Continua a perdurare lo stato d’emergenza nel paese e crescono le denuncie su come si stia creando un clima di repressione generalizzato, rivolto a colpire non tanto i terroristi, che peraltro restano ben incistati nelle montagne al confine con l’Algeria, ma gli oppositori sociali.
Un dossier articolato e approfondito pubblicato dal sito Inkyfada dà chiaramente la misura di quello a cui stiamo assistendo.
Stato d’emergenza: nè diritti, nè legge.
Da quando è stato di nuovo instaurato lo stato d’emergenza in Tunisia, gli attacchi ai diritti si moltiplicano, nel nome della lotta contro il terrorismo.
In questo quadro d’insieme si inseriscono anche gli arresti contro artisti, giovani ed attivisti in base alla famigerata Legge %2, ovvero la legge sugli stupefacenti, come racconta Lina Ben Menhi nel suo blog su Monde Afrique, parlando delle contraddizioni del paese che ha visto la consegna del Premio Nobel ad esponenti della società civile.
Al di là di essere odiosa ed ipocrita come tutte le normative antiproibizioniste, che sono ipocritamente la forma con cui si arrichisce il narcotraffico, la Legge 52 è da tempo sotto accusa da parte dei movimenti di base, proprio per l’uso securitario che ne viene fatto.
Ne abbiamo parlato durante una serata della Rassegna Oblò con la proiezione del docufilm Legge 52 di Souheil Bayoudh , disponibile in Distribuzioni dal basso.
Oggi la mobilitazione contro la Legge 52 sta prendendo piede nei social in Tunisia.
Il movimento ha preso il nome « #52 » e vuole aumentare la pressione nel paese e stabilire ponti con la società internazionale per denunciare l’autoritarismo dello stato tunisino debole nelle sue istituzioni e violento attraverso la sua polizia, come racconta Nawaat nell’articolo che vi proponiamo.
Non ci stancheremo mai di ripetere che sono queste campagne, queste iniziative che vanno appoggiati perchè il paese dei gelsomini riesca a non essere strangolato tra autoritarisnmi ed integralismi.
Così come sta succedendo sul tema dell’omosessualità. E’ proprio di questi giorni la notizia dell’riduzione di pena di un govane accusato di omosessualità per la Legge 230.
Anche su questo aspetto, dopo violenze dei poliziotti, è iniziata una campagna di mobilitazione contro l’assurdità di una legge che criminalizza e vietà l’omosessualità
Agli attivisti impegnati per la libertà va tutta la nostra solidarietà ed appoggio.
I prigionieri #52 non abbasseranno più le braccia
Con la scusa dello stato d’emergenza, la polizia tunisina attacca i giovani.
In sole due settimane, cinque giovani artisti sono stati condannati ad un anno di prigione e ad un’ammenda di mille dinari per consumazione di cannabis.
La mobilitazione inizia a prendere forma contro quella che alcuni definiscono come una nuova ondata di repressione. Altri sottolineano l’urgenza di riformare il codice penale in fragrante contraddizione con la nuova costituzione.
Il 1 dicembre, il tribunale permanente di tunisi ha condannato due membri del comitato organizzatore di JCC, Adnen Meddeb et Amine Mabrouk, ad un anno di prigione ed una ammenda per il solo fatto di avere delle cartine da tabacco nella macchina. L’8 dicembre la stessa sorte è toccata a Ala Eddine Slim, Fakhri El Ghezal et Atef Maatallah condannati ad un anno e l’amenda dal tribunale di Nabeul. All’inizio i tre artisti erano sospettati d’attività terroristica prima che la polizia orientasse le accuse verso la detenzione di stupefacenti.
Giovedì 10 dicembre 2015, ha avuto luogo allo spazio artistico Artisto un incontro per discutere delle soluzioni ed azioni possibili per annullare la legge 52 e le altre leggi liberticide. Avvocati, militanti, familiari e amici dei prigionier@ per la legge 52 si sono incontrati per esprimere solidarietà ed agire insieme.
Seduta nella hall di Artisto, Meriem Soltani, 27 anni, aveva nelle mani un album di foto e un dossier. « E’ mio fratello, Belhassan Soltani, con la sua moglie tedesca e la sua bambina» comincia a raccontare la giovane ragazza mostrando le foto « il 24 luglio la polizia lo ha arrestato all’uscita dell’hotel ad Hammamet insieme a dei suoi amici. Stava facendo festa perchè riesce a tornare in Tunisia una volta l’anno. Non aveva niente addosso, ma la polizia gli ha fatto fare il test delle urine. I suoi amici l’hanno scampata, ma lui no. Ha perso tutto, il lavoro, la moglie forse vuole chiedere il divorzio e non potrà vedere sua figlia», prosegue Meriem prima che suo padre la chiami pregandola di rientrare. « Basta scandali ! », le dice.
Nella sala Mohamed Aziz Tahar, agricoltore ed organizzatore di eventi artistici, lancia l’idea di « riunire i familiari dei prigionieri della legge 52 e di aiutarli a uscire dalla vergogna. L’idea è di organizzare qualcosa davanti settimanalmente alla Assemblée des Représentants du Peuple per fare pressione per cambiare la legge e liberare i prigionieri», sipega prima di aggiungere che questo tipo di movimento non si spegnerà rapidamente. E’ come il caso dei concentramenti settimanali per Chokri Belaid e Mohamed Brahmi durante i quali il movimento dei familiari dei martiri e dei feriti non smette di chiedere diritti per i propri figli da quattro anni.
E’ stata aperta una pagina Facebook, « Les familles des prisonniers 52 ».« Abbiamo avuto 2000 like in un giorno» dice Mohamed Aziz che promette che lui ed altri militanti continueranno a sostenere i familiari dei prigionieri.
Uno stato debole per le sue istituzioni e violento per la sua polizia
I volti sono inquieti e agitati, molti sono ancora sotto choc per gli arresti di artisti conosciuti. Si tratta, spiega l’avvocato Ramzi Jebabli, di un ingiustizia non solo recente dovuta alla situazione caotica post 14 gennaio.
« Questa legge e altre sono sempre state usate per reprimere la popolazione che protesta. Ben Ali utulizzava la legge 52 contro gli oppositori politici. La polizia ha generalizzato lil suo utilizzo per preservare il suo potere sui giovani e sui quartieri popolari, su artisti e militanti ».
Maître Ramzi Jebabli
Riunendo movimenti alternativi, come Manich Msamah e i prigionieri 52, la mobilitazione si sta estendendo rapidamente nei social. Centinaia di internauti hanno cominciato a postare loro foto con cartelli contro la legge 52.
Dentro il teatro di Artisto, sono numerosi gli interventi. Ognuno aggiunge un punto da sollevare, un incrocio di temi da creare o un argomento da utilizzare per cambiare la mentalità e forzare il potere a togliere la legge.
La tensione cresce quando si parla delle menzogne e delle manipolazioni dei politici per quanto rigurada la riforma della legge 52.
« Dobbiamo mostrare il dito ad ogni politico che è al potere e che ha promesso di cambiare una legge e poi non l’ha fatto », dice Azyz Amami prima d’aggiungere « su un cartello, mettete la sua foto, ricordate le sue promesse e scrivete BUGIARDO ! ».
Azyz, anche lui è stato arrestato nel maggio 2014, per consumo di stupefacenti e poi rilasciato con il otografo Sabri Ben Mlouka. La sua proposta di denuncia pubblica riguarda, principalmente il presidente della repubblica Béji Caid Essebsi che ha promesso, durante la campagna elettorale presidenziale, di emendare la legge 52.
Il movimento che si chiama #52 vuole continuare la pressione nazionale e collegarsi alla società civile internazionale per denunciare « l’autoritarismo di questo stato debole nelle sue istituzioni e violento attraverso la sua polizia» ricorda Khalil Teber. Una nuova iniziativa ci sarà il 17 dicembre a Tunisi.
« Questo inverno non saremo obbedienti allo stato d’emergenza» preannuncia Marwen Meddeb, poeta, cineasta e fratello di Adnen Meddeb, una delle recenti vittime della Legge 52.
Tratto da nawaat.org