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Joao pedro Stedile - E’ necessario un nuovo modello agricolo per il paese

Folha de Sao Paulo

Ya Basta Reggio Emilia

In questo articolo si parla di:

  • 202/679 Brasile

E’ fondamentale discutere di questo: di quale modello agricolo abbiamo
bisogno per finirla con la povertà, distribuire il reddito e garantire lo
sviluppo?

I problemi dello sviluppo dell’ambiente rurale e della costruzione di una
società meno diseguale, che risolva i problemi della povertà,
dell’educazione e del diritto alla terra, passano attualmente per due
iniziative complementari.
Il governo deve affrontare urgentemente i problemi più acuti della povertà
nelle campagne.

Il governo Lula è in debito con la riforma agraria. Ci sono
circa 90.000 famiglie accampate sul bordo delle strade, che hanno sopportato
ogni tipo di problemi per anni e anni. Nel 2005, il governo ha promesso di
realizzare la riforma agraria e aggiornare gli indici di produttività per
l’esproprio (indici che risalgono al 1975).
Fino ad oggi non è cambiato nulla: in sette anni, solo 40.000 case sono
state costruite negli insediamenti con il credito pubblico. La cosa peggiore
è che, a causa della crisi, hanno dimezzato le risorse di bilancio di
quest’anno per la riforma agraria.
In secondo luogo, il MST ha cercato di discutere con la società e con il
governo sulla necessità di costruire un nuovo modello di produzione in
agricoltura.

A partire dagli anni 90, con l’egemonia del capitale finanziario e delle
imprese transnazionali, è stato impiantato un modello di produzione del
cosiddetto agrobusiness, totalmente dipendente da questi interessi.
Il modo di produrre dell’agrobusiness è basato sui latifondi dedicati alla
monocultura della canna, del caffè, della soja, delle arance, del cotone o
all’allevamento estensivo.
I latifondisti, proprietari di aree con più di mille ettari, si sono alleati
a imprese transnazionali, che forniscono semi transgenici, fertilizzanti
chimici, veleni agricoli e macchine.
In questo modo, conglomerati stranieri finiscono per controllare il mercato
con la garanzia dell’acquisto delle commodities, imponendo i prezzi. La
maggior parte della produzione è destinata al mercato estero e, visto che si
spartiscono il profitto, i latifondisti cercano di aumentare la scala,
concentrando sempre più terra e produzione. Questo è molto dannoso per gli
interessi dell’economia nazionale e del popolo brasiliano.
Questo modello si basa su un elevato uso di agro tossici, invece di
utilizzazione di manodopera e di pratiche agroecologiche. E infatti il
Brasile è diventato il maggior consumatore mondiale di veleni agricoli che
danneggiano il suolo e contaminano le acque e gli alimenti che vanno nello
stomaco. La classe medio-alta è saggia e cerca di consumare prodotti
biologici, ma il popolo non ha alternative. Questo modello oltre alla
intossicazione dei consumatori causa squilibri nell’ambiente, con la
monocultura che distrugge la biodiversità.

L’agrobusiness è totalmente dipendente dal capitale finanziario. Il governo
dovrà rendere disponibili 97 miliardi di reais di credito per produrre 120
miliardi, il valore del PIB dell’agrobusiness, che non riesce da solo a
comprare gli elementi necessari e produrre. Ossia il risparmio nazionale è
usato per rendere possibile la produzione e il profitto dei latifondisti e
delle imprese transnazionali. Questo modello non è sostenibile dal punto di
vista economico perché nessun paese si è sviluppato esportando materie
prime. Gli USA, sempre presi a modello esportano soltanto il 12% della loro
produzione agricola.
Il nostro paese utilizza 200 milioni di ettari per allevare 240 milioni di
capi bovini, in forma estensiva; e questi sono poi principalmente destinati
all’esportazione, senza nessun valore aggregato.
Oltre a causare il problema dell¹effetto serra, queste esportazioni rendono
all’incirca 5 miliardi di dollari all’anno.. I 7000 operai della Embraer,
che producono aerei e pezzi di ricambio esportano praticamente lo stesso
valore ogni anno.
Purtroppo il governo Lula si è accordato con le forze dell’agrobusiness con
l’illusione che avrebbero sostenuto lo sviluppo delle campagne. Invece
avrebbe dovuto dare la priorità alla riforma agraria e alla piccola
agricoltura, lasciando l¹’grobusiness alle forze del mercato che tanto
sostengono.

Noi movimenti del campo, Via Campesina, Contag, le pastorali sociali che
compongono il Forum nazionale per la riforma agraria sosteniamo che lo
stato e il governo debbono mettere al primo posto una nuova politica
agricola che si basi sulla democratizzazione della terra, che è sempre più
concentrata e cara.
In secondo luogo la priorità deve essere la produzione di alimenti sani per
il mercato interno.
In terzo luogo, l’inserimento di piccole e medie agroindustrie sotto il
controllo di cooperative di lavoratori. Ed è in questo tipo di attività che
dovremmo applicare le risorse pubbliche della BNDES
In quarto luogo, lo stato deve stimolare l¹agroecologia che rispetta
l¹ambiente e preserva i beni della natura.
In quinto luogo è urgente un programma di universalizzazione
dell’educazione, a tutti i livelli, per la gente delle campagne.

E’ questo che la società deve dibattere approfonditamente: di quale modello
agricolo abbiamo bisogno nel nostro paese per eliminare la povertà,
distribuire il reddito e garantire lo sviluppo?

- Vai allo Speciale "10-21 agosto’09 - Giornate di lotta per la Riforma Agraria"

10

Agosto

2009

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