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Dopo della sua invasione nelle località Ralco e Pangue, (Altos di Bio Bio), la società de gruppo Enel, col progetto anche Hidroaysén nella Patagonia, ha minacciato di intervenire nei territori del fiume Puelo in zona confinante, quelli di Neltume in comunità Mapuche in Panguipulli e nuovamente, gli Altos del Bio Bio, dove pretende di piazzare nuove mega centrali idroelettriche, la cui maggior parte si trova in zone telluriche con gravi rischi di lesa umanità.
La multinazionale che possiede l’ 80 percento delle acque del Cile attentando alle sovranità dei paesi, ha un ampio prontuario dove la sua superbia non ha limiti, come precedente, non suolo intervenne gli Alti del Bio Bio in territorio Pewenche causando la disintegrazione di comunità e gravi impatti territoriali con le dighe di sbarramento del suo fiume, bensì inoltre, con tutto il sacrilegio e prepotenza, inondò un cimitero con 56 resti di persone identificate in Quepuca Ralco.
Precedenti
La mega diga si stabilì nella testata del fiume Bío-Bío, nella cordigliera delle Ande, in territorio di identità territoriale Pewenche, comunità integrata nella cultura Mapuche che ha abitato queste terre negli ultimi centinaia di anni. Questa diga darà luogo ad un bacino artificiale di1.222 Hmc e colpisce circa 3.460 ha. delle valli del Bío-Bío, Lomín, Villucura e Lolco, la maggioranza di boschi nativi di alta biodiversità. La turbina ha una potenza di 570 Mw con una produzione annuale media di 3.380 Gw, l’investimento supera i 485 milioni di dollari. Questa è la seconda delle dighe di sbarramento nel bacino del Bio Bio, (la prima fu Pangue) che distruggono alcuni degli ecosistemi più preziosi del pianeta, come si indica nella Relazione della Federazione Internazionale delle Leghe dei Diritti Umani, che qualifica questi progetti come"Ecodisastri". Il bacino artificiale inondò due Comunità pehuenches: Quepuca-Ralco e Ralco-Lepoy che comprendevano 92 famiglie e più di 500 persone.
Le irregolarità amministrative e le implicazioni di chiara corruzione da parte dei responsabili di ENDESA e l’amministrazione cilena furono all’ordine del giorno nel processo di approvazione di questo progetto.
Lo Studio di Impatto Ambientale (EIA) fu respinto inizialmente all’unanimità dalla CONAMA. Ma come dichiarato da quella che era allora la Direttrice Esecutiva della Commissione Nazionale dell’EcoSistema, (CONAMA), Sig.ra. Viviana Blanlot, "nonostante le relazioni tecniche contrarie e dovuto ad un’imposizione della Segreteria Generale della Presidenza, la Direzione Esecutiva della CONAMA permette ad ENDESA di presentare un Addendum al suo EIA." La Segreteria Generale della Presidenza è il Ministero dal quale dipende la CONAMA. Nei carteggi giudiziali che seguirono per questo caso emergono dichiarazioni di alte cariche di questo ministero dove si raccontano le pressioni politiche per l’approvazione del progetto. Alla fine, la CONAMA approva l’EIA nel 1997, subordinato ad una serie di misure ambientali ed al rispetto della legislazione indigena, fatti che non si realizzarono.
Fu anche respinto dalla CONADI (Corporazione Nazionale di Sviluppo Indigeno), l’organismo incaricato di proteggere il rispetto degli obiettivi della Legge Nº19.253 di Protezione dei Popoli Indigeni, per devastazione dei territori indigeni e mancato rispetto di questa Legge. Nella relazione di CONADI si accertò che la realizzazione del progetto porterebbe all’inevitabile distruzione della cultura pehuenche e all’estinzione come popolo entro una decade, impatto che considerava inaccettabile e non potrebbe "altro che catalogarsi come etnocidio". Bisogna precisare che parte dei territori inondati da questo bacino artificiale, 683 ha, hanno la qualità giuridica di "terre indigene" protette dalla Legge Protezione dei Paesi Indigeni. Difronte al rifiuto della CONADI, furono destituiti due Direttori Nazionali, Mauricio Huenchulaf Cayuqueo e Domingo Numuncura, nominati dal Presidente della Repubblica per dirigere questo organismo, che furono sostituiti da un funzionario della Segreteria Generale della Presidenza. Inoltre furono rimossi dai loro incarichi due rappresentanti del governo nella CONADI che avrebbero mostrato pubblicamente il loro rifiuto al progetto Ralco. La CONADI finì per approvare il progetto con l’assenza dei consiglieri indigeni e con l’operazione politica di Rodrigo González.
Nelle relazioni della CONADI e della Federazione Internazionale delle Leghe dei Diritti Umani si raccontano le tecniche seguite da ENDESA e dalle amministrazioni cilene per "persuadere" le due comunità pehuenches a lasciare le loro terre ed accettare le permute proposte da ENDESA. Secondo la Legge Nº19.253 le terre indigene “non otranno essere alienate, sequestrate, gravate né acquisite per prescrizione, salvo tra comunità o persone indigene di una stessa etnia". La legge permette di permutare terre indigene per altre di uguale valore col consenso delle Comunità e il benestare della CONAMA. Il metodo corretto sarebbe che si negoziasse con la totalità delle Comunità colpite da queste permute che avrebbero valore solo se accettate liberamente da queste Comunità. Ma ENDESA utilizzò la tattica di negoziare famiglia per famiglia, rompendo l’unità delle Comunità. L’amministrazione non impedì dall’avere luogo una negoziazione irregolare: tecnici ed avvocati di ENDESA di fronte a famiglie pehuenches, molte di esse analfabete.
Come risulta nella Relazione della CONADI presentata alcuni anni fa nel processo di studi degli impatti: "La costruzione della diga Ralco significa la rottura del fragile ecosistema che sostenta l’ancestrale esistenza del popolo pehuenche che vive del transito stagionale dell’inverno e dell’estate; significa un dislocamento che provocherà un cambiamento nel suo sistema di vita, la sua economia di sussistenza, abitudini tradizionali e cosmovisioni. Inoltre, il dislocamento, trasloco o sradicamento, non permette alcuna possibilità di continuità identitaria e culturale, perché l’associazione terra-uomo è il nesso che permette l’esistenza del Popolo Pehuenche... In definitiva, qualunque misura di compensazione economica è insufficiente davanti alla perdita della cultura aborigena; i danni non sono mitigabili quando è in gioco parte del patrimonio dell’umanità". Questa ricollocazione implicò "un drammatico cambiamento nei loro metodi di produzione, cosa che rende ancora meno probabile la loro sussistenza"..."La nuova dislocazione implica necessariamente la "Acculturazione" delle comunità", indicava.
Diverse manifestazioni contro la diga di sbarramento furono violentemente soffocate, una di esse, nel mese di marzo di 2002, circa 200 mapuche che manifestavano in Ralco fu brutalmente soppressa dai carabinieri, sotto la complicità e promozione del Governo e della propria impresa ENDESA, a quello si somma l’episodio più crudele che è stato la distruzione deliberata di cimiteri e luoghi sacri dei pehuenche.
Nella cornice della violenza statale per reprimere la protesta sociale e l’offensiva di criminalizzazione dello stato cileno e la transnazionale Endesa, il 4 giugno di 2004 si dettò sentenza in appello contro il dirigente Víctor Ancalaf che modificò la sentenza di prima istanza nel senso che non si ritenne provata la partecipazione di Ancalaf, rispetto ai fatti successi il 2002, contro una macchina associata all’impresa, condannandolo alla pena di 5 anni ed un giorno ed altre accessorie, come autore di delitto terroristico.
Il progetto di ENDESA Centrale RALCO si localizza in Cile, nella zona centro sud a circa 120 km della città di Los Ángeles e a 30 km via acqua da un’altra gran centrale idroelettrica, la centrale PANGUE.
L’opera principale della centrale si basa su una parete di cemento curvato di 155 metri di altezza con una larghezza di 370 metri che serviranno per modificare il corso del fiume Bío-Bío in una zona di gran restringimento del suo corso verso l’oceano pacifico, dove costituisce un apporto essenziale all’ecologia marina del golfo di Arauco, una delle zone significative di pesca artigianale della regione che porta lo stesso nome del fiume: Bío-Bío.
La diga provoca un sfasamento temporaneo della portata, approfittando della sua capacità di regolazione stimata in 797 milioni di metri cubo al mese. Questo si ripercuote principalmente sulla portata del periodo invernale e soprattutto nella fase di disgelo, con la conseguente ripercussione nelle forme di vita acquatica sopra e sotto l’acqua. Nello stesso modo, ha causato già una serie di inondazioni a villaggi rurali.
Dal punto di vista idrologico il fiume Bío-Bío è la risorsa idrica più importante del paese, ha una longitudine di 380 chilometri e nasce a1.500 m.s.l.m, il suo esteso bacino idrografico si suddivide in cinque sub bacini dei quali quella dell’Alto Bío-Bío che è dove si localizza la centrale di ENDESA, rappresenta il 30 percento del totale. La sua portata varia tra 45 mc/sec in estate ed i 844 mc/sec in inverno e nel periodo di disgelo. La falda è significativo e sta a scarsa profondità, perché la zona di attuazione è la zona di maggiore restringimento della valle fluviale, stimandosi la profondità della freatica a 9 metri.
Il maggiore impatto del progetto Ralco lo costituisce, secondo il proprio studio di impatto ambientale promosso da ENDESA, la ricollocazione della popolazione pewenche. L’impresa cataloga questo impatto, letteralmente come impatto negativo, di alto valore, certo, di effetto diretto, permanente ed irreversibile, ma compensabile". La compensazione è monetaria e si realizza senza trattare il problema in modo collettivo, bensì caso per caso, in forma individuale. La relazione promossa da ENDESA riconosce che il progetto Ralco, situandosi all’interno di terre pewenche avrà un effetto "acceleratore" verso un cambiamento della cultura tradizionale, verso il biculturalismo. Letteralmente leggiamo che "il contatto socioculturale e strettofra due culture diverse, una prevalentemente urbana e popolare e l’altra rurale ed indigena, significherà un trapasso di valori urbani alla popolazione locale, quello che si avrebbe a un ritmo di cambiamento più rapido di quello che avverrebbe spontaneamente", e come se fosse poco segue e finisce: " l’assimilazione di valori della cultura nazionale, cilena, guiderebbe ad un’accelerazione della perdita o trasformazione della sua cultura tradizionale e probabilmente della lingua. Questo impatto è cumulativo rispetto al progetto "Pangue". E chiaramente mira questo EIA promosso dall’impresa ENDESA España (proprietà Enel) che: si stima che il progetto Ralco, congiuntamente con la presenza del progetto Pangue, starebbe contribuendo ad aumentare la divisione interna delle comunità mapuche".
Sebbene, a causa della denuncia che si fece contro lo Stato del Cile per la Centrale Idroelettrico Ralco della transnazionale ENDESA-ENEL davanti al sistema interamericano di giustizia, dove si arrivò a convenire tra le querelante e lo Stato del Cile un Accordo Definitivo di Soluzione Amichevole tra le parti, gli effetti ed implicazioni sono irreversibili. Uno degli ultimi fatti di enorme gravità, fu quello successo in maggio del 2004 nel quale, le famiglie pewenche subirono l’inondazione del loro cimitero ancestrale in Quepuca Ralco.
Il cimitero conserva i resti di 56 persone, identificati con nomi e cognomi dai loro parenti. Queste persone furono seppellite a metà del secolo scorso, nel rispetto a documenti e risoluzioni della CONADI, Monumenti Nazionali e le famiglie pewenche.
Organismi come la Corporazione Nazionale dell’Ecosistema (Conama), il Consiglio di Monumenti Nazionali e la Conadi, hanno responsabilità condivisa secondo un accordo che era stabilito previamente. Queste istituzioni conoscevano in anticipo le proposte che aveva fatto Endesa, per cercare una soluzione adeguata al problema del cimitero. Eppure Endesa comunque risolse con il riempimento con acqua del luogo dove si trovava il cimitero pewenche.-
In 2008, si presentò una richiesta di indennizzo milionaria interposta contro lo Stato e l’impresa Endesa Chile per le famiglie costiere al fiume Bío-Bío che furono colpite dalle violente inondazioni del Luglio del 2006. L’azione legale cerca di compensare il danno causato nelle comunità rurali di Los Ángeles che soffrirono gravi perdite materiali per l’innalzamento del corso fluviale, che si attribuì all’operazione inadeguata delle centrali idroelettrico Ralco e Pangue che si ubicano nella zona della cordigliera.
Questa azione legale fu presentata da 270 famiglie dei settori di La Fortuna, Il Chequén, Mesamávida, Unione Bío-Bío e La Montaña che esigono un’indennità che supera i 60 milioni di dollari e che si trova in fase probatorie. Hualqui è stato un’altra zona devastata in questo senso.
per approfondimenti
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