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INDIA Intervista a Arundhati Roy

“E’ una guerra aperta ed entrambe le parti stanno scegliendo le loro armi”

Associazione Ya Basta Caminantes

In questo articolo si parla di:

  • 18/700 India

Arundhati Roy
“E’ una guerra aperta ed entrambe le parti stanno scegliendo le loro armi”

Chattisgarh, Jharkhand, Bihar, Andhra Pradesh, teatro di spaccature troppo profonde per potervi porre rimedio. Arundhati Roy in conversazione con Shoma Chaudhury sulla violenza che dilania il cuore dell’India
.
(per gentile concessione dell’autrice e a cura di Piero Pagliani, diffondiamo qui in traduzione italiana il testo integrale dell’intervista inizialmente pubblicata dal settimanale indiano Tehelka il 31 Marzo 2007, a ridosso dei tragici fatti di Nandigram.
Alcuni estratti di questa stessa intervista compaiono sul supplemento Alias del Manifesto del 14.07.2007 sul tema “L’India delle rivolte”)

C’è un’atmosfera di crescente violenza in tutto il paese. Come legge questi segnali? In che contesto devono essere letti?
Non occorre essere dei geni per leggere i segnali. Abbiamo una classe media in crescita, ingrassata a base di consumismo radicale e ingordigia - aggressiva. E se i paesi industrializzati dell’occidente avevano le colonie da saccheggiare per le risorse e per generare le condizioni di schiavitù necessarie ad alimentare la loro crescita, noi dobbiamo colonizzare noi stessi, le nostre “parti inferiori”(1).
Abbiamo incominciato a mangiare le nostre stesse membra. L’ingordigia che si sta generando (e spacciata come un valore interscambiabile col nazionalismo) può essere saziata solo strappando la terra, l’acqua e le risorse ai più deboli. Ciò di cui siamo testimoni è la più riuscita lotta di Batti (8) stanno facendo uno sciopero della fame? Irom Sharmila ha fatto uno sciopero della fame per sei anni! (9). Tutto ciò dovrebbe insegnarci qualcosa… E mi è sempre sembrata una tale ironia il fatto che in un paese dove la gente è comunque affamata, la protesta politica debba ricorrere agli scioperi della fame!
Siamo in uno spazio-tempo diverso, ora. In lotta contro un diverso e molto più complesso avversario. Siamo entrati nell’era delle ONG – o, dovrei dire, nell’epoca delle tigri ammaestrate – dove persino l’azione di massa può rivelarsi una pratica di portata equivoca. Abbiamo manifestazioni che si rivelano finanziate, abbiamo dharnas sponsorizzati e Forum Sociali che si atteggiano a militanti ma che non danno seguito a ciò che predicano. Abbiamo ogni tipo di ‘resistenza virtuale’. Riunioni contro le SEZ direttamente sponsorizzate dai più convinti promotori delle stesse SEZ (10). Corporations responsabili della devastazione dell’intero ecosistema ricevono premi e riconoscimenti come campioni di impegno ambientale, nonché per le iniziative di “rinforzo” in favore delle comunità locali.
Così una Vedanta, una multinazionale che con le sue miniere di bauxite sta distruggendo le foreste dell’Orissa, ha dichiarato di voler fondare un’Università nella stessa Orissa!
E i Tata, attraverso ben due organizzazioni di beneficenza, finanziano direttamente o indirettamente non pochi attivisti e “movimenti di massa” nel nostro paese.
È forse per questo che la repressione e i morti di Singur (11) sono stati stigmatizzati meno di quelli di Nandigram? Certo, i Tata e i Birla hanno finanziato anche Gandhi – e forse furono la nostra prima ONG. Ma ora abbiamo ONG che fanno un gran baccano, scrivono
rapporti a iosa, ma con le quali i sarkar (12)continuano a sentirsi molto a loro agio.
Che conclusione trarre da tutto ciò? È ovvio che siano sempre di più i propagatori “professionisti” (13) dell’azione politica reale. La resistenza ‘virtuale’ è diventata un peso morto.
Fino a qualche tempo fa i movimenti di massa potevano ancora rivolgersi alla giustizia. Ma i tribunali hanno prodotto una tale serie di sentenze ingiuste, e così insultanti nei confronti della povera gente per lo stesso linguaggio che usano, da toglierci il respiro. Una recente sentenza della Corte Suprema dell’India, che autorizza il proseguimento della costruzione del Vasant Kunj Mall (sebbene sprovvista dell’approvazione preliminare) la dice tutta sul fatto che la scorrettezza delle corporations non viene neppure messa in questione (14)!
È questa è una conclusione pesantissima, nell’epoca della corporale globalization, della rapina corporate della terra, nell’epoca delle varie Enron e Monsanto, delle Halliburton e Betchel. Poiché mette a nudo il nucleo ideologico della nostra massima istituzione giudiziaria. Ed è così che il potere giudiziario, insieme alla stampa corporate, può tranquillamente essere visto come la colonna vertebrale del progetto neo-liberista. Cosa può fare la gente, in un clima simile, in cui si sente continuamente logorata, consumata da questo interminabile processo ‘democratico’ che ha il solo esito di umiliarla ancor di più? È ovvio che la questione non debba ridursi alla mera opzione binaria – violenza contro nonviolenza.
Ci sono partiti politici che credono nella lotta armata, ma in quanto parte di una più ampia strategia politica. I rappresentanti di queste lotte sono stati trattati con brutalità, sono stati uccisi, picchiati, imprigionati con false accuse. La gente sa benissimo che optare per la lotta armata significa tirarsi addosso tutta la multiforme violenza dello Stato Indiano. Anche la più insignificante resistenza armata diventa così una strategia, il mondo intero si restringe e i colori sbiadiscono nel bianco e nero. Ma quando la gente decide di fare quel passo perché ogni altra opzione si è rivelata disperante, dovremmo condannarla?
E davvero c’è qualcuno che crede che se la popolazione di Nandigram si fosse limitata ad inscenare l’ennesima dharna e intonato canzoncine di protesta, il governo del Bengala avrebbe cambiato idea? Viviamo in tempi in cui essere inefficaci vuol dire di fatto sostenere lo status quo (che, senza dubbio, va bene per molti di noi…). Ed in cui l’efficacia si paga a caro prezzo. Trovo difficile condannare la gente che è pronta a pagare quel prezzo.

Lei ha viaggiato parecchio sul campo – qual è la sua sensazione circa i punti caldi in cui è stata? Quali sono le linee di combattimento in quei posti?
Domanda enorme – che cosa posso dire? L’occupazione militare del Kashmir, il neo-fascismo nel Gujarat, la guerra civile in Chhattisgarh, lo stupro dell’Orissa da parte delle multinazionali, la sommersione di centinaia di villaggi nella Narmada Valley, la gente che vive ai limiti di un’inedia assoluta, la devastazione delle foreste, le vittime di Bhopal – sopravissute fino ad ora solo per vedere che il governo del Bengala Occidentale sta di nuovo caldeggiando il re-ingresso della Union Carbide – che adesso si chiama Dow Chemicals - a Nandigram! (15). È un po’ che non vado nell’Andhra Pradesh, nel Karnataka, nel Maharashtra, ma sappiamo dei quasi centomila contadini che si sono suicidati. Sappiamo delle esecuzioni sommarie spacciate per “scontri a fuoco” e della terribile repressione in Andhra Pradesh (16). E ciascuna di queste aree ha la sua storia particolare, una proprio economia ed ecologia. Nessuna di essa meriterebbe un’analisi frettolosa. E tuttavia c’è un tessuto connettivo, ci sono potenti pressioni culturali ed economiche internazionali che stanno gravando su di esse. Come non ricordare il progetto dell’Hindutva che per via sottocutanea continua a diffondere il proprio veleno, per meglio eruttare presto, di nuovo? (17). Io direi comunque che l‘accusa più grande di tutte è che, tuttora, siamo una nazione, una cultura, una società che continua a nutrire e a praticare la nozione di intoccabilità.
Mentre i nostri economisti macinano numeri vantandosi del nostro tasso di crescita, un milione di persone – un’umanità che vive di rifiuti – si guadagnano la vita caricandosi sulla testa la merda altrui. E se non trasportano la merda sulla testa morirebbero di fame (18). Ma che superpotenza del c… è questa?

Come dobbiamo interpretare la recente violenza statale e poliziesca in
Bengala?

Non è molto diversa dalla violenza statale e poliziesca di qualsiasi altro posto – compreso il problema dell’ipocrisia e del doppio standard esercitato da ogni partito politico, compresa la Sinistra istituzionale. Perché le pallottole comuniste dovrebbero essere diverse da quelle capitaliste? Ne succedendo di cose strane: è nevicato in Arabia Saudita; i gufi appaiono alla luce del sole; il governo cinese ha varato una legge che sanziona il diritto alla proprietà privata. Non so se tutto ciò ha a che fare col cambiamento climatico. I comunisti cinesi stanno diventando i più grandi capitalisti del XXI secolo. Perché dovremmo aspettarci che la nostra Sinistra parlamentare debba essere diversa? Nandigram e Singur sono segnali chiari. Non possiamo non domandarci se per caso non siano lo stadio immediatamente precedente allo scoppio di una nuova rivoluzione contro il capitalismo. Pensateci: la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione Russa, la Rivoluzione Cinese, la Guerra del Vietnam, la lotta anti-apartheid, la cosiddetta freedom struggle gandhiana in India … qual è l’ultimo stadio al quale sono tutte giunte? È questa la fine dell’immaginazione?


L’attacco maoista a Bijapur: la morte di 55 poliziotti. Non le sembra che anche i “ribelli” siano una brutta copia dello Stato?

Come sostenere una cosa del genere? Chi si sentirebbe di dire che quelli che combatterono contro l’apartheid – comunque brutali siano stati i loro metodi – erano una brutta copia dello Stato? O che quelli che combattevano i Francesi in Algeria? O quelli che combattevano i Nazisti. O quelli che stanno combattendo l’occupazione americana in Iraq? Tutti quanti sono la brutta copia dello Stato?
Tutto questo riempirsi la bocca sui ‘diritti umani’, che alimenta a non finire la poderosa produzione dei Reports, tutta questa insensata gara che siamo tutti obbligati a giocare, a chi condanna prima e meglio, contribuisce a renderci tutti un po’ più politicanti – e diluisce la sostanza politica di ogni cosa. Per quanto puri vorremmo restare, per quanto vigorosamente continuiamo a pulire le nostre aureole, la tragedia è che abbiamo esaurito qualsiasi scelta di purezza.
C’è una guerra civile nel Chhattisgarh, sponsorizzata, promossa dal governo del Chhattisgarh, che sta seguendo pubblicamente la dottrina di Bush: se non siete con me siete con i terroristi. La spina dorsale di questa guerra, a parte le forze di sicurezza ufficiali, è il Salwa Judum (19) – una milizia di gente comune che sostenuta dal governo è obbligata a prendere le armi, obbligata a diventare spos (ufficiali di polizia speciali). Lo Stato indiano ha tentato la stessa cosa in Kashmir, in Manipur, in Nagaland. A decine di migliaia sono stati uccisi, centinaia di migliaia sono stati torturati, migliaia sono spariti. Qualsiasi repubblica delle banane sarebbe fiera di questi record. Ora il governo sta importando queste fallimentari strategie nel centro stesso del paese. Migliaia di Adivasi sono stati costretti a spostarsi dalla loro terre ricche di minerali in campi della polizia.
Centinaia di villaggi sono stati evacuati con la forza. E la ragione di tutto ciò è che queste terre, ricchissime di ferro, sono concupite da corporations come Tata 20 Si parla qui dell’attacco punitivo che il 15-3-2007 le milizie maoiste hanno effettuato a Bijapur nel Bastar (Chhattisgarh) e Essar. Sono stati siglati numerosi accordi, anche se nessuno sa che cosa dicono. L’acquisizione della terra è già iniziata.
Cose di questo genere sono accadute in Colombia – uno dei paesi più devastati del pianeta. Mentre gli occhi di tutti sono fissati sulla spirale di violenza tra le opposte milizie, sostenute dal governo e dalle bande di guerriglia, le multinazionali zitte-zitte fanno man bassa delle ricchezze minerarie. Questa è lo spettacolino che è stata inscenato per noi in Chattisgarh.
Ovviamente è orribile che 55 poliziotti siano stati uccisi. Ma anche loro sono vittime di questa politica di governo come chiunque altro. Per il governo e per le corporations sono solo carne da cannone – ce n’è in abbondanza, nei luoghi da cui provengono. Lacrime di coccodrillo verranno versate, compassati anchormen della televisione ci strapazzeranno per un po’ e altre razioni di carne da macello ci verranno propinate. Per i guerriglieri maoisti i poliziotti e gli spos che hanno ucciso erano il personale armato dello Stato indiano, i principali perpetratori della repressione, della tortura, delle uccisioni in prigione, dei falsi “scontri a fuoco”.
Anche con la migliore immaginazione, non erano civili innocenti – semmai possa esistere una cosa simile.
Non ho nessun dubbio che anche i Maoisti siano agenti del terrore e della coercizione. Non ho dubbi che abbiano commesso indicibili atrocità.
Non ho dubbi che non possono pretendere un sostegno incondizionato dalla popolazione locale – ma chi potrebbe? E tuttavia, nessuna guerriglia potrebbe sopravvivere senza un sostegno locale. E’ una impossibilità logistica. E il sostegno ai Maoisti è in crescita, non in diminuzione. Questo ci dice qualcosa. La gente non ha altra scelta che allinearsi al fianco di chiunque pensi sia il meno peggio.
Ma paragonare un movimento di resistenza che combatte contro enormi ingiustizie, al governo che è causa di queste ingiustizie, è assurdo. Il governo ha sbattuto la porta in faccia a ogni tentativo di resistenza non-violenta. Quando la gente prende in mano le armi, non c’è limite alla violenza che viene dopo: rivoluzionaria, lumpen o apertamente criminale. Il governo è responsabile per la situazione mostruosa che ha creato.

Naxaliti’, ‘Maoisti’, ‘outsiders’: sono termini utilizzati in maniera molto
imprecisa libero in questi giorni…

La nozione di ‘Outsider’, ovvero di ‘straniero’, è la prima a venir chiamata in ballo da qualsiasi governo negli stadi iniziale della repressione – dopo che ha deciso di credere alla propria stessa pubblicità, perché incapace di immaginare che la sua stessa gente gli si stia sollevando contro. Questo è lo stadio in cui adesso si trova il governo del Bengala Occidentale, anche se qualcuno potrebbe dire che la repressione non è una cosa nuova nel Bengala ma che sta solo intensificandosi. Ma in ogni caso, cos’è un ‘outsider’? Chi ha deciso i confini?
Sono confini di villaggio? di Tehsil? (20) di Quartiere? di Distretto? di Stato?
Dobbiamo dedurre che l’osservanza di una ristretta politica regionale, etnica, sia il nuovo mantra comunista? Per quanto riguarda i Naxaliti e i Maoisti – beh … l’India sta diventando uno stato di polizia in cui chiunque sia in disaccordo con quanto succede rischia di essere chiamato terrorista. I terroristi islamici devono essere islamici – e siccome questa è una categoria che non va bene per definire la maggior parte di noi, hanno bisogno di un altro e più ampio bacino di pesca. E quindi ricorrere a questa definizione lasca, indefinita, è una strategia efficace, perché non è lontano il giorno in cui saremo tutti chiamati Maoisti o Naxaliti, o terroristi o simpatizzanti dei terroristi e saremo costretti a prendere le distanze da gente che nemmeno sa o a cui nemmeno importa chi siano i Maoisti o i Naxaliti. Nei villaggi, ovviamente, tutto ciò è già iniziato: migliaia di persone sono state messe in galera, in tutto il paese, solo perché vagamente accusati di essere terroristi che cercano di sovvertire lo Stato.
E comunque chi sono i veri Naxaliti e Maoisti? Non sono un autorità in merito, ma è una storia molto semplice.
Il Communist Party of India, il CPI, fu fondato nel 1925. Il CPI(M) – o quello che noi chiamiamo CPM – il Communist Party Marxist – si è scisso dal CPI nel 1964 e ha formato un partito separato. Nel 1967 il CPM assieme a un pezzetto del Congresso, è arrivato al potere nel Bengala Occidentale. A quel tempo c’era una agitazione di massa tra i contadini che facevano la fame nelle campagne. Alcuni quadri locali del CPM – Kanu Sanyal e Charu Mazumdar – guidarono una rivolta contadina nel distretto di Naxalbari - da cui il termine Naxalita. Nel 1969 il governo cadde e il Congresso tornò al potere con Siddharta Shankar Ray. I Naxaliti insorti furono repressi senza pietà – e Mahasweta Devi ha scritto pagine potenti su quel periodo. Nel 1969 dal CPM si separò il CPI(ML) – Marxista- Leninista. Qualche hanno dopo, attorno al 1971, il CPI(ML) si spezzò in diversi partiti: il CPI-ML(Liberation), concentrato per lo più nel Bihar; il CPI_ML(New Democracy), che opera per gran parte nell’Andhra Pradesh e nel Bihar; il CPIML( Class Struggle), specialmente nel Bengala.
Questi partiti sono chiamati genericamente ‘naxaliti’. Loro si considerano marxisti-leninisti, non Maoisti strettamente parlando. Credono nelle elezioni, nell’azione di massa e – solo quando sono messi con le spalle al muro e attaccati – nella lotta armata.
L’MCC – il Maoist Communist Center, in quel periodo operativo maggiormente nel Bihar – fu formato nel 1968. Il PW, People’s War, che opera più che altro nell’Andhra Pradesh, è stato formato nel 1980.
Recentemente, nel 2004, l’MCC e il PW si sono unificati nel CPI(Maoist). Credono nella lotta armata aperta e nel rovesciamento dello Stato. Non partecipano alle elezioni. Questo è il partito che sta combattendo la guerra di guerriglia nel Bihar, in Andhra Pradesh, nel Chhattisgarh e nel Jarkhand.

Lo Stato indiano e i media concordano nel vedere nei Maoisti un pericolo alla nostra ‘sicurezza interna’. E’ il modo giusto di guardare a loro?
Sono sicura che i Maoisti sarebbero lusingati di essere visti in questo modo.

I Maoisti dicono di voler abbattere lo Stato. Data l’ideologia autocratica alla quale si ispirano, quale sarebbe la loro alternativa? Non crede che anche il loro regime sarebbe sfruttatore, autocratico e violento? E che la loro azione non sfrutti già la gente comune? Davvero godono del sostegno della gente comune?
Credo che sia importante per noi riconoscere che sia Mao che Stalin sono dubbi eroi con un passato di morte. Sono decine di milioni le persone che sono state uccise sotto i loro regimi. A parte ciò che è successo in Cina e nell’Unione Sovietica, Pol Pot, col sostegno del Partito Comunista Cinese (mentre l’Occidente guardava discretamente dall’altra parte), faceva piazza pulita di due milioni di persone in Cambogia e portava milioni di persone sull’orlo dell’estinzione per fame e malattie.
Possiamo far finta che la Rivoluzione Culturale cinese non sia mai avvenuta? O che milioni di persone in Unione Sovietica e nell’Europa Orientale non siano state vittime dei campi di lavoro, delle camere di tortura, della rete di spie e di informatori, della polizia segreta? La storia di questi regimi è cupa esattamente come quella dell’imperialismo occidentale, eccetto il fatto che hanno avuto una vita più corta. Non possiamo condannare l’occupazione dell’Iraq, della Palestina e del Kashmir mentre ce ne stiamo in silenzio sul Tibet e sulla Cecenia.
Mi immaginerei che per i Maoisti e i Naxaliti, così come per la Sinistra parlamentare, essere onesti sul passato sia importante per rafforzare la fede della gente nel futuro. Si spera che il passato non si ripeta, ma negare che sia mai accaduto non ispira fiducia... Ciò nondimeno, i Maoisti in Nepal hanno intrapreso una lotta coraggiosa e vincente contro la monarchia. Attualmente, qui in India, i Maoisti e i vari gruppi marxisti-leninisti stanno guidando la lotta contro ingiustizie immense.
Non stanno solo combattendo lo Stato, ma i signori feudali e le loro milizie armate. Sono le uniche persone che abbiano iniziato a fare qualcosa. E io li ammiro per questo. Può darsi benissimo che quando arriveranno al potere di riveleranno, come lei dice, brutali, ingiusti e autocratici, o persino peggio dell’attuale governo.
Forse, ma non sono pronta a darlo per scontato. Se succederà, dovremo combattere anche loro. E prevedibilmente una come me sarà la prima ad essere da loro impiccata al più vicino albero – ma per ora è importante riconoscere che essi stanno sostenendo gli attacchi dalla prima linea della resistenza. Molti di noi si trovano in una condizione tale per cui si stanno allineando dalla parte di quelli che (lo sappiamo benissimo) non hanno spazio per noi, nella loro immaginazione religiosa o ideologica. E’ vero che tutti cambiano radicalmente quando vanno al potere – guardate all’ANC di Mandela.
Corrotto, capitalista, prono davanti all’FMI, espelle i poveri dalle loro case – conferisce onori a Suharto, l’assassino di centinaia di migliaia di comunisti indonesiani, col più alto riconoscimento civile che il Sud Africa possa offrire.
Chi l’avrebbe immaginata una cosa simile? Ma questo significa che i sudafricani avrebbero dovuto desistere dalla lotta contro l’apartheid?
O che se ne debbano dolere oggi?
Significa che l’Algeria avrebbe dovuto rimanere una colonia francese, che i Kashmiri, gli Iracheni e i Palestinesi dovrebbero accettare l’occupazione militare? Che la gente la cui dignità è stata calpestata dovrebbe abbandonare la lotta perché non riesce a trovare dei santi che la guidino nellabattaglia?

C’è una grave crisi di comunicazione nella nostra società?
Si.

31 Marzo 2007 (da Tehelka: the people’s paper -
http://www.tehelka.com/story_main28.asp?filename=Ne310307Its_outright_CS.asp)

- 1 La scrittrice allude al millenario sistema castale - in vigore tuttora in India nonostante ufficialmente abrogato dalla
Costituzione 60 anni fa. “Parti basse” è quindi un modo figurato per designare la miriade di caste e sotto-caste (e
soprattutto gli aborigeni e i fuori-casta) che principalmente pagano il costo della crescita.
- 2 ADB = Asian Development Bank; FDI = Foreign Direct Investments.
- 3 Digiuno nei confronti di persone o situazioni ai quali si chiede conto di un’offesa.
- 4 Letteralmente “insistenza nella verità” forma di resistenza non violenta.
- 5 E’ la borsa di Mumbai, ovvero Mumbai Stock Exchange Sensitive Index.
- 6 Comitato di lotta della valle della Narmada che si oppone alla costruzione delle dighe.
- 7 Nangla Machhi è lo slum di Delhi che una volta stava tra Pagati Maidan e il ponte di Nizamuddin è che nel marzo
del 2006 venne raso al suolo nonostante ci vivesse una popolazione di 40 mila abitanti.
- 8 la Roy fa riferimento al lungo sciopero della fame (oltre un mese) che una decina di attivisti ingaggiarono l’anno
scorso nelle miniere di Bhatti a sud di Delhi per rimandare l’evacuazione di coloro che vi si erano rifugiati nelle
vicinanze (in alcuni casi addirittura dall’epoca della partition con il Pakistan).
- 9 Irom Sharmila Chanu, signora della tribù Metei dello stato di Manipur, attivista dei diritti umani, ha attuato uno
sciopero della fame tra il 2000 e il 2006 per protestare contro l’Armed Forces (Special Powers) Act che conferisce poteri
speciali all’Esercito nelle cosiddette “Sette Sorelle” cioè gli stati del Nord-Est, Arunachal Pradesh, Assam, Manipur, Meghalaya, Mizoram, Nagaland e Tripura.
- 10 Special Economic Zones: aree identificate per lo sviluppo neoliberista, quasi sempre a costo di espropri ai danni dei
contadini (come nei citati distretti di Singur e Nandigram nel Bengala Occidentale).
- 11 Singur è la vasta area agricola (1000 acri) che, impugnando il Land Acquisition Act (1894), il Governo del Bengala
ha assegnato alle industrie Tata Motor per la produzione del progetto “low cost car”. La protesta da parte dei contadini
che sono stati privati di qualsiasi fonte di sussistenza, è durata invano per mesi e periodicamente riesplode tuttora.
- 12 Capi.
- 13 allude qui al dibattito sul ruolo dei cosiddetti “provocatori” o “outsiders”, argomentazione regolarmente utilizzata
dalla stampa benpensante indiana per deligittimare di contenuti “propri” ogni protesta che superi I confini della
resistenza non violenta.
- 14 Progetto di centro commerciale nel quartiere sud-occidentale Vasant Kunj di Delhi contestato per l’alto impatto
ambientale in una zona pregiata.
- 15 Riferimento al disastro chimico nella città di Bhopal – Madya Pradesh – causato da una fabbrica di pesticidi della
statunitense Union Carbide il 3-12-1984: secondo una stima prudente di Amnesty International i morti sono stati
22.000. L’amministratore delegato dell’Union Carbide dell’epoca, nonostante un mandato di cattura internazionale, vive
tranquillamente negli USA.
- 16 “Falsi scontri”: si tratta dei famigerati encounters, utilizzati già durante la rivolta contadina di Telengana (1946-1951)
e quella naxalita degli anni ‘60-’70, e poi massicciamente in Kashmir e nel Nord-Est dell’India. Di fatto sono degli
omicidi a sangue freddo di militanti o supposti simpatizzanti, spacciati per scontri a fuoco.
- 17 L’Hindutva è il movimento nazionalista indù.
- 18 Arundhati Roy non sta parlando per metafora.
- 19 Letteralmente “missione di pace”.
- 20 Capoluogo.

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