In questo articolo si parla di:
Lunedì 16 febbraio ore 21.00 alla Multisala Astra – Via T.Aspetti 21 a Padova
Rassegna Oblò promossa da GVC - Edizioni BeccoGiallo - Associazione Ya Basta - Padova
Presenta
CONFINI PROIBITI
Al centro della serata il tema dei confini, drammaticamente attuale con la morte di 330 uomini e donne nel Canale di Sicilia.
Quando abbiamo pensato il tema della serata volevamo mettere in luce come i confini siano anche un dispositivo di produzione di profitti, attraverso le rotte cosidette illegali. Ma cosa permette tutto questo? Perché resta inascoltata la richiesta di canali umanitari per i profughi dai conflitti?”
Per approfondire questo tema saranno ospiti gli autori, Gianpaolo Musumeci e Andrea Di Nicola, del libro “Confessioni di un trafficante” edito da Chiarelettere dedicato alla più spietata agenzia di viaggi del mondo che vive della proibizione dei confini e verrà proiettato “Two at the border” sulla vita quotidiana di due trafficanti di esseri umani, un siriano e un palestinese, al confine tra Grecia e Turchia. Il docu-film come tutti quelli della rassegna è stato selezionato dal Terra di Tutti Film Festival.
Il docu-film “Sexy shopping”, accompagnato dalla presenza di Mario Pizzali, medico internazionale di Emergency che ha operato in Sierra Leone e Luca Bertolino di Razzismo Stop porterà a riflettere non solo sulla situazione dei migranti nei nostri territori ma anche sui luoghi di provenienza, su quel che succede sulle sponde dell’euromediterraneo, nelle zone di guerra come in Siria e nell’intero continente africano.
La serata sarà accompagnata dai disegni live di Marta Gerardi, fumettista autrice di “Destinazione Freetown”, edito da BeccoGiallo, libro che racconta la storia di Khalid, ragazzo africano che dopo essere arrivato in Italia attraverso la Libia viene ricacciato indietro e in Sierra Leone incontra il prezioso lavoro di Emergency.
Concluderà la serata, dopo il dibattito coordinato da Nicola Grigion, esperto di politiche sulle migrazioni, il docu-film “Legge 52” che racconta la pesante repressione provocata dalla legislazione antidroga tunisina nei confronti dei giovani soprattutto gli attivisti sociali.
La violenza dei confini vive sul proibizionismo, quello dell’impossibilità di entrare in Europa, quello ipocrita sulle droghe, in particolare leggere, su cui si basano i guadagni miliardari dei narcotraffico.
Per non ridurci a dover guardare l’ennesima tragedia del mare, bisogna cambiare completamente le politiche europee.
Continuaimo la rassegna stampa sulla prima serata di Oblò con un nuovo articolo:
Zerocalcare e il timore di essere il migliore
di Francesco Verni - Rock&Wine
Se c’è una cosa che in (quasi) 35 anni di vita e di mestiere ho imparato è riconoscere un grande artista dal fumo senza arrosto. Ho avuto la fortuna di essere amico di Sergio Toppi, ho il privilegio di esserlo con Giorgio Cavazzano. Ma di giganti della Nona Arte ne ho conosciuti tanti. E se c’è una cosa che li accomuna è che nessuno di loro ammette la propria grandezza, neppure la dà per scontata. Ognuno di loro è semplicemente felice di poter disegnare quello che ama di più: tutto il resto non è neppure marginale, semplicemente non conta una fico secco. Anche Zerocalcare è così. Anzi il disegnatore romano odia dal profondo del cuore l’etichetta di rock star del fumetto, la rifugge, ne ha quasi paura. Ma le sue opere parlano per lui, le 50mila copie a volume lo incoronano, suo malgrado, l’autore italiano che vende di più in libreria. Per fortuna non ci pensa, e dopo un gioiellino come Dimentica il mio nome ha fatto semplicemente quello che voleva fare, un viaggio in Kurdistan e un racconto a fumetti di quella esperienza. Lunedì 9 febbraio a Padova ha parlato proprio di Kobane Calling, nella prima serata della rassegna, consigliatissima, Oblò che continuerà anche lunedì 16 (vedi il finale del pezzo). Intanto abbiamo intervistato il guardiano dell’armadillo.
Che cosa ti è rimasto dentro del viaggio a Kobane-Mesher?
È rimasto tanto. Mi è rimasta la voglia di imparare da quel popolo. Ho trovato un popolo incredibilmente avanzato e progredito nei rapporti sociali, cosa che mi ha fatto cancellare tutte le idee che avevo prima della partenza, tutti i pregiudizi che abbiamo in Occidente rispetto alle società mediorientali. Alla fine mi è rimasto un un senso di affinità verso quel popolo: quando ho visto la liberazione di Kobane raccontata dai media, mi sono emozionato più di quando la Roma ha vinto lo scudetto.
So che non ti piace l’idea di definire Kobane Calling un reportage…
Non lo chiamerei reportage. Sono andato lì nell’ambito di una campagna per portare solidarietà e aiuti alle popolazioni e, certo, anche fare informazione. Siccome sto iniziando ad accettare l’idea che nella vita faccio fumetti, ho proposto a “Internazionale” un mio racconto di quello che avrei visto, ma non sono partito da un’idea di informare e basta.
Il reportage a fumetti, o come lo vuoi chiamare, è un’esperienza che ripeterai?
Al momento non lo so, non ho in programma viaggi per raccontare altre situazioni simili. Certo in Kurdistan vorrei tornare, non so se succederà la prossima settimana o fra un anno, ma l’idea di ritornare lì è sempre presente.
Una caratteristica dei tuoi fumetti è quella di affrontare argomenti complessi, come ad esempio la guerra o il lutto, senza rinunciare alla sdrammatizzazione. È una strada corretta per la narrazione a fumetti?
Per la mia narrazione sì. Ci sono autori capaci di raccontare con toni drammatici anche situazioni complesse. Io non sono tra questi. Se mi prendo troppo sul serio divento melodrammatico e per stemperare questa possibilità infilo sempre nella narrazione qualcosa che sdrammatizzi la situazione.
Sei il fumettista italiano che vende di più in libreria. Come vivi questo primato?
Mi devasta di ansia e di vergogna. Sia perché penso che potrebbe finire tutto da un momento all’altro, sia perché questa cosa porta con sé una serie di polemiche, problemi e impicci che non sopporto.
I panni di superstar del fumetto italiano ti stanno stretti?
È un ruolo antipatico e insopportabile, non ho mai fatto niente per alimentare questa investitura. Non riesco a prendermela neppure con chi fa polemiche a riguardo, è un ruolo che proprio non mi appartiene.
Comunque ha vinto il premio Libro dell’anno alla trasmissione radiofonica di Radio3 Faharenheit. Allora il fumetto può essere letteratura?
È una dibattito che non mi appassiona più di tanto. Nel caso di Fahrenheit non si premiava la migliore opera letteraria, ma il miglior libro e, se si può discutere se il fumetto sia o meno letteratura, è innegabile che il mio sia un libro.
E se fossi stato candidato allo Strega come è successo Gipi?
Ringrazio Dio di non essere stato candidato allo Strega. Devo essere sincero, se Gipi avesse vinto sarei stato felice perché aveva tutti i requisito per farlo, ma per fortuna non sono stato al suo posto.
Chi sono i tuoi autori di riferimento nel fumetto?
Ho iniziato a disegnare locandine e manifesti per i centri sociali e per dei concerti. Poi il fumettista si è trasformato negli anni come lavoro parallelo. Negli ultimi tre anni, grazie al blog e ai libri pubblicati, è diventato un lavoro vero. Agli inizi il mio riferimento principale è stato Jamie Hewlett, ma chi mi ha dato la voglia di fare cose diverse è stato Gipi con La mia vita disegnata male.
Il background pop anni Ottanta-Novanta spunta spesso nei tuoi lavori, a quali icone sei più legato?
I due grandi amore della mia vita sono stati I cavalieri dello Zodiaco e Ken il guerriero. Per quanto riguarda i fumetti ho letto tutto, da Topolino a Tiramolla, da Sturmtruppen a Lupo Alberto, poi sono passato ai manga, ai supereroi e alla realtà indipendente.
Conosce la scuola veneta del fumetto?
Ho letto poco cose non contemporanee a me, anche se Hugo Pratt mi piace molto. Giorgio Cavazzano invece per me è un maestro assoluto, ho iniziato a disegnare copiando i suoi paperi e topi.
Come procede il film di Valerio Mastandrea tratto da La profezia dell’armadillo?
La sceneggiatura è pronta ma i tempi del cinema italiano sono sempre lunghissimi. È tutto fermo.
È vero che continua a dare ripetizioni di francese?
Per la verità da Natale non riesco a stare più dietro a tutti gli incontri in giro per l’Italia e mi sono preso una pausa dalle ripetizioni.
Oblò continuerà lunedì 16 febbraio al MultiAstra di Padova con un incontro con tema “Confini proibiti” per parlare di come le frontiere siano barriere per le speranze degli esseri umani ma anche fonti di guadagni illeciti. La serata vedrà come ospiti Gianpaolo Musumeci, freelance e fotoreporter, Andrea Di Nicola, ricercatore in criminologia, Mario Pizzali, medico internazionale di Emergency, Luca Bertolino di Razzismo Stop. La serata sarà coordinata da Nicola Grigion e Marta Gerardi, fumettista, autrice di Destinazione FreeTown disegnerà live. Saranno proiettati i docu-film “Sexy shopping” sulla storia di vita di un migrante alle prese con la quotidianità in Italia, “Two of the border”, dedicato al traffico di uomini, e “Legge 52”.
Tratto da venetoblog.corrieredelveneto.corriere.it
La rassegna si svolgerà presso la Multisala Astra Via T. Aspetti 21 a Padova.
Inizio alle ore 21.00
Tutti i film stranieri sono sottotitolati in italiano
Ingresso libero
A disposizione i libri degli autori, spille e tavole esclusive dedicate al tema della serata.
Contatti rassegnaoblo@gmail.com tel. 0498751003
Info www.yabasta.it – www.beccogiallo.it - www.terradituttifilmfestival.org