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Oblò - Il 2 marzo "Piena di niente" la nuova graphic novel di Alessia Di Giovanni

Nella serata "Corpi differenti"

Associazione Ya Basta Padova

In questo articolo si parla di:

  • 36/700 diritti di cittadinanza
  • 42/700 Donne
  • 58/700 Rassegna Oblò

Nell’ultima puntata della Rassegna Oblò "Corpi differenti"sarà con noi Alessia di Giovanni autrice dei testi, disegnati da Darbam, del volume, appena uscito per Edizioni BeccoGiallo "Piena di niente".

Al centro della discussione, coordinata da Andrea Nobili, con Alessia di Giovanni, Carlotta Romagnoli, Porpora Marcasciano, Aurora D’Agostino, Carlotta Piccinini e Stefania Piccinelli, l’autodeterminazione e la libertà di scegliere: desideri e diritti da conquistare contro le nuove forme di controllo dei corpi. Temi che sono trattati dei tre ducu-film che completeranno la serata: When I was a boy, I was a girl di Ivana Todorovic dalla Serbia,Chi vuoi che sia di Davide Vigore e Riccardo Cannella dall’Italia e Eco de femmes di Carlotta Piccinini sulla Tunisia e Marocco.

PIENA DI NIENTE
Testi: Alessia Di Giovanni
Disegni: Darkam
Caratteristiche: 144 pagine, brossura, colori

Giulia, Monica, Elisa, Loveth. Quattro donne sole. Quattro gravidanze non desiderate. Quattro corpi in cui perdersi. Quattro storie vere di libertà negate per squarciare il velo d’ipocrisia che avvolge il tema dell’aborto in Italia.
Aumento degli obiettori di coscienza, maternità obbligatoria, informazione faziosa, Legge 194 sotto minaccia costante, ingerenza della lobby cattolica in consultori e ospedali: in Italia come in Europa l’Interruzione Volontaria di Gravidanza resta un tema incandescente, al centro di un dibattito spesso pretestuoso, in un Paese dove è sempre più difficile abortire. Nonostante le apparentemente folte schiere di pro-choice e childfree.
Quattro donne, quattro aborti, quattro corpi che cambiano, quattro storie di cronaca italiana incise sulla pelle, raccolte e raccontate da due giovani autrici per parlare direttamente al cuore dei lettori con il linguaggio delle emozioni.

Scheda tratta da Edizioni Becco Giallo

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Piena di niente

RASSEGNA STAMPA

Ascolta l’intervista con Alessia Di Giovanni per Reset Radio

Aborto, in una graphic novel le difficoltà e i pregiudizi di chi interrompe una gravidanza di Chiara Carbone
"Piena di niente" (BeccoGiallo) dal 19 febbraio in libreria. Racconta le storie di quattro donne molto diverse tra loro, ma accomunate da un’esperienza di solitudine e il senso di colpa

Elisa, Monica, Giulia e Loveth: quattro donne, un poker di storie vere sull’aborto e sull’obiezione di coscienza. Sullo sfondo, l’Italia di oggi. “Piena di niente”, graphic novel pubblicata da BeccoGiallo, sceneggiata da Alessia Di Giovanni – collaboratrice de ilfattoquotidiano.it – e illustrata da Darkam (Eugenia Monti), “è un racconto a tratti molto crudo e molto fisico sul tema dell’aborto”, spiega Di Giovanni. Il libro vuole affrontare il delicato tema dell’interruzione di gravidanza “analizzando le difficoltà e i pregiudizi che le donne incontrano quando decidono di praticarlo, in un Paese dove l’80 per cento dei medici è obiettore di coscienza e dove, secondo i dati Istat, le Ivg sono salite a 40/50 mila l’anno e gli aborti ‘spontanei’ a 80mila. C’è da far presente, inoltre, come la legge 194 sia sotto minaccia costante e come molto spesso si rimanga legati alla concezione della maternità obbligatoria, all’idea che si debba esser madri per forza. Il testo si vuole inserire in questa discussione, senza ipocrisie. Anche per questo il linguaggio è molto duro”.
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Al centro quattro gravidanze non desiderate: Elisa è una liceale dai liberi costumi sessuali, Giulia un’infermiera sposata e madre di altri due bambini, Monica una donna bisognosa di affetto e pronta a tutto per conquistarlo, anche farsi mettere incinta e Loveth una donna nigeriana costretta a prostituirsi che non riesce a sfuggire al controllo dei suoi protettori. Tutte si ritrovano a confrontarsi con l’aborto. Le storie sono vere, frutto di alcuni studi: “Sono racconti un po’ borderline. Prima di scrivere ho fatto lunghe ricerche – racconta Di Giovanni – ho frequentato un reparto di Ivg e un’unità di strada di un’ associazione che si occupa di tratta. In ognuna però ho condensato anche episodi, sempre veri che però non sono accaduti alle singole protagoniste, come per esempio il corso di aggiornamento per infermieri obiettori organizzato a Torino”.

Filo comune che lega queste donne è anche la solitudine e il senso di colpa di fronte al giudizio della società: “A volte c’è una mancanza di rispetto delle scelte altrui, anche tra donne. La scelta di non avere figli, di essere sole, di lavorare piuttosto che avere una famiglia, sono tutte ugualmente valide, non c’è bisogno di farsi la guerra una contro l’altra. In alcune storie, come quella di Giulia, ho voluto anche sottolineare la mancanza di uno Stato laico”.

La fisicità dell’opera è accentuata dalla forma della graphic novel che “riesce a portare i lettori ad avere lo stesso immaginario e questo può anche aiutare un pubblico maschile a vedere ciò che non conosce, come una visita pre Ivg (interruzione volontaria di gravidanza, ndr). Le immagini diventano quindi fondamentali”, continua la sceneggiatrice.

“Le storie di queste quattro donne hanno tinte decisamente forti, ma anche una grande quantità di sfumature, legate al substrato emotivo delle loro esperienze – conferma Darkam -. Quello dell’aborto è un tema così delicato, complicato e scomodo che quasi non se ne parla. Entrare dentro i loro mondi e dare loro un corpo, seppur di carta, è stata un’esperienza molto forte”, confessa l’illustratrice.

Le donne sono disegnate in maniera particolare: “Tutte e 4 le protagoniste, seppur in maniera molto diversa, sembrano abitare il proprio corpo come inquiline, come se non gli appartenesse del tutto o come se non ne fossero le uniche proprietarie. Per questo le ho rappresentate spesso come modellini anatomici, sezionabili, scomponibili e tremendamente infallibili nel funzionamento fisiologico. Costrette a ‘scoperchiarsi’, a guardare e a mostrare letteralmente le proprie interiora”, conclude l’artista facendo particolare riferimento alla copertina del libro che mostra l’immagine di una marionetta dal ventre svuotato.

Le storie sono anche lo spunto per riflettere su altri temi, come quello dell’educazione sessuale nelle scuole. “Pur essendo fondamentale, è praticamente inesistente – attacca Di Giovanni –. I giovani hanno tutti gli strumenti, sanno cosa devono fare, hanno potere ma non lo sanno usare. Con l’educazione sessuale saprebbero dove possono arrivare. Così però i ragazzi sono lasciati a loro stessi e lo pagano sulla loro pelle”, conclude.
Il testo, in uscita il 19 febbraio, è il secondo episodio di quello che la sceneggiatrice definisce “la trilogia della violenza” e che è partito con la graphic novel su Carmela Cirella.
Tratto da Il Fatto Quotidiano

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Piena di Niente


Recensione: Piena di Niente di Melissa Bortolotto
Tutti obiettori con l’utero degli altri…
(Piena di niente, pag. 48)

Giulia, Elisa, Loveth e Monica: fino alla fine del graphic novel a queste donne non viene dato un nome. Sono solo quattro corpi, quattro esistenze “piene di niente”. Non si conoscono, vivono in città diverse, ma sono accomunate da solitudine e senso di colpa per una gravidanza che non possono portare a termine.
Sono le proagoniste di Piena di niente, il fumetto sceneggiato da Alessia Di Giovanni e illustrato da Darkam (Eugenia Monti) che BeccoGiallo editore porta in libreria sullo scaffale delle novità.
Novità dell’opera, ma non delle tematiche: pregiudizi, dignità, diritto di scelta, laicità dello stato, deontologia professionale. Fil rouge che lega le quattro storie: il tentativo di praticare l’Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza) in un Paese che detiene (l’anomalo) primato dell’80% dei ginecologi obiettore di coscienza e in cui è richiesta la prescrizione medica per acquistare la pillola del giorno dopo… non parliamo della pillola dei cinque giorni dopo, per quella oltre alla ricetta medica serve anche il test di gravidanza.
Giulia, mamma e moglie; Elisa, adolescente piena di vita; Loveth, giovane donna affamata di affetto; Monica, prostituta prigioniera della sua madam.
Oltre alle difficoltà e alla solitudine, al centro del graphic novel c’è la violenza che queste donne devono subire. La violenza è subdola e si manifesta in più forme.
C’è la violenza fisica di un aborto praticato con un ferro o di una terapia farmacologica acquistata clandestinamente, ma c’è anche la violenza psicologica di chi fa leva sul senso di colpa o di chi usa il corpo femminile solo come strumento del proprio piacere.

Alessia e Darkam hanno scelto di denunciare la violenza con un linguaggio duro e immagini forti. Efficaci i corpi delle donne raffigurati come manichini o sezionati e privi degli organi interni. Immagini crude per dimostrare il vuoto che accompagna le protagoniste e per denunciare come il loro corpo sia visto come una macchina, un meccanismo concepito per la maternità, senza tener conto delle loro emozioni.

Piena di niente si conclude con alcuni dati sconfortanti. Un dato Istat: le Ivg ilegali sono salite a 40-50 mila l’anno, senza contare gli aborti “spontanei” che sono saliti a 80 mila.

Se non ci credete al fatto che l’Ivg in Italia sia così osteggiata, prendete dado e pedine e divertitevi a scoprirlo col gioco alla fine dell’opera “Aborto, il gioco da tavolo”. Potrete avere un assaggio degli imprevisti che capitano – purtroppo ogni giorno – in Italia a molte donne che cercano “solo” di ricorrere alla legge 194 del 1978.
Tratto da c4comic.it

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Piena di niente
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