In Egitto sono i corso le elezioni, divise in due fasi: la prima una decina di giorni fa per 14 governatorati su 27, la seconda da svolgersi nei restanti 13 il 22 novembre 2015. I dati della prima tornata elettorale sono quelli di una partecipazione veramente esigua della popolazione.
Elezioni, che più che una prova di democrazia sono una sorta di maquillage da spendere a livello internazionale per il presidente al-Sisi.
Stiamo parlando di un tortuoso meccanismo elettorale.
Leggendo i giorrnali italiani sulle elezioni ci è venuta in mente un’altra storia, circolata nei siti internazionali alcuni mesi fa.
E’ la storia di un gruppo di giovani ragazze impegnate, attraverso la musica rap, a contribuire al cambiamento della condizione delle donne in Egitto. Abbiamo pensato proprio in questi giorni di proporvela.
In un paese stretto, anzi strangolato tra autoritarismi ed integralismi, c’è chi affronta la realtà a colpi di rap, per affermare la propria libertà.
Ecco la loro storia, leggetevela accompagnata dal loro primo pezzo rap: Olou Labouha
En Egypte, un rap féministe sans tabous
Di fronte alle discrminazioni e ai non detti, le rapper del gruppo Bent al-Masarwa , Figlie d’Egitto, vogliono imporre il loro “flow” (modo d’esprimersi, in particolare riferito al rap NdT) nella loro società.
In una mescolanza di rap ed electro chaabi, proclamano la loro femminilità e soprattutto la loro totale libertà. Queste giovani ragazze esprimono con determinazione nei testi, come sul palco il loro odio contro i tabù che le soffocano.
Le storie che raccontano in ogni canzone attraverso temi come la verginità, l’onore o le molestie sessuali, sono state vissute da numerose Egiziane. “Ci è stato sempre detto che siamo delle ragazze, che ci è proibito parlare, protestare, che la nostra voce è un affronto come i nostri corpi. Ma tocca a noi cambiare la mentalità, e per questo, bisogna fare una rivoluzione”, cantano in questo estratto del pezzo “Horeity” (La Mia Libertà).
Rap senza paura
Il loro album che porta il nome del gruppo, Bent al-Masarwa, è stato prodotto dall’Istituto Nazra For Feminist Studies con base al Cairo. Dal 2014, l’Istituto propone dei workshop di teatro e musica per ripensare, attraverso la cultura, i rapporti fra uomo e donna.
Come spiega Nada Riyadh, produttrice artistica presso Nazra, “è più semplice per una persona guardare un film o ascoltare una canzone che leggere un rapporto o assistere ad una conferenza”. Per la realizzazione dell’ultimo progetto musicale, l’ONG aveva lanciato all’inizio del 2014 un appello a tutte le donne interessate a comporre canzoni in un’ottica femminista.
Su una quarantina di candidature ricevute, otto sono state selezionate. Un orizzonte molto vario d’espressione, visto che le artiste hanno dai 16 ai 32 anni. Dopo tre giorni di workshop intensivi al Cairo e una settimana di registrazioni a Badroom ad Alessandria, c’è stato il debutto nel mese di giugno 2015, sul palco del Teatro Rawabet al Cairo, con il quale è stato lanciato l’album Bent al-Masarwa, come il nome del gruppo. Nella sala si sono affollati così tante egiziane ed egiziani che le cantanti, Myam Mahmoud, Marina Samir e Esraa Saleh hanno dovuto mettere in scena due volte il concerto.
Nonostante l’accoglienza calorosa, Nada Riyadh riconosce di avere “ricevuto delle critiche negative sulla rete. Per certe persone i nostri testi riguardano dei temi tabù nella nostra società come la verginità e l’onore o la stessa violenza sessuale“. Il rifiuto che queste rapper affrontano si spiega anche, secondo Nada Riyadh, con il fatto che ” molte delle musiche popolari egiziane hanno avuto effetti degradanti per le donne e hanno contribuito a questa cultura discriminatoria.”
Dagli sguardi insistenti nei minibus agli stupri collettivi nelle piazze affollate, l’apprensione che vivono molte egiziane ogni volta che escono non accompagnate da un uomo si è fatta sempre più soffocante.
In Egitto il 99.3% delle donne ammettono d’essere state vittime di molestie sessuali, secondo l’ultimo rapporto dell’ONU Women realizzato con il Centro Demografico del Cairo nell’aprile 2013.
Le poliziotte dai metodi forti
Le aggressioni che denunciano le rapper sono state particolarmente forti nelle festività di Aïd el-Fitr che segnano la fine del digiuno durante il Ramadan. Il quotidiano Daily News Egypt scrive che Shoft Taharosh, un gruppo d’azione simile alle Tahrir Bodyguard, ha segnalato 90 aggressioni fisiche e 131 verbali solamente nei giorni tra il venerdì 17 a domenica 19 luglio nella zona centrale del Cairo.
A più di un anno dall’adozione della legge che criminalizza le molestie sessuali sono ancora rare le condanne. E’ il comportamento delle vittime, giudicato provocante, che viene invece messo sotto accusa. Il generale Abdel Fattah al-Sissi. al potere dll’estate del 2014 si era anche presentato come garante dell’eugaglianza tra uomo e donna.
Di fronte all’assenza di una reale volontà politica, la Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo (Fidh) denuncia in un recente rapporto “l’ipocrisia ai vertici dello Stato” e lancia un appello per il cambiamento della posizione delle autorità egiziane. Il Ministro degli interni ha deciso di aumentare, in occasione dell’’Aïd el-Fit, il numero delle unità di polizia femminili nel pattugliamento nel centro del Cairo. Le immagini di queste poliziotte dai metodi forti, mentre giocano con il manganello elettrico (vedi video) sono state condivise largamente nei social network..Operazione di comunicazione riuscita.
Una discussione sempre maggiore sul ruolo delle donne
Da parte loro, è di tutt’altro tipo il messaggio che le rapper vogliono diffondere nella società. Preferendo il dibattito alla forza bruta, Bent al-Masarwa vuole influenzare direttamente la mentalità degli Egiziani.
Con i loro testi, come unica arma, queste filles de l’Egypte non vogliono sparare a salve sui dikat dei tabù. “Noi vogliamo coinvolgere le persone che non condividono le niostre idee” , dice Nada Riyadh. “L’ambizione del nostro progetto è arrivare a quelli che sono fuori dal dibattito e perciò creare ed imporre una discussione sempre più ampia sul ruolo delle donne egiziane”.
Tratto da information.tv5monde.com
Le ragazze egiziane combattono i tabù attraverso la musica
“Noi abbiamo non solo raccontato le nostre storie ma abbiamo condiviso anche quelle dei nostri amici, sia uomini che donne”, afferma una partecipante.
Di Nayera Yasser
Il riflettore su tre ragazze, dai visi così comuni che potrebbero esser visti da qualsiasi angolo dell’Egitto. Si presentano ma non raccontando della loro età, lavoro e educazione. Si presentano attraverso i racconti della loro vita quotidiana, storie che ricordano a loro stesse che saranno sempre delle cittadine di seconda classe in una economia di parte.
“Nazra for Feminist Studies” ha lanciato un album dalle musiche molto profonde per spingere nove ragazze a promuovere e a condividere con le altre donne egiziane le loro battaglie affrontate nel loro paese a favore della condizione femminile.
A “Talaat Harb street” e nel cuore del teatro Rawabet, giovani donne tra i 15 e i 32 anni hanno cantato sei diverse canzoni che affrontano tutti gli aspetti della condizione femminile.
Fatma Mansour, amministratrice del progetto Nazra afferma che l’associazione mira sempre a fondere arte femminile con questioni sociali, tuttavia, oggi l’incorporare i giovani e lo sviluppo di progetti è solo una parte delle attività svolte dall’associazione.
Nazra, organizzazione che difende i diritti delle donne, ha svolto dei laboratori creativi di scrittura lo scorso luglio, nel tentativo di aiutare le donne, appartenenti a contesti diversi, ad esprimere la realtà moderna della condizione femminile in Egitto.
La album di canzoni è iniziato con un laboratorio di scrittura chiamato “Arosty”, “My Doll”, organizzato da Nazra per discutere su tutto ciò che nella società tende a “stereotipizzare” le persone senza alcuna motivazione razionale. “All’inizio del workshop abbiamo trascorso diversi giorni a scrivere di questo tema fino a che non abbiamo deciso di comporre delle canzoni tanto da pubblicare un album”, ha detto Dina Ahmed, una delle partecipanti.
L’organizzazione, insieme ai partecipanti,ha scelto di passare dalle parole ai brani nel tentativo di raggiungere un pubblico più ampio in modo efficace.
Infatti, secondo Hagar Ramadan, una delle più giovani partecipanti ( aveva solo 15 anni quando partecipò al workshop): “Tutto ciò che è collegato con la musica tende a raggiungere il subconscio delle persone più velocemente. Inoltre nel gruppo erano presenti già delle ragazze con un passato rap e solo: Mayam, Esraa e Marina”.
Sempre secondo Ramadan, l’obiettivo del laboratorio è proprio quello di scrivere canzoni e pezzi teatrali che si “tuffano” nel cuore dell’argomento, cioè la condizione femminile in Egitto. Proprio per questo motivo, l’album non contiene solo traccie cantate ma anche dei “break”, che separano una canzone dall’altra, in cui le ragazze condividono le loro esperienze personali con gli ascoltatori.
Secondo Ahmed: “La cosa più bella di questo laboratorio artisico è il condividere insieme agli altri le storie di queste ragazze dalle diverse età”:
Il laboratorio artistico, della durata 19 ore “spalmate” in tre giorni consecutivi, ha permesso ai partecipanti di aprirsi l’un l’altro e a raccontare le loro travagliate esperienze personali.
“Durante il workshop, non abbiamo solo condiviso le nostre esperienze ma anche quelle dei nostri amici, di entrambi i sessi. La nostra associazione interagisce con ogni tipo di persona ed è fortemente interessata ad ascoltare i loro problemi. Inoltre abbiamo ricevuto altri spunti di riflessione provenienti da altri laboratori culturali che si occupavano sempre della difesa dei diritti dell’uomo”, ha affermato Ahmed.
Bent El-Masarwa, che in italiano può esser tradotto in “Sorelle degli Egiziani”, è un album di sedici canzoni che discute su tutte le problematiche femminili che affligono le donne egiziane e non solo. Si passa dall’ossessione locale per la verginità, alla rinuncia dei propri interessi e aspirazioni a causa dei partner fino alle molestie inflitte da quest’ultimi.
I brani presenti nell’album sono tutti cantati in arabo ma ognuno di essi contiene anche delle differenti sfumature (“slang”), per rappresentare sia l’Alto che il Basso Egitto.
L’album, tuttavia, comprende anche una canzone a favore degli uomini, infatti, nella track “Anta Al Kamel (“Tu sei perfetto”), riguarda il punto di vista maschile sulle assunzioni e stereotipi che devono affrontare.
Ramadan dice: “Tutto quello che le donne devono affrontare è solo un mero riflesso di ciò che gli uomini devono affrontare , è una reazione opposta”.
Il concerto ha avuto così successo che le tre cantanti hanno concesso agli spettatori un bis la sera stessa della rappresentazione e sebbene fossero st le track fossero state pubblicate online solo da qualche giorno, il pubblico sapeva già perfettamente a memoria tutte le parole delle canzoni.
Ramadan afferma ancora: “Il nostro più grande successo è dato dagli ascoltatori, l’idea principale principale è il fatto che siamo stati in grado di utilizzare le nostre menti per raccontare di noi stessi per cercar di risolvere i problemi. Tuttavia, i diritti delle donne e le molestie sono degli enormi ed eterni problemi difficilissimi d’assopire“.
Ben El Masarwa è solo dei vari progetti proposti da Nazra che mirano a diffondere la consapevolezza in maniera libera, indipendentemente da eventuali profitti finanziari. L’evento è stato aperto al pubblico, mentre i Cd dell’album sono stati distribuiti gratuitamente.
Infine, Mansour afferma: “la nostra idea è quella di espandere la nostra comunità attraverso persone che non si occupano di problematiche femminili solo accademicamente o a livello giuridico ma che vogliono invece saperne di più su questo problema che affligge il paese.”
Tratto da www.dailynewsegypt.com
Egitto : “Bent Al- Masarwa”, il Rap per la libertà e la femminilità
Nelle loro canzoni, “Bent Al-Masarwa” denuncia i tabù religiosi, politici e sociali che schiacciano le donne egiziane nel loro quotidiano. Veriginità, onore e molestie sessuali sono i principali argomenti che il guppo egiziano non esita a denunciare nelle loro canzoni anche se con il rischio di scioccare gli ascoltatori tuttavia le ragazze, si proclamano portatrici di messaggi destinati a cambiare la mentalità della popolazione egiziana.
L’album che porta il nome del gruppo omonimo, “Bent Al-Masarwa” è stato prodotto per l ’istituto “Nazra détudes féministes”, un ONG con sede ad Al Cairo. Nonostante le numerose critiche, un altro gruppo composto da ragazzi dai 16 ai 32 anni ha indetto un concerto che ha riscosso molto successo.
Tutto queste forme di protesta a favore della condizione femminile egiziana sono date dal fatto che, malgrado la promulgazione della legge che incrimina le molestie sessuali in Egitto, le denuncie sono ancora estremamente rare, tanto che, secondo un rapporto del 2013 dell’ “ONU Women” realizzato in collaborazione con il Centro Demografico del Cairo, ancora iil 99,3% delle donne egiziane riconoscono di aver subito molestie sessuali.
Tratto da www.femmesdetunisie.com