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Nella Rassegna Oblò si parlerà del volume con la presenza dell’autore il 16 febbario nella serata "Confini proibiti".
In viaggio con Khalid tra gli ospedali di Emergency. Italia, Libia, Sudan, Darfur, Centrafrica, con destinazione finale Freetown, Sierra Leone... il racconto di una migrazione al rovescio.
Italia, Libia, Sudan, Darfur, Centrafrica, con destinazione finale Freetown, Sierra Leone. Una testimonianza di prima mano, profonda e sempre ironica, del vissuto degli autori in questi anni di lavoro con Emergency, che ha “prestato” i suoi ospedali alla storia di Khalid, uomo africano divenuto un po’ italiano, che ha lasciato la sua terra d’origine con il miraggio di un mondo migliore (l’Italia) che lo ha invece ricacciato involontariamente nel mare che l’aveva portato. Il racconto di ciò che gli autori hanno visto della guerra, della miseria, della solidarietà, della tristezza e dell’immensa gioia del continente africano. Di un’Africa che è qui ora, immersa nel flusso della modernità, e ha fame di futuro. Non quel luogo lontano e “altro” che noi immaginiamo in Occidente.
Raul Pantaleo (Milano, 1962). Architetto e grafico, impegnato nei progetti Emergency, ha progettato e realizzato diversi centri sanitari in Africa. Tra le sue pubblicazioni: “Attenti all’uomo bianco: Emergency in Sudan, diario di un cantiere” (Elèuthera, 2007) e “Made in Africa” (Elèuthera, 2010).
Marta Gerardi (Mirano, 1978). Fumettista e illustratrice, è laureata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, corso di specializzazione di tecnica del fumetto.
Marta e Raul sono membri del gruppo TAMassociati - Architettura e Comunicazione per il sociale. TAM nasce da un’idea concreta: coniugare impegno civile e professionale. Un’idea aperta e partecipativa del mestiere dell’architetto e del grafico, che in 15 anni di attività è stata messa in pratica in progetti di natura diversa: spazi pubblici, cooperazione internazionale, abitare solidale, comunicazione sociale.
“Ci sono tanti modi per raccontare una storia. Quello del fumetto è trai più efficaci. Perché riesce a tenere insieme con forza il linguaggio della mente e quello del cuore. Khalid viaggia contromano rispetto alla nostra idea (o al nostro stereotipo?) di viaggio migratorio. Un viaggio di ritorno, terribile quanto era stato quello di andata. Con un fardello diverso, quello della delusione di un mondo che si era immaginato ricco e disponibile e pieno di soluzioni possibili, e che invece si è rivelato ostile, povero, non solidale. Un viaggio che passa attraverso la miseria e la disperazione dei luoghi che la rotta dei migranti tocca. Ma che passa attraverso delle oasi di bellezza, serenità, efficienza. Sono i nostri ospedali, gli ospedali che Emergency ha costruito in Africa portando l’eccellenza in un continente abituato ad essere sommerso dagli scarti dei nostrivestiti, dei nostri computer, delle medicine scadute spacciate per aiuti umanitari e dagli scarti delle nostre pattumiere tossiche. Un continente depredato delle risorse naturali e oggi depredato anche dalle terre che le multinazionali si comprano a migliaia di chilometri quadrati per le produzioni agricole-industriali.
Quando abbiamo cominciato a costruire ospedali di eccellenza, primo tra tutti quello di cardiochirurgia a Khartoum, sono stati in tanti, la maggioranza, a darci dei pazzi e dei visionari. C’è anche chi ha aspramente criticato quella scelta, sostenendo che in un continente dove si muore per dissenteria non si può portare l’eccellenza delle eccellenze, la cardiochirurgia. In cinque anni di attività e con più di quattromila operazioni effettuate, crediamo di aver dato risposta ai dubbi e alle critiche. Con una verità banale: il diritto alla cura deve valere ovunque, da New York a Copenhagen, da Roma a Pechino, da Mosca a Khartoum, a Bangui, a Freetown. E tutti devono potersi curare quando sono colpiti dalla dissenteria, ma anche quando le febbri reumatiche colpiscono il cuore. Perché “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche”: lo dice la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. E lo diciamo anche noi.”
Dalla prefazione di Cecilia Strada, Presidente dell’organizzazione umanitaria Emergency