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Lunedì 9 marzo, in celebrazione del Giorno Internazionale della Donna, le donne di Via Campesina hanno protestato per denunciare che il Governo sostiene l’agrobusiness e le imprese transnazionali del settore esportatore, principalmente quello dell’agricoltura, nel quadro della crisi economica mondiale, mentre lascia in secondo piano i lavoratori rurali, la piccola agricoltura e la Riforma Agraria.
Vai al comunicato (in portoghese)
Soltanto a dicembre, il settore dell’agro-business ha licenziato 134mila persone in tutto il paese: è stato il secondo settore che più ha realizzato lincenziamenti con la crisi economica.
“La crisi economica dimostra che l’attuale modello economico sostiene l’agro-business e le imprese transnazionali, che sottomettono il nostro Paese al capitale internazionale e sono responsabili per il collasso mondiale. Ora, chiedono aiuto al governo, allo Stato e licenziano i loro lavoratori. La società brasiliana e i lavoratori non possono pagare per la crisi del neoliberismo”, afferma Itelvina Masioli, integrante di Via Campesina.
“E’ il momento di cambiare il modello agricolo, facendo la Riforma Agraria, e il modello economico, rafforzando il mercato interno e aumentando il reddito minimo, per difendere i lavoratori e garantirci la sovranità nazionale”, aggiunge.
Brasilia, 800 donne di Via Campesina hanno occupato il palazzo del Ministero dell’Agricoltura.
La manifestazione ha denunciato cha la politica agraria del governo, condotta dal Ministero dell’Agricoltura, controllato dai ruralistas, sostiene i latifondiari, le imprese transnazionali e il capitale finanziario, responsabili per la crisi. Le lavoratrici rurali denunciano anche il modello di sviluppo imposto dal governo, dalle imprese transnazionali e dalle
banche per le campagne brasiliane, e richiedono l’implementazione di un modello agricolo basato sulla piccola agricoltura, attraverso la realizzazione della riforma agraria, e una politica economica che riguardi la creazione di posti di lavoro per la popolazione.
Rio Grande do Sul, 700 donne organizzate dalla Via Campesina, hanno occupato la Fazenda Ana Paula, di proprietà della Votorantim Celulose e Papel (multinazionale della Cellulosa e della Carta). L’occupazione è iniziata con il taglio di eucalipto nell’area.
La V.C.P. aveva promesso di creare 30mila posti di lavoro nello stato e anche ricevendo risorse e esenzioni fiscali dai governi federali, statuale, e di municipi, la Aracruz (impresa di celulosa) a Guaìba causò il licenziamento di 1200 lavoratori tra i lavoratori a tempo determinato e indeterminato e la V.C.P. altri 2000 lavoratori nella regione sud.
Espirito Santo, circa 1300 donne di Via Campesina hanno occupato il Portocel (porto di esportazioni dell’Aracruz Celulosa), per denunciare il trasferimento di risorse pubbliche dello stato per l’impresa. Le donne sono entrate nel porto e hanno distrutto parte della produzione di eucalipto, poi sono uscite dell’area. L’Aracruz si appropria di risorse pubbliche, però non crea nè garantisce impiego, distrugge l’ambiente e non contribuisce allo sviluppo nazionale. Sono già state licenziati più di 1500 lavoratori.
São Paulo,circa 600 donne di Via Campesina hanno occupato un’area della Cosan, nel Municipio di Barra Bonita (regione di Jaú), a 280 km della capitale. Il gruppo Cosan sfruttare un’area due volte più grande che quella destinata per la Riforma Agraria nello stato di São Paulo: 605mila ettari per il gruppo, contro i 300mila per le 15mila famiglie in insediamenti statali e federali.
Pernambuco, più di 200 lavoratrici rurali di Via Campesina hanno realizzato una manifestazione nella Usina Cruangi (fabbrica che produce etanolo), localizzata nel municipio di Aliança, Zona della Mata Norte (PE), contro il modello di monocultura della canna e il lavoro schiavo nello stato. L’Usina Cruangi diventò uno dei simboli della esplorazione di lavoratori rurali quando, nel mese di febbraio, in una operazione del Gruppo Mobile di Fiscalizzazione contro il lavoro schiavo, furono riscattati 252 lavoratori rurali, tra loro, 27 minori. Tutti trovati nell’Usina, lavorando come schiavi.
Paraná, 1000 lavoratrici di Via Campesina hanno marciato per il centro di Porecatu, Nord dello Stato. Sono partite dal Centro Comunitario della Prefettura e hanno raggiunto la piazza centrale, dove è stata realizzata una celebrazione caratterizzata dalla distribuzione degli alimenti prodotti nelle aree di Riforma Agraria. E’ stato denunciato il modello dell’ agrobusiness, la produzione attraverso le monocoltivazioni (canna da zucchero, soja, eucalipto, pini,…) e le transnazionali, che distruggono la biodiversità, la cultura camponesa ed impediscono la Riforma Agraria.
Le lavoratrici del Paraná chiedono anche l’insediamento delle 6mila famiglie che rimangono accampate in circa 65 occupazioni nello stato, e la espropriazione della fazenda Variante, del gruppo Atalla, a Porecatu, dove furono trovati lavoratori in situazione di schiavitù. L’area è occupata da 300 famiglie del MST, da inizio novembre dell’anno scorso.
Esistono in Brasile 130mila famiglie accampate e più di 4 milioni di famiglie sem-terra.
Traduzione e adattamento a cura dell’Ass. Ya Basta!Reggio Emilia