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8 aprile 2008
Mobilitazione a Orissa contro la POSCO
Le lotte contro la costruzione di un polo dell’acciaio voluto dalla POSCO - maggiore acciaieria del Sud Corea – basato sugli espropri delle terre, come in West Bengala
Impressioni di Madhumita Dutta dopo la visita a POSCO del 1° aprile.
Come era temperato l’acciaio.
Da una certa distanza, le barricate sembravano una macchia indistinta di color khaki.
Le persone erano in marcia: donne e uomini, vecchi e giovani.
L’aria risuonava delle urla di sfida di centinaia di contadini da Dinkia, Patna, Nuagaon, Govindpur chiamati a raccolta verso Balitutha.
Increspature di sabbia e determinazione mista alla rabbia schiumeggiante nella folla.
La paura di cio’ che può accadere era palpabile mentre le persone gridavano "Posco hatao, Orissa bachao".
A cento metri dalla barricata il tranquillo raduno di protesta si e’ trasformato improvvisamente in uno tsunami di ribellione.
Le donne hanno fatto irruzione correndo, urlando e attaccando la barriera.
L’imponente corpo di polizia si e’ spostato tutto insieme piu’ vicino, minacciosamente.
Ma era troppo tardi. In pochi minuti, la barriera di bambù, eretta da quattro mesi e alta 20 piedi, e’ stata abbattuta fragorosamente da questo massiccio scoppio di rabbia.
Una rabbia nata per contrastare la decisione della Pohang Steel Company (Posco) acciaieria del Sud Corea, e del governo dello stato dell’ Orissa di basare la nascita del polo dell’acciaio sulla devastazione dell’intera zona.
Alla decisione si era opposto il Posco Protirodh Sangram Samiti, un gruppo d’azione, chiamato "Vikalpa Vikas Samabesh".
Fin da quando il “Memorandum della Comprensione” era stato firmato tra la compagnia e lo stato, a giugno 2005, il progetto ha visto la forte opposizione dei contadini di tre panchayats: Dinkia, Nuagaon, e Gadkujang, che avrebbero perso tutto se il progetto fosse andato avanti.
La gente aveva eretto barricate in ogni villaggio per fermare l’ingresso dell’amministrazione di stato dopo che la loro domanda di accantonare il progetto era stata rifiutata.
Il governo dell’Orissa e’noto per la sua intolleranza per il dissenso confermata dalla decisione presa nel novembre 2007 di mettere sotto assedio l’area con16 plotoni di forze armate di polizia.
Il tuto accompagnato da un controllo sempre maggiore sul territorio e dal tentativo di “comperarsi” a suon di bustarelle l’accettazione del Progetto
Visto che questa strategia non dava i frutti voluti lo stato e’ ricorso a misure draconiane come l’imposizione dell’ “IPC Section 144”, decreto per limitare le assemblee e la liberta’ di movimento e di parola nell’area.
Il 29 novembre 2007, circa mille mercenari da Paradeep hanno attaccato le barricate costruite dalla popolazione a Balitutha con armi e bombe artigianali, causando molti feriti gravi.
A seguito di questi fatti l’amministrazione ha eretto barriere per fermare chiunque entrasse nei villaggi da Balitutha, un punto chiave d’ingresso per tre dei panchayats coinvolti. Peggio ancora, nei passati quattro mesi, ha anche impedito che arrivassero approvvigionamenti essenziali di grano e kerosene all’area. Lo stato ha usato ogni sorta di sporchi trucchi per mettere a tacere l’opposizione, ma invano.
Il popolo ha resistito valorosamente e non ha ceduto un pollice della propria terra.
Possiamo testimoniare che il 1 Aprile non si e’ trattato solo di un atto di difesa, ma di una coraggiosa affermazione del diritto al dissenso e alla giustizia.
Madhumita Dutta
L’autore e’ un attivista ambientalista che lavora con “Hennai-based Corporate Accountability Desk” parte del gruppo per i diritti umani: ALTRI MEDIA.
15 aprile 2008 15 aprile 2008
A PROPOSITO I SINGUR E LA TATA MOTORS
Dopo il verdetto negativo all’Alta Corte di Kolkata (18 gennaio scorso) la questione di Singur è approdata in questi giorni alla Corte Suprema di New Delhi per iniziativa dell’avvocato Kedar Nath Yadav, che oltre a contestare la legittimità, modalità e logica di quelle acquisizioni denuncia l’enormità di fondi pubblici utilizzati a fini privati.
Tatamotors ha fatto appello, sottolineando che uno stop ora renderebbe impossibile uscire con la Nano in settembre, come promesso. La Corte ha rimandato il caso al 13 Maggio.
Sulla scena di Singur ha nel frattempo fatto capolino anche la CAPARO con ben tre progetti industriali a sussidio di Tatamotors.
Caparo significa Lord Swaraj PAUL, altro industriale dell’acciaio (e molto altro) residente però a Londra, membro del Parlamento Inglese e generoso finanziatore del Labour Party.
15 aprile 2008
Tata Motors ha chiesto un appello su Singur
Tata Motors, ha chiesto alla Suprema Corte di non accettare alcun ordine o petizione che possano fermare il progetto a Singur senza aver ascoltato il suo punto di vista.
Una Corte capeggiata dal Capo della Giustizia K G Balakrishnan, ha chiesto al fabbricante d’auto di registrare il suo appello entro 2 settimane e spedirlo per l’udienza del 13 maggio.
Tata Motors, che intende produrre e diffondere a rullo la piu’ economica macchina del mondo, la Nano, grazie agli espropri a Singur, ha presentato alla Corte i suoi bilanci per evidenziare i fondi spesi nel Progetto Singur.
Una petizione e’ stata registrata dall’avvocato Kedar Nath Yadav, cercando di fermare il progetto della Nano e sfidando la decisione dell’Alta Corte che aveva ritenuto legale l’acquisizione di terra da parte del governo del West Bengal per il progetto. Nella petizione si dice che l’acquisizione di moltissimi acri di terra agricola fertile da parte del governo in varie parti dello stato a favore del Progetto di Tata Motors, del Gruppo indonesiano Salim in Haldia e dal Gruppo di Affidamento, viola i diritti dei contadini garantiti dalla Costituzione e va anche contro le clausole del Land Acquisition Act, 1894.
Si afferma inoltre che la decisione del governo dello stato di acquisire 997.11 acri di terra a Singur, in nome dell’interesse pubblico, senza alcun piano specifico e depredando i contadini della propria sopravvivenza senza dare appropriati compensi, era in malafede, arbitraria e illegale. Si denuncia anche che nella zona è stato posto schieramento di 26,000 forze di polizia per demolire le case e occupare la terra che era la fonte di sopravvivenza per migliaia di persone. Yadav Further dichiarava che il governo dello stato ha investito un grande ammontare di fondi pubblici in favore di una compagnia privata. L’Alta Corte, il 18 gennaio, ha ritenuto legale l’acquisizione di terra dalla Tata Motors
Benche’ si speri che la Corte Suprema di New Delhi si pronunci con indipendenza di giudizio sul caso di Singur, sui nuovi progetti industriali di sviluppo della siderurgia in India, purtroppo, l’orientamento dei sindacati metalmeccanici indiani è favorevole, senza porsi più di tanto il problema delle conseguenze nei confronti delle comunità locali e dell’ambiente.