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Si avvicina la data del secondo turno elettorale sia per le presidenziali che per importanti elezioni amministrative locali. Il 26 ottobre saranno Aécio Neves e Dilma Rousseff, presidente uscente a scontrarsi direttamente, dopo l’uscita di scena di Marina Silva.
Quel che succede in Brasile ci parla delle immense contraddizioni, emerse con forza durante i mesi dei Mondiali di Calcio, di un paese che rappresenta una complessità enorme spinto sulla strada dello sviluppo economico ed innervato dai moderni conflitti sociali.
Vi proponiamo due contributi. Il primo è di Ivan Grozny, che più volte nei suoi articoli ha raccontato le lotte e le contraddizioni del paese portate alla luce dai grandi eventi sportivi e che ha curato il ciclo Brasils, curato da Sherwood e il secondo è un comunicato di numerosi movimenti sociali e del Movimento dei Sem Terra di "appoggio non subordinato", come lo definiscono, alla candidatura di Dilma.
Dilma al filo di lana, Rio a un vescovo
Di Ivan Grozny
DilmaRoussef che si vede quasi a sorpresa scavalcata nei sondaggi in vista delle presidenziali di domenica ha di sicuro più che qualcosa da rimproverarsi. Il Pttiene salde le redini di questo Paese dal 2003 e fino a poco tempo fa sembrava non corresse seri pericoli di perdere la leadership. Invece è riuscito a disperdere un consenso enorme da giugno 2013 a oggi. Se è vero che le proteste di quel periodo, coincidenti con la ConfederationCup, hanno paradossalmente aumentato il consenso nei confronti della presidente in quel momento, quando queste sono sparite e le acque quindi tranquillizzate, qualcosa è cambiato anche nelle percezione che i brasiliani hanno nei confronti di DilmaRoussef. Macome si è potuto disperdere un vantaggio di voti così grande in un tempo relativamente breve? Com’è possibile che un Paese governato dal centrosinistra dove l’avversario politico più credibile doveva arrivare dalla sua stessa area politica rischia addirittura di finire nelle mani dei conservatori? Con l’appoggio dei socialisti, per giunta. Quella del PSB non sembra essere stata una decisione indolore, anzi la decisione ha portato lacerazioni nel partito, ma l’indicazione che Marina Silva da ai suoi elettori è quella di votare Aecio Neves del PSDB. Non è detto che questo automaticamente accadrà, ma segna in ogni caso un precedente storico. La spaccatura tra il Partito dei Lavoratori e i socialisti. Ma che si sia incrinato qualcosa tra Dilma e la sua gente si era già capito durante la Coppa del Mondo, a giugno. Argomento questo, sparito dalla campagna elettorale, quasi fosse un tabù. Molti oggi si dimenticano che il suo primo mandato non era cominciato senza intoppi, nel 2011. Ben sette ministri da lei nominati hanno dovuto dimettersi per evidenti casi di corruzione. Si era fatta la nomea di quella che fa pulizia nel partito. Neppure Lula che era di sicuro più “permissivo” aveva fatto cacciare così tanti dirigenti ed esponenti del partito come ha fatto lei in questi anni. Ma nonostante questo i casi di corruzione si sono moltiplicati e non sono pochi i casi registrati anche in questi ultimi mesi. Se ci mettiamo poi quanto è accaduto attorno alla Coppa del Mondo e quanto sta accadendo per i Giochi Olimpici dove speculatori di ogni genere continuano a darsi gran da fare, non c’è che da stupirsi se qualcosa nell’ingranaggio non funziona più. Pochi hanno potuto e disposto per troppi e questo ha sicuramente generato le prime crepe. Il sistema PT è complesso ed enorme come il Paese che governa, con la difficoltà delle relazioni e le pressioni che arrivano da fuori. Anche nel partito che fino a oggi è ancora quello di maggioranza c’è malcontento. Non da adesso, per dirla tutta. A parte i provvedimenti tanto discussi per ovviare all’urgente piaga della miseria risolti non sempre con dei successi il partito ha curato più i rapporti con i grandi colossi del Paese, privati o pubblici che siano invece che il dialogo con la gente. E’ questo che gli viene rimproverato, più di tutto. Il Pt ha guardato troppo in grande, alle grandi opere e ai grandi investimenti e si è dimenticata della base. Gli scandali che ogni giorno i media brasiliani spiattellano all’elettore raccontano di un sistema corrotto dai suoi più alti livelli. E questo alla lunga ha portato alla perdita di consenso soprattutto nella fascia più povera della società, che è anche la più numerosa. Ma non si può essere ingenui e non pensare che i grandi gruppi finanziari non siano interessati alla questione. Da Petrobras, protagonista dei più significativi di questi scandali, a Oderbrecht alla BNDES, per chi faranno il tifo dirigenti e manager che in questi anni si sono arricchiti oltremisura proprio grazie a un sistema super collaudato ma evidentemente pieno di falle? I media stanno dando una gran mano a Neves, il candidato conservatore. Molti, chi ha trent’anni ad esempio, ha vissuto solo con la sinistra al governo e sembra non si stia domandando come potrebbe essere il Brasile con una guida diversa.
Ma domenica non si vota solo per le presidenziali. A Rio de Janeiro ad esempio i due candidati a diventare governatori sono Luiz FernandoPezão (PMDB) vice dell’uscente Cabral e Marcelo Crivella, uomo delle tante “chiese” che spopolano in Brasile. Ultraconservatore,vescovo pentacostale, contrario a unioni gay, accusato negli anni di razzismo o peggio gode di buone possibilità, più o meno quanto Pezão, delfino di Cabral che in questi ultimi anni ha forzato talmente la mano sulla questione appalti e azioni di forza repressiva nelle favela e contro chi protestava per gli sprechi della Coppa del Mondo e non gode quindi di così tanta popolarità. Che la città degli eccessi finisca nelle mani di un vescovo?
Posizione dei movimenti sociali e del Movimento Senza Terra, per affrontare il secondo turno delle elezioni in Brasile (il secondo turno sarà il 26 ottobre 2014) - da Brasil de fato 9/10/2014
Un appoggio a Dilma non subordinato e la richiesta di una “Costituente subito”, che riformi il sistema politico
Bisogna sconfiggere la destra, non si può vacillare.
Il primo turno delle elezioni ha portato alla formazione di un Congresso Nazionale più conservatore. L’onda reazionaria ha rafforzato i gruppi legati agli evangelici fondamentalisti, personaggi contrari all’allargamento dei diritti e il cosiddetto “gruppo dei proiettili”, che difende l’intensificazione di misure repressive. Ma ha rafforzato soprattutto i gruppi padronali legati ai grandi potentati economici.
Voti nulli, schede bianche e astenuti sono cresciuti in modo significativo, mostrando l’insoddisfazione degli elettori.
La concomitanza tra un quadro recessivo in economia e il momento elettorale rende sempre più fragile la situazione e rafforza le opposizioni. In questo contesto, le forze neoliberiste percepiscono la possibilità di vittoria e giocheranno tutte le loro carte nei prossimi giorni. Il confronto tra Dilma Rousseff e Aécio Neves sarà una battaglia decisiva, durissima, che esigerà la più ampia mobilitazione di tutti i settori popolari e di sinistra nel nostro paese.
In questo momento, assistiamo allo sforzo di Aécio Neves per accaparrarsi l’elettorato di Marina Silva, specialmente i settori più reazionari, che avevano intravisto una possibilità di vittoria attraverso la candidata del PSB. Per questo Neves potrà contare sull’appoggio sicuro dei grandi media, che si preparano - anche loro - ad usare tutta l’artiglieria di denunce, nelle prossime settimane.
Più che nelle altre elezioni nelle quali la candidatura del PT si è scontrata con il PSDB, la vittoria di Dilma Rousseff dipenderà dalla mobilitazione militante. L’elezione verrà decisa dal lavoro volontario, casa per casa, nelle strade, come nei momenti migliori della storia del PT. E dipenderà, ancora di più, dal coraggio – da parte di Dilma - nell’approfondire un programma di cambiamento, chiarendo bene alla gioventù lavoratrice a ai militanti popolari il suo impegno e la concreta volontà di affrontare le sfide complesse dei cambiamenti sociali.
Il secondo turno favorirà il dibattito politico tra due diversi progetti. Il ritorno del neoliberismo, con le sue privatizzazioni, l’allineamento con gli USA e la riduzione degli investimenti sociali da un lato e la necessità che il fronte neosviluppista avanzi nell’affrontare i problemi strutturali che sono stati messi da parte in nome del mantenimento dell’unità con settori borghesi, dall’altro.
La proposta di una Piattaforma dei Movimenti Sociali, elaborata da 60 organizzazioni di tutto il paese è un’alternativa concreta, possibile e immediata di necessaria radicalizzazione, che deve essere accolta da Dilma per affrontare l’offensiva neoliberista in questo secondo turno.
Il momento storico non permette di vacillare. Bisogna sconfiggere il neoliberismo. Stare zitti in un momento così decisivo o nascondersi con il pretesto della coerenza con un discorso settario, vuol dire commettere un grave errore politico.
Permettere una sconfitta di fronte al progetto neoliberista sarebbe una tragedia, non solo per le forze popolari nel nostro paese, ma per tutti i governi progressisti nel nostro continente, rafforzando l’imperialismo con implicazioni geopolitiche mondiali.
Comunque, anche se vittoriosa, Dilma governerà con una correlazione di forze sfavorevole nel Congresso nazionale, con i settori medi, chiamati anche “classe medio-alta” estremamente rancorosi e con la sua fetta di elettorato priva di fiducia nel suo reale impegno di approfondire il cambiamento.
Questo scenario rafforza, ancora di più, la necessità di lottare per una Costituente Esclusiva e Sovrana del Sistema Politico. Senza affrontare l’attuale sistema politico saremmo condannati ad assistere alla chiusura di un vero e proprio cerchio politico reazionario
É fondamentale affrontare l’offensiva neoliberista e appoggiare la candidatura di Dilma, ma non in forma subordinata, ripetendo soltanto slogan e frasi della campagna. Innalziamo con forza la bandiera della “Costituente subito”, esigiamo che sia Esclusiva e Sovrana, lavoriamo alla Piattaforma dei Movimenti soicali, approfittiamo del momento elettorale per discutere di politica con il popolo; questo è il percorso di un appoggio politico che capisce che non basta vincere, bisogna essere coraggiosi ed esigere cambiamenti politici che, se non saranno realizzati, permetteranno che si chiuda il cerchio politico conservatore.
(traduzione Serena Romagnoli)
www.comitatomst.it
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