"Una sentenza politica, quella del Consiglio di Stato", così i cittadini del Presidio No Dal Molin hanno commentato in un comunicato la decisione del 29 luglio scorso di accogliere il ricorso del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Difesa, bocciando l’ordinanza del Tar Veneto che aveva dato ragione alla richiesta di sospensione del progetto Dal Molin.
"Il consenso prestato dal Governo italiano all’ampliamento dell’insediamento militare americano all’interno dell’Aeroporto Dal Molin" - si legge nell’ordinanza - "è un atto politico, come tale insindacabile dal giudice amministrativo".
Oltre a questa motivazione, secondo la IV Sezione del Consiglio di Stato non esistono "riscontri concreti" sui danni ambientali che potrebbe provocare il progetto e la decisione non può essere vincolata alla consultazione della popolazione interessata.
Le preoccupazioni e il netto dissenso che da oltre due anni esprime un’intera comunità, "non prive di oggettive giustificazioni", come si legge nell’ordinanza, non contano nulla. Non ci sono neppure rischi concreti dal punto di vista ambientale nonostante non sia mai stata fatta nessuna valutazione d’impatto ambientale.
"Qua nessuno si sente sconfitto da questa ordinanza. La situazione adesso è cambiata, ma non la nostra determinazione" , dichiarano dal Presidio. [ audio ]
L’indignazione è forte e si manifesta la sera stessa con una prima mobilitazione durante la quale vengono piantati tondini di ferro e blocchi di cemento sull’asfalto di fronte all’ingresso del Dal Molin.
Poi, fino a notte inoltrata, un soft walking di circa 200 auto per la città e intorno al perimetro della caserma Ederle [ audio ].
Una fiaccolata nel centro cittadino si svolgerà due giorni dopo, il 31 luglio. Sullo striscione di apertura, tenuto ancora una volta dalle donnne del Presidio, la scritta "Vicenza si difende". Un corteo molto rumoroso, pieno di rabbia e determinazione, per difendere Vicenza, per ribadire che questa comunità non si arrende, non si rassegna. E lo dimostra da due anni e mezzo.
Per la seconda volta, come già era stato fatto il 16 gennaio del 2007 quando l’allora governo Prodi aveva dato il via libera alla base, in centinaia occupano i binari della stazione vicentina [ audio ] nonostante la carica delle forze dell’ordine [ audio ] su uomini e donne a braccia alzate .
Il giorno successivo nuova protesta davanti alla Prefettura in occasione della conferenza stampa dell’europarlamentare Paolo Costa, uomo del PD, riconfermato dal governo Berlusconi Commissario straordinario per il Dal Molin. Una visita blindata quella di Costa, "persona non gradita a Vicenza" a cui è stata annunciata la prossima visita di cortesia sotto le sue finestre. "Gli porteremo"- annunciano dal Presidio - "una quantità di polenta sufficiente a sfamarlo per i prossimi cinque anni, in modo che non dovrà più andare alla ricerca di incarichi e poltrone". I manifestanti gliene hanno fornito un simbolico anticipo, centrando l’auto di Costa con alcune fette, mentre lasciava scortato la città.
Il 6 agosto è avvenuta la consegna delle chiavi del Dal Molin alle ditte appaltatrici, CMC di Ravenna e CCC di Bologna, per avviare le opere di realizzazione della nuova installazione militare. Fine dei lavori prevista per il 2012. "Noi non staremo a guardare: l’iter è lungo, il cantiere grande. Sapremo trovare forme creative per mettere mille granelli di sabbia nella macchina da guerra a stelle e strisce. E, alla fine, la incepperemo", è la risposta a questo ennesimo atto di arroganza.
Intanto al Presidio ci si sta organizzando per la seconda edizione (1° edizione) del No Dal Molin Festival. Dal 3 al 14 settembre a Caldogno (VI).
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www.nodalmolin.it