Quando si decise di organizzare nuovamente dopo due anni il Forum Sociale Mondiale a Tunisi nessuno avrebbe potuto immaginare che l’evento sarebbe accaduto in un contesto ben diverso da quello precedente e ad una settimana dall’attacco integralista al Museo Bardo che ha drammaticamente puntato i riflettori sul paese dei gelsomini.
E’ impossibile non guardare a questa edizione del Forum Sociale Mondiale, al di là delle sue dinamiche interne e abituali, come ad un possibile spazio per sperimentare una risposta collettiva al terrore dell’oscurantismo integralista islamico. La barbaria dell’Isis, il suo forte presentarsi come “nuova offerta”, accompagnata da un aggressivo marketing giocato all’altezza della comunicazione in rete, fondata su uno “stato islamico doc” con territorio, moneta, leggi e non solo, si iscrive dentro la ridefinizione geopolitica complessiva che attraversa il Medioriente, il Maghreb e Masrek, l’Euromediterraneo, l’Africa. E’ in corso un complesso scontro per chi deve comandare “nel mondo islamico”. Vecchi e nuovi poteri si contendono il controllo di pezzi di territorio.
Un caleidoscopio drammatico di guerre, violenze, resistenze, conflitti dentro il tempo del mercato unico globale del capitalismo finanziario, in cui “denaro produce denaro”. Non importa dove si genera, come si muove.
Provare a comprendere la complessità drammatica del tempo presente, senza usare le lenti del passato e le rituali interpretazioni anche dentro i movimenti, sarebbe un primo passo importante. Con questo spirito vogliamo provare ad attraversare le giornate tunisine insieme a tante e tanti.
Combattere il terrore senza lasciar spazi a autoritarismo e oppressione.
Questa la sfida enorme che oggi si gioca non solo in Tunisia.
Una sfida che può farsi strada solo guardando alla costruzione di alternative sociali radicali.
Una sfida difficile, difficilissima nel tempo della crisi resa sistema permanente.
Una sfida anche a noi stessi, a tutti quelli che si ritrovano ad attraversare l’occasione di queste giornate tunisine non volendosi accontentare di pensare di avere la verità in tasca, o meglio nello zaino o nel trolley …
VIDEODIARIO 23 marzo 2015 Tunisi
Arriviamo a Tunisi immaginando una città blindata, ma all’apparenza la vita scorre nel centro cittadino come sempre. Fin dall’arrivo all’aereoporto si capisce che chi arriva per il Forum è atteso: la macchina organizzativa, dopo la passata esperienza, si rende visibile con giovani ragazzi che gestiscono l’accoglienza. Avenue Bourghiba è piena di gente così come sono affollati locali ed alberghi. Sembra che non sia successo niente, ma si sa che non è così. L’attacco al Bardo segna il tempo del Social Forum. Il percorso della prima manifestazione, quella inaugurale sarà infatti diverso. Si partirà da Bab Saadoun per raggiungere il Museo.
Al Campo Al Manara fervono ancora i preparativi mentre si svolgono i primi due eventi: il Meeting promosso dalla Coalition Climat 21 per preparare le mobilitazioni per la COP21 a Parigi e il Forum Mondiale dei Media Liberi.
CHANGE THE SYSTEM NOT THE CLIMATE
L’anfiteatro 3 è pieno per il Meeting internazionale proposto dalla Coalizione Climat21, che racchiude più di un centinaio di organizzazioni, associazioni, reti della società civile francese, per preparare le mobilitazioni prima, durante e dopo la COP21 (Conferenza delle Nazioni Unite sul clima) a Parigi nel dicembre 2015.
La due giorni tunisina vuole essere l’occasione per approfondire la discussione, condividere temi, una narrazione comune, le scadenze di avvicinamento, i contenuti e le forme di azione perchè “a cambiare deve essere il sistema non il clima”, come dicono in molte lingue diverse gli attivisti che intervengono sia nella plenaria sia nei gruppi di lavoro.
Ci facciamo spiegare da Amelie Canonne, Association Internationale de Techniciens, Experts e Chercheurs la genesi e gli obiettivi della coalizione francese.
“La Coalition Climat 21″ è la grande coalizione che stiamo costruendo a partire dalla fine del 2013 per le mobilitazioni in occasione della COP21. In Francia fino ad adesso del clima si erano occupate solo le associazioni ambientaliste e qualche associazione di cooperazione nord-sud. Noi abbiamo scelto di provare a costruire uno spazio largo, popolare per mettere insieme i sindacati mainstream, con cui a volte non è facile discutere di produzione, energia etc .. e i movimenti grandi e piccoli di base. Siamo convinti che di fronte all’importanza della questione del cambio climatico, che alla Cop21 sia necessario l’apporto di tutti, che il clima è una questione politica, che bisogna continuare a discutere. Vogliamo supportare le mobilitazioni rivolte a tutti i cittadini, per costruire qulcosa che resti anche dopo la Cop. Ci saranno organizzazioni che faranno pressione sugli stati, sulla conferenza, ma la Coalizione lavora sulle mobilitazioni, per dire che bisogna cambiare sistema di consumi, di produzione. La risposta al cambio climatico non si trova nella Conferenza dell’ONU. Ci saremo a dicembre per dire che noi cittadini sorvegliamo quel che fanno i governi, ma vogliamo continuare anche dopo. Dovremo mobilitarci anche dopo su questi temi, sulle scelte che sta facendo la Francia in materia di energia.”
Alla conclusione della mattinata, dopo molti interventi dedicati a descrivere varie campagne internazionali e diverse idee, soprattutto sulle mobilitazioni verso Parigi, il Meeting si divide in diversi gruppi di lavoro che poi relazioneranno all’assemblea plenaria.
Approfittiamo di una pausa per intervistare Antonio Sembrano Allende, che ha promosso le mobilitazioni che a Lima hanno accompagnato la COP20. Al Meeting porta l’esperienza fatta nel paese andino per costruire una mobilitazione che ha raggruppato un ampio spettro di realtà di base, sui grandi temi legati all’estrattivismo, alla devastazione provocata dalle miniere e per richiedere una complessiva giustizia sociale ed ambientale.
Se abbiamo bisogno tutti di costruire un percorso capace di spezzare la tenaglia tra terrore e autoritarismo, accompagnata dall’austerità imposta come ricetta alla crisi, la lotta al cambio climatico può essere una chiave capace di attraversare trasversalmente lotte e movimenti?
Cambiare il sistema e non il clima può essere la leva per disegnare conflitti radicali nel rifiuto complessivo di un modello di saccheggio delle vite e della natura, e per affermare un’idea totalmente diversa di relazioni economiche, sociali, politiche?
Queste sono le riflessioni che ci accompagnano e che il cammino verso la Cop21 può aprire non solo in Europa ma anche a livello globale.
LIBERTA’ ED AUTONOMIA PER UNA COMUNICAZIONE INDIPENDENTE
Il Forum dei Mondiale dei Media Liberi è l’occasione per una breve intervista con Mohamed Leghtas, uno degli organizzatori.
“Siamo venuti a Tunisi, come media liberi, per dire che il terrorismo non ci fa paura, non ci distoglie dai nostri obiettivi e al contario ci incoraggia a lottare affinchè tutto questo sparisca e per promuovere una cultura della tolleranza.” Nella quarta edizione del FMML si è conclusa una discussione lunga e partecipata che ha portato alla stesura definitiva della Carta dei Media liberi.”
E’ certo che oggi l’informazione “indipendente e autonoma dai canali commerciali e dagli stati”, come recita la Carta, si trova a fronteggiare una nuova sfida, aggiungiamo noi: quella di costruire una comuncazione non solo capace di rompere i grandi monopoli, ma anche di confliggere nell’agorà mondiale con l’esperto uso della rete e dei social network, che forze reazionarie come l’Isis fanno, offrendo un volto quanto mai contemporaneo e social frendly alla moderna barbarie.
Comunicare oggi significa anche confliggere in questi nuovi scenari.
Libertà, diritti, giustizia sociale ed ambientale.Temi che si devono intrecciare ancora con più forza, come viene proposto oggi per la manifestazione che arriverà al Museo Bardo. Il corteo sfilerà in una città e in un paese dove si cerca di resistere per mantenere aperta una possibilità, quella di pensare ai cambiamenti iniziati in quel lontano 17 dicembre 2010, come un percorso ancora aperto, pieno di contraddizioni ma non chiuso.