In questo articolo si parla di:
22 ottobre 2007 Torino
MEDHA PATKAR , conosciutissima leader delle lotte non violente del popolo indiano, in prima linea per la difesa dei diritti delle popolazioni tribali (gli adivasi), e dei fuori casta (i dalit) e’ ospite presso il Centro Incontri Regione Piemonte - C.so Stati Uniti, 23 – Torino. Viene anche a Roma. La conoscevamo gia’, e’ una nostra amica.
Medha ci parla della situazione in India, di Singur e Nandigram (West Bengal), e denuncia:
la grave violazione di diritti umani e civili
un attacco alla democrazia senza precedenti
la connivenza del Governo Italiano nello sponsorizzare la presenza delle imprese e della finanza italiana in India senza condizionarla a clausole di salvaguardia dei diritti umani
il totale silenzio dei mezzi di comunicazione.
Si incontra con leader sindacali e scrive una lettera aperta alla citta’ di Torino, denunciando la tragedia in atto in West Bengal e appellandosi agli operai e ai loro rappresentanti istituzionali.
Novembre 2007 NANDIGRAM – India: la situazione è arrivata al limite, ormai è una “zona di guerra”
A Nandigram (nel distretto orientale di Midnapore) tutto è iniziato il 2 gennaio quando il BDO (Block Development Office) ha annunciato la decisione requisire 20.000 ettari di terra nell’ambito del più ampio piano di sviluppo industriale in tutta l’India noto come SEZ, ovvero Zone Economiche Speciali. Il 3 gennaio la popolazione si reca all`ufficio del Garchakrebia Panchayat per protestare, ma è respinta dalla polizia. Nelle violenze che seguono vengono uccise 11 persone.
Il 12 marzo Prasad Ranjan Roy annuncia la presa di provvedimenti contro la popolazione di Nandigram. L`accesso al villaggio viene bloccato dagli attivisti del Bhumi Uchhed Protirodh Commitee, ma il 14 la polizia riesce a penetrare provocando, secondo il Governo: 14 morti e 62 feriti (in realtà la popolazione locale afferma che almeno 100-150 persone vengono uccise, 200 ferite e molti risultano "dispersi").
Il Ministro del Bengala occidentale Buddhadeb Bhattacharjee avrebbe voluto destinare Nandigram all’insediamento chimico delle industrie indonesiane Salim, nello stesso modo in cui 1000 acri di terra fertile e produttiva di Singur sono stati in precedenza assegnati all’impianto per la low cost car FIAT-TATA MOTORS: non attraverso un processo di regolare consultazione con gli abitanti del territorio, ma con la forza di un editto coloniale, il Land Acquisition Act, datato 1894. I contadini di Nandigram vengono massacrati, puniti, attaccati, espugnati con la forza.
L’attacco peggiore è il 10 novembre.
I quadri armati del CPI (M) attaccano due diverse dimostrazioni di protesta. Ancora incerto il numero dei feriti perche’ molti corpi si trovano ancora abbandonati nelle risaie, alcuni tra essi forse già seppelliti o trafugati (ma sembra siano oltre il centinaio). Al momento, non c’e’ una stima precisa perche’ non e’ possibile visitare la zona, tagliata fuori da tutto ormai da giorni. Di sicuro sono state distrutte e incendiate molte abitazioni e sono moltissimi i casi di violenza corporea e stupro ad opera di delinquenti che scorazzano nella zona sulle loro motociclette, ormai padroni dell’area “come per una missione di medioevale conquista”, in cui ogni episodio di disumano e barbarico assalto contro la popolazione inerme viene salutato come una vittoria nella ricattura di un regno che si considerava “perduto!” Parecchi feriti sono ricoverati in ospedale: alcuni in quello di Tamluk, vicino a Nandigram; altri sono portati in quello di Kolkata. Ma si lamenta la penuria di medicamenti, dottori e soprattutto l’impossibilità di portare immediato soccorso all’interno dei villaggi. Persino il corpo di 1000 poliziotti armati, inviati il 9 novembre per ristabilire l’ordine, viene respinto dalle squadracce del CPI (M).
Scrive Mahasveta Devi: “nessuno è ancora oggi in grado di fornire l’esatta cifra delle vittime. Sono stati uccisi uomini, donne e bambini, e le morti non sono finite. Centinaia di case sono state demolite: riso, indumenti, utensili sono stati saccheggiati; canali e altre riserve di acqua sono stati avvelenati. E molte donne sono state stuprate. Lo stupro è il modo più classico e vigliacco per umiliare un intero territorio. Non c’è stata alcuna parola di rammarico da parte del Governo.
Al contrario, Bhattacharjee ha difeso il comportamento delle squadracce del suo sedicente partito Comunista-Marxista”.
“Il mio piccolo appartamento è pieno di riso, indumenta e coperte” ci scrive ancora Mahasveta. “Alcuni volontari si sono occupati di trasportarli a Nandigram su dei camion. Il cielo è nero. Le previsioni del tempo dicono che c’è un ciclone nell’aria. Nandigram ha bisogno di teli di plastica, coperte e riso. E anche di dottori infaticabili, di gente che sia disposta a dare una mano, soprattutto giovani in grado di mostrarci che è possibile servire la gente...”
In sintesi, fino a questa data, a Nandigram: assedio continuo alle persone, che resistono; crescendo di violenza causata dalle squadracce del CPI(M); polizia e governo non intervengono per fermare l’aggressione; migliaia di persone rapite, torturate, violentate, uccise; centinaia i morti; moltissimi dispersi; crescente numero di corpi fatti a pezzi e di abitazioni date alle fiamme. Moltissimi trovano rifugio nelle scuole locali, senza cibo e senza alcuna personale protezione; il CPI(M) (Partito Comunista Marxista Indiano !!!) giustifica le stragi adducendo la necessità di impedire infiltrazioni dei gruppi maoisti fra i manifestanti; la zona viene circondata e non e’ possibile prelevare i morti nè curare i feriti; Nandigram è completamente inaccessibile a chiunque, le notizie vengono aggiornate solo via sms. I territori (moujas) che erano stati designati per il famoso progetto petrolchimico SALIM vengono evacuati e resi completamente disabitati.
Migliaia di ‘villagers’ sono costretti a scappare e si trovano rifugiati nei campi predisposti dal CPI (M) o usati come scudi umani negli attacchi che questi continuamente sostengono con gli oppositori. Il comunicato di Mahasweta sottolinea che: “Si tratta qui non di detenzione di polizia” “ma di deportazione di massa”.
Sciopero della fame di due giorni sostenuto da ben 25 persone a Kolkata Fra coloro che lo hanno sostenuto c’è anche Radharani Aarhi (una donna che ha subito uno stupro di gruppo a Nandigram) e il comitato Matangini Mahila Samiti da Singur. Bilancio della colletta: 60 mila rupie (oltre 1000 Euro). Moltissimi gli intellettuali, artisti, uomini di spettacolo che hanno boicottato per protesta il Film Festival di Kolkata e denunceranno poi anche di essere stati attaccati dalla polizia durante una manifestazione di protesta a Kolkata e che alcuni di loro sono stati arrestati.
Positivo incontro pero’ con il Governatore del West Bengala G.K.Gandhi.
Continui Week End di sangue a Nandigram
Nandigram continua a essere tagliata fuori da qualsiasi possibilità di osservazione e contatto. Nessuna possibilita’ di soccorso medico o legale, di immediato intervento. Diritto all’informazione pari a zero. Medha Patkar è aggredita verbalmente e fisicamente proprio perchè tenta di raggiungere l’area di Nandigram. E’ costretta a riparare a Kolkata.
Il 9 novembre la FIOM invia all’Ambasciata Indiana un messaggio di protesta. C’è anche un comunicato stampa di Angelo Bonelli, Presidente dei Verdi alla Camera dei deputati, e una sua Interrogazione Parlamentare al Ministro degli Esteri D’Alema. In Parlamento sono ferme altre 2 interrogazioni (di Martone e di Cento). Ovviamente pero’ non c’è risposta.
mercoledì 14 novembre 2007
A Kolkata , GRANDE SCIOPERO GENERALE
A Kolkata è marciata oggi la protesta
Sciopero generale e altra imponente manifestazione per protestare contro il recente bagno di sangue di Nandigram. Stamattina erano migliaia che marciavano per le strade di Kolkata. 100.000 persone.
In prima fila gli attivisti, intellettuali, artisti, personaggi dello spettacolo che già nei giorni scorsi si erano distinti per la loro netta condanna nei confronti dello stile da far west che ha contrassegnato per tutto quest’anno le politiche neo-liberiste di Buddhadeb Bhattacharjee: prima con la requisizione autoritaria delle terre di Singur (giustificate con il Land Acquisition Act che in epoca coloniale introdusse in India la pratica delle requisizioni con motivazioni di ‘pubblico interesse; e che invece sono state assegnate alla privatissima Tata Motors per la produzione della famosa “low cost car”, l’utilitaria “piu’ economica del mondo”); e da gennaio fino ad ora, a Nandigram.
E’ chiaro che non e’ una manifestazione di partito, ma moltissime persone aderiscono. Molti sono militanti dello stesso CPI(M) responsabile della strage. L’organizzazione e gli obiettivi della manifestazione cambiano via via, con l’arrivare di notizie che riportano dati sempre peggiori:
chiedere al governatore del West Bengala di visitare Nandigram o comunque di prendere le distanze da cio’ che sta succedendo, sollecitare l’intervento della polizia per punire i responsabili delle stragi (non è chiaro il ruolo e iI potere del governatore rispetto a quelli del Chief Minister)
invio di lettere e sms al governatore per esprimere la solidarietà con la popolazione di Nandigram - Raccolta viveri per Nandigram
………l’ ultimo Comunicato/Testimonianza di Medha Patkar: “Nandigram continua ad essere campo di battaglia”
………l’ultima dichiarazione del Governatore del West Bengala G.K.Gandhi, e’ intitolata “Non ne possiamo più”.
“Sono stata immensamente orgogliosa di Kolkata”. Queste le parole con cui Mahasveta Devi , la grande scrittrice bengalese e candidata indiana al Nobel per la Pace, commenta sul quotidiano indiano Hindustan Times l’immenso corteo che ha sfilato l’altro giorno per le strade di Kolkata per protestare contro l’inaudita (e autorizzata, permessa, statale) violenza dei recenti fatti a Nandigram. 100 mila persone. Il loro slogan era “Tomar nam, amar nam, Nandigram, Nandigram”. “Il tuo nome, il mio nome, Nandigram, Nandigram”.
Tra i tanti messaggi di solidarietà anche quello di Noam Chomsky che via Email ha fatto sapere ai dimostranti “Sto seguendo la situazione con crescente preoccupazione…”
……Medha Patkar e numerosi altri attivisti sociali marciano alla testa del corteo.
Medha e’ chiaramente l’unica che cerca di coordinare la protesta di decine di gruppi, che via via arrivavano.Tra le varie iniziativa lanciate, quella molto concreta di organizzare una raccolta di indumenti, utensili, denaro, in favore di coloro che a migliaia sono rimasti senza casa a Nandigram. Capofila dell’iniziativa e punto di raccolta: la casa della scrittrice Mahasveta Devi, sempre in prima linea nonostante ormai anziana e non in buona salute.
………… Cresce dunque a Kolkata e in tutta l’India la solidarietà per le vittime dell’odiosa guerra per bande per la “riconquista di Nandigram” permessa ed anzi (per sua stessa ammissione) incoraggiata dal vertice del CPI (M) Bhuddadeb Bhattacharjee. Intanto, dalle zone che sono rimaste inacessibili per giorni mentre erano in corso gli abusi, le distruzioni, il saccheggio, cominciano ad arrivare le testimonianze dell’orrore. Satengabari, Ranichak, Iyakhali, Bribdabanchak, Jambari, Gokulnagar, uno dopo l’altro i villaggi di Nandigram sono stati “riconquistati” con violenza dalle squadracce del CPI (M). Ancora nessun preciso bilancio dei morti e feriti, ne’ si puo’ riferire circa la dinamica degli scontri o la responsabilità maggiore delle violenze. Quel che è già certo è che molte abitazioni sono state date alle fiamme, molte donne denunciano stupri e abusi, migliaia i senza-tetto che affollano gli improvvisati ricoveri, gli ospedali traboccano di corpi martoriati e malamente curati.
E’ molto inquietante il modo in cui Buddhadeb Bhattacharjee “spiega” (proprio oggi) lo stato di passività mostrata in tutti questi giorni da parte delle varie autorità, ufficiali di servizio, forze di polizia che a vario titolo avrebbero dovuto impedire o almeno mitigare le violenze. Chiarendo che parla come leader del suo Partito il PCI (M) e non come Ministro del West Bengala, il “Bhudda Rosso” ripete che coloro che ritenevano di poter controllare Nandigram e che negli scorsi mesi ne avevano impedito lo sviluppo industriale, sono stati “giustamente puniti con la stessa moneta”. Lo stesso Bhattacharjee con cui il Governo Prodi si è detto felicissimo di firmare ben 12 Protocolli di cosiddetto “partenariato” a conclusione della Missione di Febbraio 2007 (mentre già infuriavano da tempo gli scontri nelle campagne, solo a poche decina di km fuori Kolkata).
Moltissime le manifestazioni di protesta non solo a Kolkata, ma in tutta l’India. Moltissime le lettere di protesta che documentano la mobilitazione e la solidarietà anche da parte delle organizzazioni dei cittadini indiani che non vivono in India.
Sciopero della Fame di Medha Patkar e Anuradha Talwar.
Da un comunicato di Mahaswheta Devi: (…) Il nostro Ministro degli Interni usa il termine “war zone”, “zona di guerra”. Nessun Governo o Società può ammettere che un suo territorio si trasformi in “war zone” senza immediate ed efficaci misure di intervento. Sono totalmente consapevole del fatto che, qualche tempo fa, le popolazioni di alcuni villaggi ritenuti simpatizzanti del Partito al Governo in questo stato sono stati obbligati ad abbandonare i loro villaggi e a cercare rifugio in località Khejuri (si allude qui al dissidio che da mesi ha diviso la popolazione di Nandigram tra quanti erano favorevoli alla dismissione delle terre e quanti si opponevano, dissidio che, come si capisce dal seguente capoverso, la maggioranza dei contadini “contro” ha probabilmente cavalcato con la forza anche dei militanti “naxaliti”). Sono anche consapevole delle preoccupazioni che riguardano la crescente (e difficilmente quantificabile) presenza di Maoisti nell’area. (…)
Ma il modo in cui Nandigram è stata “riespugnata”, dopo che i villagers avevano resistito con forza, è totalmente illegale e inaccettabile. Trovo ugualmente inaccettabile che il potere delle armi abbia reso possibile l’ingresso a Nandigram da parte di una fazione, mentre esso è stato impedito con la violenza a personalità sia politiche che non politiche che intendevano portare soccorso ai senza tetto. Il trattamento riservato a personalità del profilo di Medha Patkar e ad altri suoi colleghi l’altra sera, va contro ogni norma di civile e politica condotta. Un gruppo di Deputati ed un membro del CPI-M sono venuti da me sollecitando di “usare i miei buoni uffici per il processo di pace in Nandigram”. Pace è ciò di cui abbiamo bisogno a Nandigram. Perchè quella pace possa realizzarsi, ho detto loro, è necessario che vengano prese efficaci misure contro coloro che sono stati responsabili delle azioni criminose.
Da: L’intellighenzia bengalese contro il Communist Party Marxist
di Piero Pagliani
PREMESSA:
La lotta drammatica dei contadini di Singur e Nandigram contro i progetti di esproprio dei loro terreni per far posto a multinazionali indiane e straniere ha visto episodi raccapriccianti e veri e propri massacri. Violenze che nel nostro paese sono volutamente taciute perchè coinvolgono, sia pure indirettamente, i nostri investimenti e le relazioni speciali tra il nostro governo e quello del Left Front che guida il Bengala Occidentale.
E’ per questo che dai mass-media sentirete solo parlare di "Cindia", di "Speranza indiana", di "capitalisti indiani benevolenti", in breve della "Shining India" di successo che non disturba le nostre coscienze e suscita poche domande e facili risposte.
Sarà invece ben difficile che vi parlino dell’India degli 836 milioni di persone che vivono con meno di mezzo dollaro al giorno (rapporto 2007 dell’agenzia di stato National Commission for Enterprises in the Unorganised Sector consegnato ufficialmente al primo ministro Manmohan Singh), che dalla Shining India globalizzata hanno ricevuto solo un peggioramento delle condizioni di vita.
Noi crediamo che quanto è taciuto sia lo specchio fedele delle deformità del nostro stesso sviluppo occidentale e un dramma epocale per i contadini, le popolazioni tribali e la maggioranza della popolazione indiana. Un dramma che è destinato ad avere un impatto globale.
La grande manifestazione di Kolkata e’ stata contro la politica del Left Front, o meglio: contro la politica privata del CPM riguardo la questione degli espropri e la "riconquista" sanguinosa di Nandigram dove i contadini, da mesi, si stanno scontrando con la polizia e le squadracce del CPM, prima per difendere le loro terre e poi perché attaccati in quanto rei di "lesa maestà", cioè di essersi opposti al volere del CPM.
Ormai nei villaggi di Nandigram è in atto una "pulizia politica". Chi si era più esposto nella resistenza dei contadini si autoesilia per paura delle continue violenze dei teppisti del CPM.
Per dare un’idea dello stato in cui versa l’area, ricordo che Nandigram è appena stata visitata dalla National Human Rights Commission.
A gennaio a Calcutta, Mahasweta Devi aveva avuto parole nette a questo proposito: "Nessuna norma democratica è rispettata nel Bengala Occidentale" (parole registrate e filmate: dallo svolgimento del nostro incontro, intercalato da drammatiche immagini, da cui e’ stato ricavato il mio video “La grazia e la violenza” su Singur e Nandigram
Ieri a Calcutta sono sfilate 100.000 persone (fonte: "Times of India"). C’erano scrittori, poeti, commediografi, attori, registi, insegnanti, dottori, studenti e persone comuni.
La manifestazione è partita da College Street, la via dove storicamente si sono sempre concentrati i manifestanti della Sinistra.
Il CPM è ormai alle soglie di un redde rationem con chi dovrebbe essere (e lo è stato, anche se in mezzo a contraddizioni) il suo alleato naturale.
Tra i manifestanti si potevano contare il regista Goutam Ghosh (recente ospite della Festa del Cinema di Roma), Aparna Sen, Bibhas Chakraborty, Joy Goswami e la stessa Mahasweta Devi (alla quale vanno tutto il mio affetto e tutta la mia ammirazione, sapendo quanto ciò le costi fisicamente).
Ma ciò che ha forse più colpito è stata la presenza, breve ma di grandissimo effetto, del regista Mrinal Sen notoriamente intimo del Chief Minister Buddhadeb Battacharjee e da sempre sostenitore del Left Front. Ciò dà la misura della crisi di consensi del CPM.
(Come previsto, il dibattito sull’accordo nucleare con gli USA e la questione Nandigram si stanno intrecciando nel Parlamento Indiano. Per ora è solo un intreccio tecnico, ma non escludo che sia l’epifenomeno di un intreccio politico inconfessabile).
20 Novembre 2007 Roma
Io (Marina Valente) rilascio un’intervista in diretta a Radio Citta’ Futura. Si parla del mio libro e non solo. Per la prima volta si parla in una radio di quanto accade in India e delle menzogne di Rampini, e si dice la verita’.
E’ fondamentale rompere il silenzio mediatico, ma … in RAI troviamo muri di gomma. Un consulente della RAI vuole il video “La grazia e la violenza”, ma quando sa che compare la parola "Fiat", avverte che il discorso e’ quasi sicuramente chiuso in partenza
I giornali: qualche inserto o articolo solo su pochissimi e di tanto in tantissimo.
"Il Manifesto" è, quanto meno, ondivago (sviolinate su Marchionne e inserti Motori, ma qui in gioco non c’è il discorso della libertà di stampa, ma dell’accesso reale ai mezzi d’informazione).
Gli espropri sono un tema su cui si possono generare false convergenze destinate a saltare in brevissimo tempo.
21 novembre: abbiamo un interlocutore (validissimo) suggeritoci da Medha: Ajanta Ghosh
Diventa uno dei nostri contatti col Movimento dei contadini. Ci invia toccanti resoconti della disperazione a Singur, dove gli espropri delle terre sono iniziati a dicembre 2006. E molti articoli interessantissimi. Sottolinea una serie di eventi che si stanno preparando in West Bengal per commemorare la tragedia di Nandigram e l’escalation della violenza subita dai contadini
22 novembre:mi arrivano (tramite i nostri interpreti) messaggi tremendi direttamente da SARADA PALLY, lo slum di Kolkata dove eravamo. La popolazione e’ raddoppiata, avendo dovuto assorbire anche gli “sfrattati” dalle campagne di Singur e gli “evacuati” dagli slum del centro della citta’, che e’ stata tirata a lucido per l’arrivo di delegazioni di manager europei e statunitensi. Storie di mafia, di bambini in transito per essere vendute a Mumbay come prostitute, di traffico d’organi.
10 dicembre 2007 Medha ci invia un drammatico appello e ci prega di trasmettere la sua più sentita solidarietà al lutto che in questi giorni ha colpito così cupamente la città di Torino e, naturalmente, alla resistenza sul fronte Dal Molin, che si rammarica di non aver potuto visitare quando era in Italia.
A Singur, l’accordo siglato fra la TATA e la FIAT per la costruzione di uno stabilimento automobilistico (vettura low-cost ) ha generato uno scontro violentissimo: allo stupro ed uccisione di una militante nonviolenta Tapasi Mallich, sono seguiti altri omicidi e suicidi da parte dei contadini e braccianti che hanno perso tutti i propri mezzi di sostentamento senza adeguate compensazioni.
Gli scontri continuano e l’emergenza quotidiana in India diventa ogni giorno più drammatica. Basti pensare solo al fatto che, subito dopo il West Bengal, l’epicentro della turbolenza si e’spostato in Assam (adivasi di serie 1 contro adivasi di serie B, tristissimo), ora in Orissa (di nuovo minaccie di scontri sull’area Kalinga Nagar e più di recente movimento anti/acciaierie Posco) e poi in Bihar e così via.
Il 10 dicembre, neanche 20 giorni dopo la parvenza di "ordine" restaurato a Nandigram, una nuova delegazione italiana sbarcata in grande stile a Kolkata, di nuovo omaggiata dalle autorita’ del West Bengal con l’ offerta di "lands and facilities" ecc.
Manifestazione di protesta e Medha e’ lì, venuta apposta da Mumbai. dopo alcuni giorni trascorsi lungo il fiume Narmada. La sera stessa e’già in transito verso il nord dell’Orissa dove, da settimane è in corso un braccio di ferro che non lascia presagire nulla di buono tra l’acciaieria koreana Posco e le popolazioni indigene che da tempo hanno espresso opposizione a questo progetto siderurgico di dimensioni pari a quello che 2 anni fa esatti esplose poi nel massacro di Kalinga Nagar (e vide coinvolta Tata Steel). Sul fronte delle relazioni italoindiane: business as usual. Come se niente fosse successo.
17 Dicembre 2007 LETTERA DI MEDHA PATKAR
A seguito dell’incontro avvenuto circa due mesi fa in sede parlamentare, l’attivista Medha Patkar, a nome dell’Alleanza dei Movimenti Indiani, invia una lettera al Parlamento Italiano, in occasione del primo anniversario della barbara uccisione della giovane attivista Tapasi Malik, nella regione del Singur. Sottolineamo l’importanza di alcune sue affermazioni:
che la situazione in West Bengala rimane grave;
che è necessario risollevare la questione all’attenzione del Parlamento e del Governo Italiano;
che è auspicabile sollecitare la Fiat a riconoscere le proprie corresponsabilità nelle violazioni commesse ai danni della popolazione di Singur;
che i movimenti indiani richiedono un sopralluogo indipendente nella regione.
“Sono certa che ricorderà l’incontro nel Vostro ufficio al Parlamento Italiano sulla questione degli insediamenti Tata-Fiat per la produzione della "low cost car" a Singur, nel Bengala occidentale (India). In quell’occasione Le illustrai la brutalità di quelle requisizioni e lo scenario di disperazione che ne è conseguito. Sono cosciente del ritardo con cui riprendo la questione, dovuto al fatto che al mio ritorno in India un altro e persino più drammatico progetto di requisizione nell’area di Nandigram (sempre nello stato del Bengala occidentale) mi ha assorbita completamente. Di nuovo ci sono stati molti morti, un numero imprecisato di feriti, numerosi casi di stupro, la questione non è ancora chiusa. Al riguardo so che c’è stata anche una nuova Interpellanza presso il Vostro Parlamento. (Interrogazione a Risposta Scritta nella seduta del 15/11 ndr)
.Vorrei dunque qui di nuovo ringraziarLa per l’attenzione dedicatami. E di nuovo ricordarLe l’impegno di sollevare tale questione all’attenzione del vostro Primo Ministro, dei vari Ministeri competenti e all’intero parlamento.
Circa le corresponsabilità della compartecipazione Fiat nel summenzionato progetto non dovrebbero esserci dubbi. E restano gravissimi gli abusi sul piano dei diritti umani che ancora oggi pesano sulla popolazione di Singur.Anche oggi infatti, nel momento in cui scrivo, sono molti i contadini, lavoranti, artigiani, pescatori di Singur che non ritengono persa la loro battaglia.
Il tentativo di ricreare condizioni accettabili di sussistenza, dopo essere stati privati della sicurezza del lavoro nei campi, è una lotta impari. E dobbiamo tristemente registrare la notizia di un altro suicidio, pervenutaci ieri: si chiamava Shankar Patra, ex lavorante a mezzadria, privo di titoli e quindi senza alcun "diritto" di indennità. Incapace di far fronte alla situazione si è suicidato a Dobadi, un villaggio abitato quasi esclusivamente da famiglie che per generazioni lavoravano la terra nelle stesse condizioni di mezzadria e che, come quella di Shankar Patra, non avranno alcuna possibilità di venire riassorbite dal progetto "low cost car".Un simile caso di suicidio si era verificato mesi fa, in un villaggio poco distante. Il 10 dicembre (giornata internazionale dei diritti umani) mi sono recata a visitare la famiglia, la vittima si chiamava Shankar Das.
Lo stesso giorno una vostra delegazione italiana veniva ricevuta dal Governo del Bengala occidentale, con la promessa di nuove "terre e opportunità".
Vorrei qui ricordare che resta prima da risolvere la situazione di Singur, che la partita su Singur non è affatto chiusa, che ci sono ben 350 acri di terra (su un totale di circa un migliaio di acri "requisiti") circa le quali il contenzioso è ancora aperto, sui quali l’Alta Corte di Kolkata ha già emesso un giudizio di illegalità alla fine di Febbraio - e se ne attende un altro entro breve.
Nel caso di Nandigram, dove era stato proposto un vasto insediamento petrolchimico, lo spettacolo del disastro che ormai identifica la parola stessa "industrializzazione" in Bengala occidentale, è tale da mozzare il fiato. Le decine di migliaia di persone che si sono opposte alle requisizione con la sola arma dei loro corpi, sono state in modi diversi "puniti": chi con la morte, chi subendo gravi ferite corporali, la maggior parte perdendo tutto. Inquantificabile il numero di abitazioni e campi che sono state distrutte, date alle fiamme.
La resistenza della popolazione è stata così compatta che quel progetto di industrializzazione è stato per il momento "congelato", ma il cosiddetto "fronte della sinistra" che governa in Bengala occidentale, ha consumato così la sua vendetta. E se tutto questo succede in Bengala occidentale, se tutto questo corrisponde ad una "campagna di industrializzazione" che è stata inaugurata dalla Prima Industria indiana (la conglomerata Tata) in collaborazione con la Prima Industria italiana (Fiat) e su un progetto che, come abbiamo appreso dai vostri stessi documenti ufficiali, "ha fatto da perno" agli investimenti dall’Italia specificamente in quella regione - figuriamoci cosa può succedere in altre regioni dell’India, dove lo stesso "modello di sviluppo" viene replicato con le stesse caratteristiche di anti-democrazia, in totale opposizione alla volontà delle popolazioni e nella più assoluta impunità.E’ lecito sollevare qui la questione dell’ipocrisia di tante imprese che si dicono impegnate sul fronte dello "sviluppo etico" o in termini di "responsabilità sociale": un tratto unificante di tutte le Imprese del Nord e Sud del mondo, quando si tratta di investire in India. Ma per tornare al caso di Singur, lo ripeto: la partita non è chiusa, c’è ancora gente che reclama ciò che è stato loro tolto, c’è ancora gente che rifiuta le cifre dei "compensi" fissati dai "padroni" perchè non c’è compenso che possa equagliare la sicurezza delle terre - c’è ancora gente che rifiuta quelle cifre perchè ridicolmente basse rispetto ai reali valori di mercato. Il fatto è che tra questa gente e le loro terre c’è oggi un alto muro, difeso notte e giorno dalla polizia.
Oggi, 18 dicembre è l’anniversario della morte di una ragazza che si chiamava Tapasi Malik, e che l’anno scorso - quando quelle terre erano state appena requisite e pattugliate notte e giorno contro la "protesta" dei contadini - è stata trovata carbonizzata. L’autopsia ha accertato che è morta bruciata viva, dopo essersi selvaggiamente difesa, dopo aver subito lo stupro di gruppo di una squadraccia assoldata per fare la guardia a quel muro. Le indagini del Central Bureau Investigation hanno poi individuato
I responsabili, entrambi membri del Partito Comunista Indiano (M) che in Bengala occidentale si è rilanciato con la "new face" di Bhuddadeb Battacharjee - interlocutore su cui l’Italia ha soprattutto puntato per il raddoppio dell’interscambio commerciale con l’India. I responsabili di quell’orrendo crimine sono finalmente in prigione - ma la famiglia della ragazza non ha ricevuto neppure una rupia di indennità. Oggi a a stringersi intorno alla famiglia di Tapasi Malik ci sarà una piccola folla di intellettuali, attivisti, esponenti della società civile. E’ dunque in questo contesto, in rappresentanza dell’Alleanza Nazionale dei Movimenti popolari dell’India e di numerose altre organizzazione, che di nuovo mi rivolgo a voi con questo mio appello.
Di nuovo vi chiedo di sollevare la questione all’attenzione del Parlamento Italiano e sollecitare il Governo Italiano a prendere una posizione in difesa dei più fondamentali diritti umani e legali delle popolazioni dell’India, in relazione a eventuali investimenti o interessi italiani sia per il passato che per il futuro.
Di nuovo vi chiedo di risollevare il caso presso Fiat, e sollecitarla a riconoscere le proprie corresponsabilità per quanto riguarda le violazione commesse nei territori di Singur. A fronte dei profitti spettacolari che Fiat trarrà (sta già in effetti traendo, in termini di capitalizzazione finanziaria) da tale investimento, ci sono migliaia di famiglie ridotte in miseria. E molte di esse ancora sperano, come abbiamo visto, di riavere indietro ciò che in effetti non hanno consensualmente ceduto nè venduto.
Di nuovo vi chiedo di organizzare al più presto, come già avevo sollecitato, un sopraluogo nell’area, perchè possiate rendervi conto di persona dell’emergenza creata, e di persona constatare la totale distanza tra la "realtà dei fatti" e quella degli incrementi del vostro interscambio commerciale.
La vita della nostra gente non può essere ridotta a co-efficienti e percentuali. E la povertà dell’India diventa ogni giorno più grave e visibile di prima. In rappresentanza dei Movimenti e delle Organizzazioni dell’India attendo fiduciosa una Vostra risposta a questa mia lettera. Che indirizzo a voi, in quanto rappresentanti politici di una certa parte dell’Italia - e che indirizzo a tutti gli Italiani ai quali voglio esprimere la nostra massima vicinanza e solidarietà, soprattutto a quelli che hanno perso recentemente i loro affetti più cari, vittime di un sistema che distrugge, saccheggia e umilia, più di quanto non riesca a creare. Di nuovo grazie per l’attenzione prestata, e nell’attesa di una risposta
Medha Patkar
Medha ci chiede dunque di esplorare ancora la disponibilità delle istituzioni.
Lo facciamo, ma sappiamo gia’ che risponderanno a picche (a parte qualche realtà locale e alcuni singoli di buona volontà). Il governo Prodi, che tra mugugni è sostenuto da tutti i partiti di sinistra, è emanazione di Fiat, patto di sindacato Rizzoli-Corriere della Sera, Unicredit, San Paolo-Intesa e Montepaschi (a volte in conflitto tra loro per spartirsi le varie torte). E dietro, come burattinai remoti, Goldman Sachs etc. C’è Sua Santità la Fiat, da difendere sempre, ovunque, ad ogni costo.
Sappiamo di aver bisogno di un evento non solo di denuncia, ma che serva a gettare le basi di una collaborazione permanente con i movimenti indiani. Perché quello che stiamo vedendo è solo un assaggio. L’India diventerà sempre più strategica per qualunque nostro padrone del vapore, per quelli cioe’ che comandano quasi a bacchetta i governi. E quindi sempre più si opporranno "ragioni di Stato" a fronte di ogni nefandezza.
27 dicembre 2007
MORTE DI BENAZIR BHUTTO
Articolo di Piero Pagliani
Il Pakistan sta sprofondando nel caos, secondo me è un forte sintomo dell’apertura di una nuova fase policentrica a seguito di quella monocentrica imperniata sugli Stati Uniti, iniziata dopo la II Guerra Mondiale. Benazir Bhutto era l’ultima carta dell’Occidente (USA) per riacchiappare un Pakistan da tempo in preda a forze centrifughe e con forti risentimenti antiamericani. Ora è importante cercare di capire come commenteranno i Russi e i Cinesi al di là delle frasi di circostanza (sarà una cartina di tornasole). Non so se quello che io chiamo "policentrismo" prenderà la forma di blocchi contrapposti o un’altra forma. Sono carente di sfere di cristallo, ahimè. Cosa ci porterà il policentrismo? Chi lo sa! Il monocentrismo ci ha portato in pochi anni alla guerra di Croazia, a quella di Bosnia, a quella della Serbia, alla guerra in Afghanistan, a due guerre in Irak, alla minaccia di guerra alla Siria e alle minacce di bombardamenti atomici sull’Iran. Un bel bilancio. Ora però abbiamo gli USA impantanati e incapaci di prendere altre iniziative, tanto è vero che Bush ha di fatto deciso una specie di "tregua globale" di un anno (bisogna però sperare che Israele a questo punto non prenda iniziative in proprio).Questo non significa avallare affermazioni senza senso del tipo "gli USA sono alla frutta". Essere in difficoltà non vuol dire essere alla frutta e la cena è ancora molto lunga per gli USA, senza contare il caffè e l’ammazzacaffè (non è alla frutta nemmeno la Gran Bretagna che la leadership mondiale l’ha persa da un secolo; figurarsi gli USA). Assistiamo comunque con interesse alla Cina che si sta pappando la Morgan Stanley (mica bruscolini, significa che potrà dir la sua sugli affari di mezzo mondo) e ha in saccoccia almeno il 23% del debito pubblico USA (debito pubblico USA=9.300 miliardi di dollari, in mano al Giappone 600 miliardi e alla Cina 400 miliardi). E siamo solo agli inizi. Questi intrecci non sono ad ogni modo garanzia di un policentrismo pacifico.
Che succederà? Che fare? Non cercare scorciatoie buone ad autoconsolarsi e ad evitare di pensare e di fare qualcosa di veramente incisivo, anche se limitato e locale (questo non vuol dire che non bisogna sostenere Morales o la comrade Parvati; vuol dire solo che non bisogna scambiare lucciole per lanterne).
Il capitalismo condanna all’inferno miliardi di persone e rischia di far bruciare ancora il mondo negli orrori di una guerra mondiale (oltre agli orrori quotidiani). L’idea che non ci sia un sistema migliore e’ inaccettabile e infatti noi non l’accettiamo. Ma bastano alcune isole un po’ meno infelici qua e là? Basta veramente salvare una sola persona per salvare tutta l’umanità? Non lo credo. E’ un po’ come ringraziare Dio per una "grazia ricevuta". Può far sentir bene e di sicuro quelli che sono un po’ meno disperati staranno un pochettino meglio. Ma quelli che la grazia non l’hanno ricevuta? Figli di un dio minore?
La lotta di classe resta sacrosanta. Ma bisogna rimboccarsi le mani e ricominciare daccapo. O quasi, perché il metodo e in parte anche l’esperienza rivoluzionaria novecentesca non sono tutta roba da buttar via.
Chi non fa la fame fa la guerra (preventiva). Gli altri fanno, purtroppo, di solito, la fame e basta. In "coppa" ci sta la grande mafia internazionale (banche, finanzieri, etc), poi tutto il resto. E se finanza e Stati non si trovano sempre in accordo, finora è stata la Finanza a perdere a braccio di ferro. Cina e Russia sono i potenziali rivali dell’America. Per adesso a volte abbozzano (specialmente se c’é di mezzo il cosiddetto "terrorismo islamico"). Per questo si lamenteranno della morte di Benazir Bhutto, pur detestandola. Ma sono potenzialmente in rotta di collisione.
Anche in Italia è così. Fiat, Unicredit, Intesa e Montepaschi sono d’accordo nello spolpare il Paese, a volte come subordinati della finanza USA (vedi caso Alitalia). Ma poi sono in conflitto tra loro per accaparrarsi le fette più gustose di polpa, ognuno coi suoi politici di riferimento (che più che altro stanno a sinistra). Vedi Alitalia, vedi Telecom e vedrai tra poco i fuochi d’artificio quando dovranno spolparsi Generali, Finmeccanica e Eni. Ne vedremo delle belle.
Il Capitalismo vive sui conflitti e di conflitti. E i principali sono purtroppo i conflitti intercapitalistici, non la "lotta di classe" (e qui Marx aveva proprio toppato). Certamente se un altro mondo è possibile non lo sarà andando in giro facendo finta di non vedere che America, Russia e Cina stanno arrotando i denti (e l’India sta cercando di capire con chi le conviene stare). Intanto prepariamoci per la crisi finanziaria che inizierà entro il primo semestre del 2008.
Non ne parla nessuno in Italia?
Non c’è mica da stupirsi.
9 gennaio 2008M: MESSAGGIO DI MEDHA PATKAR in relazione con l’uscita della malefica 1 lakh car.
Appena nata e subito data alle fiamme: nasce tra le proteste la Tata low cost
Articolo di Daniela Bezzi
L’attesa novità del Motor Show di New Delhi, ha avuto per risposta l’efficacie manifestazione di protesta che una nutrita ala del Movimento Anti-Tata a Singur (la Org SKJRC, che sta per “Comitato per la Difesa delle terre agricole di Singur”) ha inscenato all’ombra di quel muro di cinta che alla gente proprio non va giù: con cartoni e stracci hanno improvvisato una replica dell’odiata macchinetta e le hanno dato fuoco.
“Per noi questa è la macchina della disperazione. Famiglie distrutte, morti per violenza o suicidi. Ratan Tata può dire quel che vuole al Motor Show di New Delhi, ma noi questa macchina non la vogliamo, che se la faccia nello stabilimento del Maharashtra dove in effetti hanno prodotto anche il prototipo” ha detto Becharam Manna (riportato su sito di indiaprwire.com). Già ieri c’erano stati tentativi di sfondamento del muro. Varie scaramucce con il personale Tatamotors. La polizia minimizza, la consegna è “non drammatizzare”.
Perchè soprattutto in questi giorni di Motor Show la preoccupazione per i responsabili delle PR Tata è rassicurate tutti quanti: lo stabilimento di Singur è in costruzione, i lavori procedono senza intoppo, la produzione entrerà a regime entro pochi mesi e Tatamotors sarà perfettamente in grado di sfornare centinaia di migliaia di pezzi entro giugno 2008. Da notare: per “difendere” i suddetti lavori, affidati a un plotone di 3.500 addetti, ci sono 1500 poliziotti che pattugliano notte e giorno lungo il muro. Territori occupati.
Si chiamerà NANO e dovrebbe essere destinata ai ceti bassi dell’India (e dei mercati terzi) in dosi massiccie. Costi bassi? Si’: carrozzeria di plastica ,niente gabbia di protezione e nessun crash test. Serbatoio concentrato sul muso, schiacciatissimo – che in caso non diciamo di scontro, anche solo urto, è un’ulteriore scorciatoia all’altro mondo. Ma soprattutto Gran Risparmio in fabbrica sulle procedure di assemblaggio, perchè “la macchina è progettata per essere facilissima da costruire… e gli operai devono fare solo poche operazioni” come riferisce Borgomeo su La Repubblica (10 Gen 2008). Alla faccia delle promesse di Sviluppo in termini almeno di assorbimento di mano d’opera che questo progetto di industrializzazione - così combattutto, controverso, dis-economico per il settore agricolo un tempo fiorente ed ora alla fame – avrebbe dovuto almeno garantire alla regione del Bengala occidentale.
Da quella regione, e dopo un viaggio di oltre 20 ore di treno, è infatti partito ieri un nutrito drappello di protesta, per denunciare anche a New Delhi il no future in cui sono stati abbandonati i circa 12 mila contadini di Singur ai quali quella fabbrica non sta per niente bene. Con striscioni, megafoni, cartelli hanno fatto sapere alla folla dei visitatori, analisti di settore, giornalisti che quelle terre – che per loro erano l’unica possibile occupazione, circa i quali avevano (oltretutto!) regolari diritti di proprietà – sono state praticamente regalate a Tatamotors. In particolare Anuradha Talwar, la leader del PBKMA (Paschim Bangal Khet Majdoor Samiti) che fin dall’inizio ha valorosamente guidato la protesta contadina, spesso condividendo con Medha Patkar alcuni momenti di maggiore tensione, ha detto che quella macchina “è dipinta con il sangue della gente di Singur.” Il presidio spera di avere udienza nei prossimi giorni presso i vari Ministeri della Capitale, poichè alla protesta della delegazione di Singur si è associata una rappresentanza del NAPM (National Allliance of People Movements) e quindi in prima fila Medha Patkar. Nonchè l’ottimo Delhi Forum di New Delhi, che ha annunciato per tutta la settimana del Motor Show una serie di conferenze stampa e altre iniziative di contro- informazione non solo anti-Tata (ma più in generale riguardanti le tante controversie che non meno esplosivamente di Singur stanno maturando tutte le aree rurali dell’India, contro all’invasività delle SEZ).
10 gennaio : Action Alert della NAPM, (Alliance of People’s Movements, Medha & Co) che segna anche il debutto italiano, o meglio della Fiat, come "writing target" .
Action Alert
La notiza del lancio a New Delhi della "One Lakh Car" targata Tatamotors è in questi giorni su tutti i giornali. Ricordiamo che la vetturetta, destinata ad invadere massicciamente le nostre strade e il già esiguo e super congestionato ambiente urbano dell’India (oltre che di vari altri mercati esteri) è una produzione Tata in Joint Venture con Fiatgroup (la prima Industria auto Italiana) ed è perciò che l´evento sta ricevendo in Italia un´attenzione stampa persino maggiore che in India. Vale la pena anche sottolineare che Ratan Tata è da quasi due anni membro del Consiglio d´Amministrazione Fiat. Ed è stato debitamente presentato dalla stampa italiana come campione di capitalismo "benevolente" o "filantropico". Qui in India, noi ben sappiamo che la lotta delle popolazioni di Singur non è finita. E sappiamo che oltre a non essere mai morta per le migliaia di famiglie di contadini, sia proprietari che mezzadri, che han dovuto piegarsi per forza alla violenza del progetto Tata-Fiat, la questione è più che mai aperta per gli aventi-diritto a quei 350 acri di terra che non sono mai stati pagati, perchè i contadini si sono rifiutati e continuano a rifiutare le indennità in danaro, nonostante le fortissime pressioni e promesse.
E vogliamo qui di nuovo ricordare il recente suicidio (il 4to in pochi mesi) di Shankar Patra, che si è impiccato per la disperazione di aver perso con la terra tutto ciò che aveva - un’ennesima vittima
sacrificale sull´altare degli interessi-Tata, con la piena protezione del governo del Bengala occidentale e delle squadracce del CPI (M). Quello stesso CPI (M) due membri del quale sono ora in prigione per l´orrenda morte dell´attivista Tapasi Malik, bruciata viva dopo essere stata ripetutamente violentata mesi fa. Una situazione davvero criminosa, quella che si è venuta a creare per fare spazio agli impianti Tata/Fiat nelle aree un tempo fertili e pacifiche di Singur. E non c´è dubbio che il progetto stia procedendo spedito, ma solo con la forza del bastone, solo con le molestie e le violenze, solo con l´esercizio dell´intimidazione. La produzione vera e propria non è ancora iniziata negli impianti di Singur e resta da vedere se questa mirabile partnership industriale riuscirà mai a spegnere la protesta dei villaggi. La resistenza dimostrata unitariamente fino ad ora, nonostante il muro di gomma delle false promesse, bugie e propaganda diffuse dai quadri del partito al potere, è davvero ammirevole.Noi che ben conosciamo la crescente emergenza ambientale delle nostre città, assediate dal traffico, con le strade sempre più congestionate dall´imperativo di aumentare il "mercato", il consumo di macchine, invece che i trasporti intesi come "servizio", per tutti - non possiamo restare passivi dinnanzi a questo sfoggio di globale disprezzo per la
nostra gente, per le nostre reali esigenze, per la nostra faticosa ricerca di reali e qualitative alternative. E dunque domani, 10 gennaio 2008, ti invitiamo a manifestare la tua protesta in qualsiasi modo vorrai farci poi sapere. E senz’altro diluviando di lettere e messaggi i seguenti uffici -Tata Motors and Fiat
Primo Ministro Manmohan Singh
Sonia Gandhi
Reiterando, nei modi che ti sembreranno più opportuni, le seguenti richieste:
le terre che sono state autoritariamente occupate per far posto al progetto Tata/Fiat devono essere restituite ai legittimi proprietari;
coloro che sono già stati sfrattati, devono essere adeguatamente indennizzati, sia monetariamente che con programmi di riqualificazione mirati;
il Governo del Bengala occidentale deve riconoscere particolari indennizzi per le famiglie di coloro che questo progetto di industrializzazione ha visto vittime: in quanto morti per suicidio, o
sotto i colpi del bastone, oggetto di molestie e violenze;
in nessun altro caso potrà essere permesso destinare terra agricola ad uso industriale, soprattutto quando produttiva, come era quella di Singur;
sia per Tata che per Fiat, che per qualsiasi altra industria, la richiesta di terreni ad uso industriale dovrà essere attentamente valutata e dimensionata allo stretto indispensabile per produrre (e non speculare).
11 gennaio 2008
Sembra che Ratan Tata stia pensando ad una distribuzione della Nano anche in Europa e avrebbe alluso all’ipotesi di affidarsi alle amichevoli cure di Fiat, perciò ne parlerà al compare Marchionne.
Siccome abbiamo già letto e la stessa Reuters ci ha detto che dovendo costare così poco la Nano è FUORI tutti gli EU standard previsti ... non si capisce bene dove voglia andare a parare questa ennesima ’promising revelation’ .
Nel caso odierno, è molto probabile che la strada imboccata sia un modo per risollevare le sorti borsistiche dei titoli sia Tata che Fiat , entrambi in ribasso da giorni : il primo penalizzato dalla ’scoperta’ che essendo la Nano cosi’ economica, non resterà granche’ per i profitti, il secondo molto
probabilmente a ruota.
15 gennaio 2008
Pervin Jehangir segnala anche la preoccupazione che la malefica vetturetta non sia immune da amianto.
Al Forum Sociale Mondiale (che non è un evento unico ma azioni decentrate) si parla di Europa e Africa (che sicuramente ne ha bisogno), mai di Asia.
20 gennaio CONTINUANO LE PROTESTE DEI CONTADINI
Continuano ad arrivarci messaggi di crescente drammaticita’. Medha Patkar ci descrive situazioni di disperazione assoluta. Cresce il numero dei contadini suicidi.
Il Movimento dei Contadini combatte fino all’ultimo. Altre violenze e altri morti (tanti).
Gli espropri delle terre si estendono a molte altre regioni dell’India. Particolarmente nella “Mineral belt” del nord-est (zona straordinariamente ricca di minerali). I contadini si sdraiano in diversi luoghi sui binari della ferrovia per impedire il passaggio dei convogli delle multinazionali, decise a porre in atto accordi gia’ siglati da tempo per l’estrazione di metalli “importanti”.
20 gennaio , a Roma,
Rampini introduce VANDANA SHIVA nell’ambito dell’inutile "Festival delle Scienze", dal titolo scemo "Scienza in Cindia". Riesco pero’ a comunicare con Vandana prima del giorno stabilito e a farla parlare di Singur, del West Bengal e della FIAT (sia all’Auditorium che dal salotto della Dandini su RAI 3)
7 febbraio 2008 SINGUR
Blocco stradale sulla Durgapur Higway da parte di 500 contadini per quei famosi 300 acri di terra in contenzioso.link:http://www.topnews.in/farmers-block-roads-singur-over-tata-car-plant
11 febbraio
Dal quotidiano di Kolkata, The Telegraph: Un altro morto per denutrizione. Non era proprietario, ma mezzadro, di un piccolo lotto (1.1 acro). Si chiamava Kalipada Majhi, 45 anni, del villaggio di Beraberi, il piu’ colpito dalla requisizioni). La moglie denuncia la crescente difficoltà di sopravvivenza da quando i campi sono stati requisiti.
13 febbraio
Ci giunge un appello da parte di Madhumita Dutta per conto di vari Solidarity Groups dell’India. L’appello e’ in merito alla situazione di grave tensione che da settimane sta crescendo intorno al Progetto siderurgico delle industrie coreane POSCO: un progetto gigantesco, osteggiato da oltre due anni, che il massacro di Kalinga Nagar (per un analogo progetto da parte Tata Steel) aveva per così dire messo in stand by, ma che sembra ora "maturo" per il solito copione: requisizioni forzate e molto probabile spargimento di sangue.Madhumita & friends stanno cercando di intensificare la loro opera di sensibilizzazione presso gruppi di pressione in Korea, ma naturalmente non solo.
Sul fronte Singur: Tatamotors procede con i lavori, numerose altre industrie stanno arrivando. Il Bhudda Rosso sembra aver vinto la partita e hanno perso di brutto quelli che si sono opposti.
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