l giorno prima in migliaia manifestavano in Messico e nel mondo per il massacro di Iguala e la scomparsa dei 43 studenti della Normal di Ayotzinapa.
Il giorno dopo in pompa magna la PGR Procura Generale della Repubblica Messicana ha convocato una conferenza stampa, arrivando a presentare un video sulle indagini, per dichiarare a suo avvisa chiusa la vicenda: gli studenti sarebbero stati uccisi e poi bruciati in una discarica.
Si vuole avvalorare la versione presentata nello scorso novembre, utilizzando de dichiarazioni dei narco del gruppo Guerreros Unidos in stato di detenzione, per dire che gli studenti sono stati uccisi da un gruppo di poliziotti corrotti e narcos.
La ricostruzione ovviamente vuole affossare la verità su quel che è successo veramente ad Iguala e soprattutto coprire le responsabilità dell’esercito, le coperture politiche e le responsabilità di quanto è avvenuto.
I familiari e gli studenti di Ayotzinapa non ci stanno.
Oltre ad annunciare che continueranno la lotta, allargano a lvello internazionali le azioni contro il governo messicano per le sue responsabilità e quelle dell’Esercito.
La prima tappa sarà il 2 e 3 febbraio quando una delegazione dei familiari si recherà a Ginevra alla Comitato sulle sparizioni forzate dell’ONU.
Le mobilitazioni innescate da #Ayotzinapa, lo slogan “vivos los llevaron, vivos los queremos” vanno ben al di là di quanto successo a Iguala.
Come dicono i familiari e gli studenti della Normal, Ayotzinapa parlano di qualcosa che non può essere fermato con falsità e menzogne: la necessità di un cambiamento radicale in Messico, come vuole chi sta continuando a scendere in piazza.
Un messaggio da Ayotzinapa dice chiaro che non si ferma la mobilitazione e ringrazia chi nel paese e a livello internazionale si sta mobilitando,
DIECI PUNTI CONTRO LA VERSIONE PRESENTATA DALLA PGR.
Nella conferenza stampa dei parenti vengono presentati dieci i punti per rifiutare la versione della Procura:
Non ci sono certezze scientifiche in termini di prove, tutto si basa su dichiarazioni di chi è in arresto
Le dichiarazioni di “El Cepillo” (uno dei narcos arrestati) non dicono ora e luogo dell’uccisione e per tanto non è credibile.
Non ci sono accuse contro la classe politica di altri municipi, non ci sono indagini contro l’ex-governatore Ángel Aguirre nè contro il procuratore dello stato del Guerrero.
Non ci sono indagini sull’assasinio di Julio César Mondragón
Non sono stati arrestati tutti quelli coinvolti
Non si è iniziata la procedura per l’accusa di “desaparición forzada”
Non ci sono versioni contrastanti sul luogo dell’esecuzioni e dove sarebbero stati messi i corpi
Non è iniziata nessuna investigazione sul ruolo dell’esercito
Si è parlato con certezza solo della morte di uno studente
Ci sono due linee di investigazione a seconda delle testimonianze
Per conoscere meglio le motivazioni e le forme di lotta che si stanno portando avanti in Guerrero vi segnaliamo un video-reportage realizzato da Otros Mundos A.C., in cui parlano i familiari degli studenti di Ayotzinapa e gli alunni della Normal, la scuola che da settembre è il punto di riferimento per le mobilitazioni.
Nel video si parla anche della situazione attuale in Guerrero con diversi municipi che sono stati presi e sono gestiti dai cittadini per denunciare la corruzione e la collusione con i narcos dei poteri locali.
E mentre si avvicina il tempo elettorale nello stato del Guerrero sta crescendo la militarizzazione, aumentano i posti di blocco dell’esercito. Questo si accompagna con il fatto che il Governo messicano non ha nascosto la volontà di reprimere le proteste come è già successo con le aggressioni nei confronti dei familiari e degli studenti.