saranno di 300 e 200 litri per ogni albero.
Prima della guerra questi uliveti appartenevano al regime di Assad che aveva adottato un’economia fortemente centralizzata, in cui le monocolture di frumento, oliva e cotone erano la colonna portante della Siria del Nord.
Oggi, l’Amministrazione Autonoma punta a cambiare questa economia centralizzata, convertendola in un’economia basata sulla cooperazione tra gli abitanti.
Gli uliveti saranno divisi in modo tale da creare cinque cooperative che coinvolgeranno un totale di 80 famiglie.
Queste nuove cooperative verranno create sulla base di un contratto stipulato dall’Unione delle Cooperative.
I membri di ogni cooperativa dividono equamente il lavoro tra loro.
Il 70% dei profitti verrà suddiviso tra i soci. Il 10% andrà al Comitato Economico di Kobane e sarà destinato al recupero di altri uliveti e alla coordinazione delle cooperative. Il restante 20% viene trattenuto per futuri investimenti delle cooperative.
La priorità viene data alle famiglie più bisognose che saranno quelle che potranno per prime iniziare a lavorare negli uliveti e condividerne i profitti.
Le cooperative decidono autonomamente come dividere i profitti e, in alcuni casi, la dimensione della famiglia diventa un criterio per il calcolo della quota che spetta ad ogni famiglia, in modo tale che famiglie numerose ricevano una quota maggiore dei profitti rispetto a famiglie più piccole.
Inoltre le cooperative decidono se trattenere una percentuale ulteriore per spese comuni o per altri progetti.
Una delle cooperative che lavoreranno negli uliveti è composta da sole donne ed in questo modo, il progetto contribuirà all’emancipazione economica delle donne dei villaggi.
Gli ulivi in questione hanno tutti tra i 25 e i 35 anni. Un albero sano di quell’età produce un raccolto medio di 30 chili di olive, che per il mercato locale ha un valore di 12 euro. Il profitto complessivo di questi uliveti può essere stimato perciò intorno ai 180 mila euro l’anno. Tuttavia, a causa della sofferenza di questi alberi, provocata da svariati anni di abbandono, ci vorrà del tempo affinché questi tornino forti e sani come prima. Al momento il raccolto stimato per ogni albero si aggira intorno ai 10/15 chili, ovvero circa un terzo del raccolto ottimale. Il guadagno stimato per quest’anno è di 60 mila euro, ma siccome molte famiglie dipendono economicamente solamente dagli ulivi e dal loro raccolto, non gli è possibile fare investimenti per la riabilitazione degli ulivi e per ricostruire il sistema di irrigazione.
Dopo la ricostruzione dei pozzi, i costi di mantenimento e innaffiamento degli alberi diminuiranno significativamente negli anni successivi, mentre il raccolto aumenterà di anno in anno.
Grazie all’aumento del raccolto, e quindi del guadagno, le cooperative saranno in grado di occuparsi dei costi di mantenimento autonomamente a partire dal secondo anno.
Il progetto sarà presentato a Padova giovedì 14 marzo ore 21.00 presso Ca’ Sana via SS. Fabiano e Sebastiano 13 a Padova
Cosa sta succedendo in Rojava?
Sull’esperienza del Confederalismo Democratico, nella Siria del Nord liberata dall’Isis, pesano i venti di guerra voluti da potenze regionali ed internazionali.
Di come si vive a Kobane e nelle altre città e villaggi della zona ce ne parleranno:
Ivan Grozny Compasso, giornalista autore di Kobane Dentro e Puzzlestan
Domenico Mucignat, Associazione Ya Basta Bologna
Aurora d’Agostino Giuristi Democratici – Padova
Tutti loro hanno visitato più volte quei luoghi e il racconto sarà accompagnato dalla proiezione di immagini inedite.
Nella serata presentazione del progetto Kobane Roots, un’occasione per 80 famiglie di costruire lavoro e sviluppo per sé e per i propri figli.
- per ridare vita 15.000 alberi di ulivo
- per far rivivere le rive del fiume Eufrate