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La situazione attuale in un contributo di Pravin Patel da Singur
Pravin Patel è un attivista che NON risiede a Singur (bensì in Chattisgarh, responsabile della Tribal Welfare Society), in più occasioni si è rivelato un’eccellente fonte di informazioni su una quantità di fronti.
Pravin non fa dunque parte del Fronte Contadino (PBKMS) di Anuradha Talwar & Co che e’ al momento il nostro primo referente (via Medha Patkar), ma da questo suo rapporto circa la recente riunione a Kolkata, emerge una volontà di coordinamento e di "fronte unito" addirittura tra varie regioni, che è sintomo di un attivismo tutt’altro che arreso. Il rapporto si conclude con una lista di iniziative in fieri e con la richiesta di feed back da parte nostra. La richiesta di Pravin è un’ulteriore spinta, direi per tutti noi.
Rapporto di Pravin Patel (della Tribal Welfare Society) da Singur.
Cari amici che dall’Italia state seguendo la vicenda di Singur, queste le ultime notizie che sono in grado di inviare. A Kolkata il 14 e 15 febbraio si è tenuto una riunione degli attivisti impegnati nelle aree in cui Tata sta sviluppando i propri progetti.
La discussione è stata piuttosto ampia e sarà mia cura mandarvi un rapporto più accurato quando avrò fatto ritorno a Bilaspur (città dove Pravin vive, nella regione del Chattisgarh, dove il controverso progetto di due mega impianti siderurgici, by Tatasteel e by Essar, sta mettendo a ferro e fuoco le aree tribali da ben due anni - NDR).
C’erano attivisti da Chennai, Bangalore, Delhi, Singur, Bhopal, io dal Chattisgarh e poi da Jharkhand, Orissa, etc. Nel gruppo di Kolkata erano presenti anche alcuni scrittori. Il secondo giorno abbiamo visitato Singur per circa quattro ore: i lavori di costruzione stanno progredendo rapidamente. Tata ha in programma di completare lo stabilimento entro giugno 2008 e di far uscire la prima auto nel mese di settembre.
Il morale dei contadini rimane alto, ma sono tutti piuttosto delusi e scoraggiati anche a causa della sentenza dell’Alta Corte di Kolkata che è andata a favore del Governo. Una recinzione è stata eretta tutt’intorno al terreno e sono state costruite anche torri di guardia dalle quali ogni movimento viene minuziosamente controllato. Oltre alle normali forze di polizia sono stati reclutati anche agenti privati, che tengono d’occhio la situazione 24 ore su 24. Se per caso qualcuno prova ad avvicinarsi al muro di cinta, l’ informazione viene immediatamente trasmessa via Walkie Talkie o con i cellulari ed ecco che immediatamente vedi spuntare una cinquantina di poliziotti armati.
Ma da ciò che abbiamo raccolto parlando con i contadini, è chiaro che la loro esasperazione è alta e che sono pronti alle misure più estreme. E’ evidente che si aspettavano una ben diversa sentenza dall’Alta Corte di Kolkata, e la frustrazione per non aver avuto giustizia è enorme.
Questo il nocciolo delle conclusioni cui siamo giunti e la varie proposte in
considerazione:
1. Intensificare la stesura di testi e articoli che documentino il vero volto delle industrie Tata, che nella mente e nel cuore degli indiani ancora gode di una certa considerazione, purtroppo falsa.
2. Intensificare le occasioni di incontro e condivisione tra le popolazioni colpite dalla Tata in situazioni diverse ma simili. In particolare organizzare per le diverse comunità minacciate dallo sfollamento a causa di progetti targati Tata, visite alla città di Jamshedpur (che è come sappiamo la culla delle fortune Tata, in particolare nel comparto "acciaio" - Ndr) in modo che
si rendano conto di persona che quel luogo che Tata dipinge come "paradiso" è
in realtà una tragedia per le popolazione adivasi (indigene) che vi abitavano ed ora ridotte in miseria.
3. Realizzare documenti e distribuire volantini e altri materiali che informino i media e l’opinione pubblica sulle responsabilità della Tata.
4. E’ in preparazione anche un blog sull’argomento, che verrà aggiornato con regolarità.
A tutti voi chiediamo di contribuire con informazioni dall’Italia, che possano arricchire la nostra comprensione circa le strategie Tatamotors (o Tatasteel) sul piano internazionale, e fornire migliori argomentazioni di difesa alle vittime delle indiscriminate requisizioni territoriali. Sappiamo della Joint Venture con Fiat in Italia, dell’acquisizione CORUS in Inghilterra - e sappiamo delle azioni e iniziative che sono state prese sia dai Sindacati che dalla Società civile.
Tutto questo è di grande valore non solo per la gente di Singur, ma per le comunità che in altre zone dell’India si trovano a fronteggiare la stessa e persino peggiore emergenza.
Possiamo tentare di estendere il nostro gruppo di solidarietà ad una rete di resistenza Europea, a livello sindacale o di movimenti? E’ ciò che proponiamo.
In solidarietà, Pravin Patel