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Chi ha paura di Stedile?

Jornal dos Economistas. Conselho Regional de Economia do Rio de Janeiro

Ya Basta Reggio Emilia

In questo articolo si parla di:

  • 202/665 Brasile

Stedile parla della persecuzione contro il MST nel Rio Grande do Sul e
delle scelte del governo Lula su politica agricola, riforma agraria, WTO,
etanolo, offrendo una interessante panoramica sulle dinamiche economiche attuali legate all’agrobusiness anche a livello internazionale.

Intervista con João Pedro Stédile (*)

D: Per favore ci spieghi la natura dell’azione del Pubblico Ministero del
Rio Grande Sul contro il MST.

João Pedro Stedile: dopo l’elezione del governo conservatore di Yeda
Crusius, un gruppo di procuratori di destra dell¹ufficio del Pubblico
Ministero dello Stato, legati ideologicamente alle forze più reazionarie, ha
cominciato a riunirsi per organizzare diverse azioni giudiziarie che
tendevano a criminalizzare i movimenti sociali nelle campagne, soprattutto il MST e gli altri movimenti di via campesina.

Sono arrivati a stendere un verbale di una di queste riunioni dove stabilivano che la forma migliore per distruggere il MST era aprire processi che impedissero la continuità degli
accampamenti perché essi sarebbero la nostra forza organizzata e
mobilitabile, impedire che si realizzino marce per le strade e il modo
sarebbe stato evitare che le famiglie portassero con sé i bambini perché
così sarebbe stata più facile la repressione della polizia; tentare di
chiudere le tre scuole di formazione tecnica che il MST gestisce e che
funzionano in collaborazione con scuole pubbliche che danno titoli legali;
registrare tutte le famiglie insediate per misurare il loro grado di
produttività; avviare processi contro i principali dirigentiŠ.
La riunione è stata fatta, neanche a farlo apposta, il 10 dicembre 2007,
nella giornata dei Diritti Umani e durante tutto il 2008 sono state messe in
atto varie azioni giudiziarie su richiesta di questi procuratori contro il
MST, che sono sfociate in sgomberi illegali di accampamenti e persecuzioni.
E, addirittura, durante uno degli sgomberi, realizzato nel marzo del 2007,
c’è stata un¹ampia pratica della tortura contro le donne accampate, da parte
della Brigata Militare. I fatti sono stati denunciati da una procuratrice
che ha istruito un processo contro i comandanti della Brigata.

Il processo è
stato però archiviato e la procuratrice, di fronte alle minacce di morte
ricevute via telefono, ha dovuto passare tutto l’anno, fino a pochi giorni
fa a "studiare" in Spagna, su consiglio dei suoi superiori. Noi, all’inizio
non ci spiegavamo i motivi di una persecuzione così ostinata, con tanti
procedimenti penali. Ora abbiamo capito le vere motivazioni.
Questo progetto era così sporco che avevano deciso che il documento doveva
restare segreto. Ma uno di loro, per errore, lo ha incluso tra gli atti di
uno dei procedimenti penali con i quali hanno tentato di incriminare i
nostri dirigenti. In questo modo il caso è diventato pubblico e il segreto
è stato svelato. Il procuratore generale del Pubblico Ministero dello stato
ha dovuto dichiarare che quel documento non rispecchiava la posizione
ufficiale del Pubblico Ministero statale e che si trattava soltanto di una
iniziativa di alcuni procuratori. E per compensare in qualche modo il MST
hanno promosso addirittura una visita pubblica di alcuni procuratori e
parlamentari ad un insediamento e ad un accampamento del MST.

Inoltre questa presa di posizione dei procuratori ha stimolato la Brigata
Militare ad aumentare la repressione; il tutto si collegava con la nomina
del colonnello Mendes a comandante generale. Mendes è un uomo che
chiaramente si identifica con idee fasciste, che sta politicizzando l¹azione
del suo corpo. E ha trasformato la polizia militare in un cane da guardia
degli interessi delle imprese transnazionali nel Rio Grande del Sud.
Qualsiasi manifestazione pubblica, qualsiasi occupazione di terra, sciopero
o marcia di studenti o professori è "esemplarmente" repressa con una
violenza non comune, che ha già portato parecchi compagni all’UTI (Unità di
terapia intensiva) e in Prigione.

D: Come valuta questa azione? Che interessi ci sono dietro questo sforzo del Pubblico Ministero del Rio Grande do Sul?

JPS: La nostra valutazione è che si sta realizzando un cambiamento del potere
politico nel Rio Grande do Sul. Negli anni della dittatura il potere
politico della vecchia Arena-PP si basava sulla piccola agricoltura e sulla
Chiesa Cattolica conservatrice. Poi, con la ridemocratizzazione, il PMDB ha
avuto la sua base sociale nei piccoli imprenditori e nell¹agricoltura
moderna. Più tardi, il PT ha acquisito forza facendo riferimento ai
lavoratori della città e delle campagne. Negli ultimi anni, l¹economia dello
stato è dominata da pochi grandi gruppi economici, legati al capitale
internazionale. Nell¹industria c¹è stato il fallimento di piccole e medie
aziende rivolte al consumo di massa, come quelle che producevano scarpe,
vestiti, materiali per lo sport e mobili. E hanno predominato la grande
industria siderurgica, che è monopolio di Gerdau e le fabbriche di macchine
agricole, tutte legate al capitale straniero, oltre alla General Motors
con la sua fabbrica. Nell’area dei fertilizzanti, che aveva una certa
tradizione nello stato, tutto è stato denazionalizzato e oggi tre imprese
transnazionali controllano tutto il settore. E in agricoltura, la Monsanto,
la Nestlé e le industrie della carta Stora Enso, Votorantim e Aracruz,
hanno preso il sopravvento.
Il governo Yeda Crusius rappresenta questi interessi economici delle imprese
transnazionali. Ma non ha né un partito né una base sociale. Quindi, per
essere eletta, si è appoggiata su schemi di corruzione che hanno coinvolto
il Detran (dipartimento della circolazione), il Banrisul (la banca di stato
del Rio Grande del Sud) e le imprese, per ottenere milioni e riuscire a
vincere le elezioni come è stato documentato da una Commissione Parlamentare
d’Inchiesta e da un’indagine della Polizia Federale. E conserva il potere
grazie al monopolio dei media rappresentato dal gruppo RBS/Rede Globo.

Di fronte a questo scenario, i gruppi sociali che si sono mobilitati
portando avanti le loro lotte sono stati la Federazione dei Metalmeccanici,
i professori e i movimenti di via campesina. Quindi il governo Yeda ha
rivolto la sua organizzazione formata dai procuratori di destra del Pubblico
Ministero e dalla Brigata Militare alla repressione di questi movimenti per
sconfiggerli. Per fortuna l’opinione pubblica dello stato sta ricevendo
informazioni attraverso le radio comunitarie e altri mezzi e si è resa conto
di questa porcheria che è il governo di Yeda Crusius.

Ma visto che siamo in una fase di crisi dei movimenti di massa, in generale,
e con i partiti della sinistra elettorale come il PT e il PSOL che si
preoccupano soprattutto delle elezioni municipali, non è stato possibile
realizzare un grande movimento di massa che ottenesse il necessario
impeachment della governatrice.

D: Che provvedimenti ha preso o prenderà il MST per contrapporsi a questa azione?

JPS: Bene, noi stiamo agendo su vari fronti. La priorità numero uno è
denunciare la repressione della Brigata Militare e impedire questo processo
permanente di criminalizzazione dei movimenti sociali dello stato.
In relazione al Pubblico Ministero dello Stato, siamo riusciti a fermare
l¹azione di quel piccolo gruppo di non più di cinque persone che si è
organizzato per motivi ideologici. Basta dire che uno di loro, parlando alla
stampa, ha detto che il MST, oltre ad essere collegato alle FARC, dovrebbe
chiedere aiuto al suo massimo dirigente, che sarebbe il presidente Lula.

La cosa più faticosa, quella che consuma più energie, è il fatto che sono
ancora in corso diversi processi, ai quali i nostri avvocati devono
lavorare, anche se abbiamo avuto la solidarietà di moltissime organizzazioni
e dell¹opinione pubblica nazionale. Perché i lettori abbiano un’idea della
solidarietà che abbiamo ottenuto, il Pubblico Ministero ha ricevuto 911
messaggi di critica da parte di organizzazioni brasiliane e di paesi esteri.
Ora, la cosa più grave è il processo che un¹altra procuratrice pubblica
federale si è ritenuta autorizzata ad avviare, nel distretto federale del
comune di Carazinho, contro otto compagni militanti del MST, inquadrandoli
nella Legge di Sicurezza Nazionale. E’ una cosa assurda cercare di impedire
la lotta per la riforma agraria rifacendosi a una legge famigerata della
dittatura militare. E il processo sta andando avanti nel segreto della
giustizia, secondo i modelli dell¹epoca della dittatura. I nostri compagni
sono già stati sentiti. Noi abbiamo presentatao 80 testimoni per dimostrare
che la lotta per la riforma agraria è un diritto. Perfino il Presidente
della Repubblica e molte autorità, perché dicano al giudice quello che
pensano. E possiamo contare sulla solidarietà del grande giurista Nilo
Batista, di Rio de Janeiro, che ci sta difendendo come avvocato in questo
processo.

D: Come valuta la politica agraria di questi cinque anni e mezzo di governo Lula. Dove ci sono stati passi avanti o indietro? Com’è il bilancio di questo governo rispetto a quelli precedenti?

JPS: il Governo lLula ha fatto una chiara opzione per l’agrobusiness. Questo è
stato evidente quando ha nominato Roberto Rodriguez come ministro
dell’agricoltura, anche se lui aveva fatto la campagna elettorale per José
Serra. Doveva diventare il ministro dell’agricoltura di Serra. E ora ha
nominato Stephanes, vecchio militante di Arena. Il governo è caduto
nell’illusione che aumentare le esportazioni agricole dell’agrobusiness
sarebbe stato benefico per il paese. Ora il nostro paese ha vissuto 400 anni
con il modello agro-esportatore e questo modello ha prodotto soltanto
povertà e disuguaglianza sociale.
L¹esportazione di materie prime non ha mai sviluppato nessun paese del
mondo. Al contrario è proprio il meccanismo che il grande capitale
internazionale utilizza per spogliarci delle nostre ricchezze naturali.
Basta ricordare un solo dato: la Embraer, la nostra industria di punta,
esporta circa 5 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di un valore
superiore a tutte le esportazioni annuali di carne bovina e derivati,
risultanti dallo sfruttamento di 240 milioni di ettari e da 250 milioni di
capi di bestiame!

Pertanto, il bilancio è negativo per i lavoratori rurali perché quel che è
andato avanti è stato un nuovo modello di produzione agricola che è
l’agrobusiness. L’agrobusiness è l’alleanza tra i grandi fazendeiros
capitalisti brasiliani e le imprese transnazionali che si occupano di
agricoltura e controllano insumos agricoli il mercato e i prezzi. E ai
brasiliani resta il passivo ambientale, il super-sfruttamento della nostra
manodopera e una parte del plusvalore generato in agricoltura. Ma il volume maggiore va alle imprese transnazionali.

D: Quali importanti cambiamenti ci sono stati in questo periodo che vadano nella direzione di un nuovo modello agrario e agricolo?

JPS: Come ho detto, non ci sono stati mutamenti strutturali. Al contrario, il modello dell’agrobusiness si è rafforzato. Per i contadini e i poveri delle
campagne il governo ha agito con misure di compensazione sociale. Queste
misure sono state fondamentalmente portare la luce elettrica a tutti nelle
campagne, la borsa famiglia per i più poveri e l’aumento del volume delle
risorse per il credito del Pronaf, per i contadini che sono già integrati
nel mercato, che sono soltanto il 25% del totale di quattro milioni di
famiglie. Sono stati positivi anche altri due programmi del governo, anche
se limitati. Il Pronera che ha aumentato la possibilità per i figli dei
contadini di entrare all¹università e il programma di acquisto di alimenti
da parte della Conab, anche se scarsamente finanziato.

Ma, ripeto, nessuno di questi programmi, anche se positivi, incide sulla
struttura della proprietà della terra e della produzione. Invece proprietà
della terra e controllo della produzione continuano ad essere sempre più
concentrati nelle mani delle imprese transnazionali.

D: Ci sono spazi e condizioni perché il grande agrobusiness e l’agricoltura familiare prosperino simultaneamente in Brasile?

JPS: Prima di tutto bisogna capire che l’agrobusiness è un modello di
organizzazione della produzione agricola che rappresenta l’alleanza tra i
fazendeiros e le imprese transnazionali. E, quindi, come modello di
produzione è incompatibile con la riforma agraria e con l¹agricoltura
familiare.
Noi potremmo avere una politica agricola e agraria che metta al primo posto
la riforma agraria e l’organizzazione della produzione di alimenti basata
sull’agricoltura familiare e avere allo stesso tempo medie e grandi
proprietà che producano per il mercato interno. Ma avere medie e grandi
proprietà non significa adottare l’attuale modello di agrobusiness che mette
al primo posto la monocultura, l’associazione con imprese straniere e le
esportazioni.

D: Il governo Lula ha lavorato intensamente perché ci fosse l’accordo a
Doha. Nel caso fosse stato approvato, quali sarebbero stati gli impatti in
agricoltura e rispetto a un progetto nazionale di sviluppo?

JPS: Per fortuna il Brasile è stato sconfitto perché la proposta brasiliana
consisteva nell’aprire ancora di più il mercato brasiliano alle industrie
europee. E in cambio avremmo potuto aumentare le esportazioni di materie
prime agricole verso l’Europa. Ossia, la proposta era la ricolonizzazione
della nostra economia. Non so come la nostra borghesia industriale sia tanto
stupida da non reagire. In realtà è perché essa è già totalmente associata
al capitale straniero.
E, purtroppo, la politica estera del governo Lula ne è uscita danneggiata,
perché si sa che i governi dell’India, della Cina, dell’Africa del Sud,
dell’Argentina e di tutto il terzo mondo sono rimasti irritati dalla
nostra politica. Ossia Celso Amorim ha perduto male. Ne è uscito isolato,
avendo favorito gli interessi del nord. Questo ci dicono i nostri patner
dei movimenti di via campesina internazionale che hanno seguito i negoziati

D: Il Presidente Lula si è impegnato nello sviluppo della produzione di
etanolo e si dà da fare per aprire mercati per questo prodotto all¹estero.
Questo sforzo è positivo per il Brasile? Come valuta gli investimenti di
gruppi internazionali nella produzione di etanolo in Brasile?

JPS: Via campesina è favorevole alla produzione di agro-combustibili, come
modo per alleviare i problemi dell¹inquinamento derivante dal petrolio e il
suo alto prezzo. Tuttavia sosteniamo la politica della sovranità
energetica. Ossia riteniamo corretto che gli agro-combustibili siano
prodotti soltanto nel 10% dell¹area di cui ogni agricoltore dispone, che si
debba evitare la monocultura, non sostituire gli alimenti e installare
piccole e medie imprese energetiche in tutti le comunità e i comuni del
paese. Così, ogni municipio potrà essere sovrano riguardo all¹energia, non
dipendere più dal petrolio e avremo energie alternative. Possiamo combinare
questa fonte con piccole e medie aziende idroelettriche, con l¹energia
solare ed eolica. Ma tutto questo dipende da un nuovo progetto di sviluppo
del paese che l’attuale governo neanche si sogna di discutere.
Quanto ai danni provocati dall’inquinamento da petrolio, si rivolveranno
soltanto quando sostituiremo l’attuale modello di trasporto individuale
nelle grandi città con il trasporto pubblico di qualità, basato su metro,
treni, e autobus elettrici e anche sullo stimolo e il sostegno all¹uso
della bicicletta.
Produrre etanolo per l¹esportazione, con monoculture di canna, sotto il
controllo del capitale straniero, come sta succedendo, è una stupidaggine
dal punto di vista economico e un crimine contro l¹ambiente. In questo modo
si distrugge la biodiversità, si riesce a produrre canna solo con un forte
uso di pesticidi, il che a medio termine incide sul clima, sul riscaldamento
globale e sull’ambiente in genere.

D: La Costituzione del 1988 ha 20 anni. In che modo la sua effettiva
attuazione contribuirebbe all¹avanzamento della riforma agraria in Brasile?

JPS: La Costituzione Brasiliana del 1988 è stata una conquista del popolo
brasiliano e il risultato di un rapporto di forze sociali che era favorevole
ai lavoratori e per questo siamo riusciti ad avanzare tanto. Per tutti i
lavoratori della città e del campo ci sono state molte conquiste. Poi, il
governo Cardoso ha passato il proprio tempo a tentare di smontarle ed è
riuscito ad eliminare molti diritti.

Rispetto alla riforma agraria, è stata inserita la trappola della
proibizione di espropriare terre produttive, il che ha fatto sì che ogni
azienda espropriata ricorresse ai tribunali. Ma questo non è stato il più
grave problema. Il problema maggiore è che, da una parte siamo in una fase
di crisi del movimento di massa che non riesce quindi ad avere la forza per
mettere in pratica nemmeno la Costituzione e dall’altra non c’è un programma
significativo di riforma agraria da parte del governo.
Quindi, i movimenti sociali delle campagne sono restati soli. E quel che il
governo sta facendo sono misure di compensazione sociale, un insediamento
qui e uno là e sostituisce le famiglie che hanno abbandonato antichi
insediamenti. Ma la concentrazione della proprietà della terra continua a
crescere più che ai tempi della dittatura e adesso con una aggravante: molte
imprese transnazionali stanno comprando terre. Come è stato denunciato dalla
Folha de São Paulo, più di 20 milioni di ettari sarebbero già stati
denazionalizzati. Soltanto la testa di ferro di Dantas ha comprato 600.000
ettari nel Pará. Nel Rio Grande do Sul, tre imprese che si occupano di
carta hanno comprato, in tre anni, quasi un milione di ettari mentre l’Incra
ne ha espropriati soltanto 130.000 in 25 anni di riforma agraria.

D: Secondo lei, c¹è stata qualche iniziativa negli ultimi anni che vada in
direzione di una diminuzione della dipendenza dall¹estero e del controllo
del capitale finanziario?

JPS: E’ successo il contrario. Gli economisti di tutte le correnti di pensiero
riconoscono che la politica economica del governo Lula è la stessa del
programma neoliberista applicato da Cardoso, con piccolissime differenze. In
sostanza, il polo centrale di accumulazione di capitale dell¹economia
brasiliana continua ad essere il capitale finanziario, che si appropria
della maggior parte del plusvalore prodotto, attraverso alti tassi di
interesse e l’acquisto di azioni delle imprese più lucrative. Le due
maggiori imprese brasiliane, la Petrobras e la Vale hanno il loro capitale
sociale controllato da azionisti privati e stranieri e, sappiamo tutti che
per la maggior parte si tratta di capitale finanziario investito nelle
borse. E gli interessi che il governo paga del debito pubblico interno,
sempre superiori a 200 miliardi di reais all¹anno, sono un potente
meccanismo di trasferimento del reddito di tutta la popolazione brasiliana
che raccoglie le sue tasse per il bilancio federale e da lì vanno alle
banche. Ed è anche un potente meccanismo di sostentamento del capitale
finanziario.

Lo stesso Marcio Pochmann, presidente dell’IPEA, ha rivelato che la
distribuzione del reddito sta avvenendo soltanto tra i redditi dei
lavoratori. Ossia tra coloro che vivono di salario, il reddito è molto
meglio distribuito, soprattutto perché i più poveri hanno migliorato le loro
condizioni grazie alla borsa famiglia e all¹aumento del salario minimo, che
è positivo. Ma la distribuzione del reddito nella società si misura
attraverso il rapporto tra il reddito del capitale e quello del lavoro. E il
capitale sta controllando più del 60% di tutto il reddito. Non era mai
successo prima nella storia economica dal tempo della colonia.
Se guardiamo alle maggiori imprese che controllano la produzione e il
commercio in Brasile, la nostra economia è sempre più controllata da imprese
transnazionali. Le 200 maggiori imprese controllano la maggior parte della
nostra economia . In agricoltura le 50 maggiori imprese controllano più del
60% del PIL agricolo. E la maggior parte di queste sono straiere. L¹economia
brasiliana è in fase di ricolonizzazione, ora sotto l¹egida del capitale
finanziario e delle imprese transnazionali.

(*) Joao Pedro Stedile é economista, laureato alla PUC-RS, specializzato
alla UNAM- Messico, membro del coordinamento nazionale del MST e di Via Campesina Brasil

Traduzione di Serena Romagnoli (comitatomst)

01

Ottobre

2008

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