Kurdistan. Dispacci dal fronte iracheno di Claudio Calia

 … forse possono essere le Arti a ricordare all’umanità che la persona non soltanto distrugge e ammazza, impone e sottomette, disprezza e dimentica, ma che è anche capace di creare, liberare e produrre memoria”
Subcomandante Insurgente Moisés – Subcomandante Insurgente Galeano

In questo mondo così caotico e contradditorio come Associazione Ya BAsta Caminantes, abbiamo scelto di impegnarci per raccontare attraverso le più varie forme artistico culturale le realtà che incontriamo nel nostro cammino.
Per questo abbiamo voluto contribuire a tre realizzazioni: il libro di racconti “Ci sarà una volta” del SubComandante Galeano, il Cd musicale Walking Sounds e il fumetto “Kurdistan. Dispacci dal fronte iracheno” in collaborazione con Un ponte per ….
Buon lettura e buon ascolto!

Kurdistan. Dispacci dal fronte iracheno

“Andare in Iraq con un progetto umanitario è la naturale conseguenza del mio lavoro sul giornalismo a fumetti: un’occasione preziosa per raccontare con il mio linguaggio preferito, il fumetto, un contesto complesso e doloroso che purtroppo passa troppo spesso sotto silenzio.
Claudio Calia

Un’opera di Graphic Journalism, edita da Becco Giallo Edizioni, per raccontare la società civile irachena, raccogliendo le voci e lo sguardo di quei giovani che resistono a guerre ed estremismi, sognando un’altro Iraq, in un futuro di dialogo e pace.

A Padova puoi trovare il volume presso la nostra sede in Via Barbarigo 17 e farti fare una dedica dall’autore

Puoi ricevere il volume anche a casa tua:
invia una mail con i recapiti per la spedizione a padova@yabasta.it

Costo 15,00 euro più 2,00 di spedizione per un TOTALE 17,00 euro

Pagabili : presso il conto corrente Banca Popolare Etica intestato Associazione Ya Basta – Onlus IT76D0501812101000011007374 con la causale: Libro Ci sarà una volta o tramite il nostro conto Paypal

RECENSIONI

Claudio Calia parla del volume alla Libreria Zabarella durante l’iniziativa Lontani Vicini

L’arte per raccontare il sociale, “il fumetto è un mezzo potente”
Claudio Calia, autore noto per il suo lavoro nel campo del giornalismo a fumetti, ha pubblicatoKurdistan. Dispacci dal fronte iracheno (Beccogiallo), fumetto nato da una serie di laboratori tenuti nei centri giovanili di Un ponte per in Kurdistan.Da quell’esperienza sono tornato con la speranza

Tratto da Redattore sociale

BOLOGNA – Ho esordito nel giornalismo a fumetti raccontando il petrolchimico di Porto Marghera nel novantesimo anniversario dalla nascita, comprimendo 40 anni di processi in un libro di 130 pagine. Ho dovuto leggere e studiare molto per fare una cosa che considero uno strumento che in 45 minuti di lettura ti riesce a dare un’idea di quella storia. Io credo che il fumetto sia un mezzo potente. A parlare è Claudio Calia, autore conosciuto per il suo lavoro nel campo del giornalismo a fumetti (oltre aPorto Marghera ha realizzato un fumetto sulla Tav e uno sui centri sociali in Italia), il cui ultimo libro èKurdistan. Dispacci dal fronte iracheno (Beccogiallo), il racconto dei laboratori di fumetto realizzati nei centri giovanili gestiti dalla ong Un ponte per in Iraq.
Se prima c’erano solo Joe Sacco, autore diPalestina, o Guy Delisle che ha raccontato nei suoi fumetti la Birmania, la Corea del Nord, Gerusalemme e Shenzhen, oggi il fumetto di realtà è sempre più diffuso e utilizzato per raccontare il sociale.
“Ci sono autori che non amano associare al fumetto l’aggettivo ‘divulgativo’, io invece vorrei che ci fossero manuali di matematica a fumetti, perché renderebbero la materia più facile – afferma Calia – Come diceva Art Spiegalman, il fumetto è un linguaggio più simile a come funziona la nostra memoria, noi non ricordiamo fogli di testo ma un concatenarsi di immagini e parole. È un linguaggio più immediato per il lettore, anche se più difficile per chi lo fa, che ha la forza di scatenare complicità nell’occhio di chi legge, di alimentare la tendenza all’ascolto e di tenere con il lettore un rapporto più personale.

Una tavola al giorno per raccontare l’esperienza (tra cui l’attentato del 28 giugno 2016 all’aeroporto di Istanbul, giorno di partenza di Calia dalla Turchia verso l’Iraq), tre blocchi di appunti e tante riprese video sintetizzate poi nelle tavole del libro. Ecco com’è natoKurdistan. Dispacci dal fronte iracheno, libro che raccoglie le testimonianze e le voci delle tante persone che Calia ha incontrato durante l’esperienza con Un ponte per.
“Obiettivo della ong è ricostituire la società civile nel Kurdistan iracheno attraverso la creazione di centri giovanili dove i ragazzi possono incontrarsi e fare attività diverse, ha raccontato Calia, duranteFumetto di realtà: quando l’arte racconta il sociale uno degli incontri diPanopticon, la rassegna organizzata dall’Accademia di belle arti di Bologna.

Il progetto di Un ponte per che ha coinvolto Calia prevedeva la realizzazione di laboratori di fumetto, la pubblicazione di un libretto sulle attività della ong nei centri giovanili e il libro a fumetti.Nei laboratori ho incontrato persone molto diverse tra loro – continua Calia – Arabo, curdo e aramaico erano le lingue parlate, quindi erano sempre presenti uno o due interpreti e io tenevo il corso in italiano o inglese. Oltre alle difficoltà linguistiche, c’erano le differenze culturali.Perciò per prima cosa ho chiesto a ognuno di loro di raccontare in una tavola di fumetto la diversità: c’è chi ha parlato della corruzione nel Paese, chi dei problemi legati alla mancanza di energia elettrica in modo continuativo, chi ha parlato dei bombardamenti e della fuga. È un modo per condividere, per scambiarsi esperienze – spiega – Tutti hanno riportato la metafora del semino in mezzo alle macerie da cui può nascere un fiore. Ecco, una cosa con cui non pensavo che sarei tornato da quei laboratori, è la speranza. (lp)

Claudio Calia: «La mia esperienza è un mezzo per raccontare l’Iraq»
di Valerio Stivé

Tratto da FUMETTOLIGICA

Claudio Calia è autore noto per il suo lavoro nel campo del giornalismo a fumetti. Non si è impegnato solo in questo versante della produzione fumettistica, ma è senza dubbio costante e sostanzioso il suo apporto alla scena italiana del fumetto di cronaca e di indagine. Ha raccontato questioni relative alla lotta alla TAV sulla tratta Torino-Lione, ha indagato sul caso di Porto Marghera e ha censito i centri sociali italiani. Tutto questo collaborando con l’editore BeccoGiallo, marchio radicato nel fumetto di realtà, con il quale ha appena dato alle stampe un nuovo volume, Kurdistan. Dispacci dal fronte iracheno.

Il libro rappresenta la prima incursione di Calia in terra straniera, un diario di viaggio nato da un soggiorno di due settimane in Iraq, a fianco degli operatori dell’Organizzazione Non Governativa Un ponte per … Dell’esperienza e del suo libro in cui raccoglie testimonianze di cittadini iracheni e operatori di pace ce ne ha parlato in una intervista in anteprima.

Come è nato tutto il progetto che sta dietro a questo libro?

Con una chiamata in Skype di un mio amico di vecchia data, Riccardo Varotto, ora rappresentante locale della ONG Un ponte per a Padova. Al tempo stava lavorando proprio in Iraq con UPP, e insomma conoscendomi e leggendo – per forza di cose – i miei fumetti è stato piuttosto naturale che provasse a capire come mettermi in condizione di poter realizzare un libro sull’Iraq di oggi.

Le condizioni si sono create abbastanza in fretta, sfruttando la possibilità di potermi invitare per tenere dei workshop di fumetto nei centri giovanili gestiti dalla ONG. Il progetto dunque si è svolto in tre step: il mio viaggio con questi quattro workshop, diventati tre per problemi di sicurezza a Zumar, un albo a fumetti di 24 tavole stampato in arabo e inglese di promozione delle attività dei centri giovanili, e infine il libro con BeccoGiallo e il sostegno dell’Associazione YaBasta – Caminantes.

Che aneddoti hai da raccontare su quell’esperienza?

Davvero tanti. Dall’atterraggio a Istanbul dove mi sono trovato durante l’attentato di Daesh del 28 giugno 2016, alle decine di persone che ho conosciuto. Decine di esperienze personali e profonde vissute in appena due settimane, grazie anche all’impeccabile e densa scaletta di incontri che mi è stata organizzata da Un ponte per… In media sono tornato da questo viaggio con una sensazione di speranza nel futuro che non mi sarei aspettato alla partenza.

Cosa ha significato insegnare tramite il fumetto in luoghi così lontani a noi? Del resto diciil fumetto crea ponti.

In Iraq in alcune città si arriva a parlare tre lingue differenti: arabo, curdo e addirittura… aramaico! Le persone che partecipavano ai miei corsi spesso non potevano comunicare l’uno con l’altro per problemi linguistici. Con il fumetto mi piace pensare di avere contribuito a farli parlare tra di loro e, con la mostra di alcuni dei loro disegni che sta girando proprio da pochi giorni in Italia, fargli dire anche qualcosa a noi, qui, sulla loro situazione. Oltre alle loro voci che ho riportato nel mio libro.

Il corso di fumetto a Dohuk l’ho tenuto all’interno dell’Accademia di Belle Arti: trovarmi in Iraq a proiettare slide di Yellow Kid e Little Nemo, statunitensi, a un gruppo di studenti d’arte e giovani dei centri giovanili tra siriani, ezidi, iracheni e curdi mi ha fatto provare una sensazione incredibile da cui la frase, che direi di aver visto realizzata nella sua compiutezza,il fumetto crea ponti.


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